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Visualizzazione dei post da luglio, 2024

L'ultima cena che non era l'ultima cena

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Per chi se la fosse persa, la cerimonia di apertura delle Olimpiadi del 2024 ha lasciato il suo abbondante strascico di polemiche. Alcune, nel merito della valorizzazione degli atleti, rispettabilissime; altre, riguardo la presunta blasfemia della rappresentazione, discutibili. Al centro della discussione una presunta parodia dell'Ultima cena d Leonardo Da Vinci e, di conseguenza, di una certa tradizione cristiana.  In foto la scena incriminata, messa a paragone di alcuni dipinti celebri 1. Philippe Katerine seminudo e dipinto di blu in versione Dioniso 2. Hans Rottenhammer's Götterfest, Hochzeit von Bacchus und Ariadne 3. Jan Hermansz. van Bijlert's Feast of the Gods* from the 1640 4. Leonardo da Vinci l'ultima cena (Fonte: Fabio Milito Pagliara su Threads ) Si guardi in particolare  “Il banchetto degli dei” (1635-1640 circa), di Jan Harmensz van Bijlert.  Dioniso è rappresentato disteso in primo piano, mentre spreme un grappolo d'uva sopra ...

Un buon posto in cui fermarsi, Matteo Bussola

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Un buon posto in cui fermarsi, di Matteo Bussola, è un libro deludente perché tradisce le premesse da cui nasce. Il romanzo si pone come la raccolta di più voci, diversi volti della mascolinità, da forme piu pure e dolci alle forme più virili, passando attraverso quelle che alla sensibilità moderna appaiono come forme tossiche dell'essere maschi. I diversi racconti, che attraverso singoli dettagli si intrecciano tra di loro, dovrebbero quindi dare spazio a moltitudini di esperienze umane. Il problema del romanzo è che, volendo trattare una questione sociale e culturale da un punto di vista morale, pur adottando una visione assolutamente condivisibile, finisce per essere didascalico. Le diverse visioni del mondo non compaiono, quasi mai le vediamo agite e coerenti alle azioni dei personaggi; semmai sono i narratori, sempre interni, a dichiararle, ma dato che la narrazione è sempre in prima persona non possiamo non finire per pensare che, di fatto, il punto di vista che a...

Scheletri, Zerocalcalre

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"Scheletri" di Zerocalcare è un romanzo a fumetti in cui l'autore, attravereso una storia che si allunga per decceni, ci rcconta una parte della sua formazione. La vicenda si sviluppa nel quartiere alla base dei raconti di Zerocalcare, Rebibbia, e si concentra sui rapporti amicali dell'autore, le sue conoscenze, le sue paranoie, e la loro evoluzione nel tempo. L'autore racconta lo svilupparsi dei demoni che lui, come ognuno dei suoi lettori, porta dentro di sé e con i quali deve convivere, cercando di sconfiggerli. Il protagonista, l'alter ego dell'autore vent'anni prima, trascorre la sua giornata alla metro B di Roma,  per nascondere alla famiglia la decisione di non frequentare l'università. Qui incontra un ragazzo più giovane di lui, "Arloc", che nel graffitismo sfoga il bisogno di fuggire da tutto e tutti. Zerocalcare ci appare qui, ancora più del solito, vittima della "sindrome dell'impostore" che lo caratterizza, anche...

Pao Pao, Pier Vittorio Tondelli

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Pao Pao di Pier Vittorio Tondelli è un romanzo autobiografico che analizza l'esperienza della naja della generazione degli anni '80 in Italia. L'autore racconta l'anno di servizio di leva in una chiave  farsesca e amara, chiave attraverso la quale svanisce la vicenda marziale, lasciando spazio ad una narrazione che ricorda, per il tono, Comma 22 di Heller, grazie alle storie di giovani di tutta Italia che si intrecciano a quella del protagonista, tutti alla ricerca di se stessi nell'arco di tempo di un anno altrimenti sprecato.  Il romanzo è caratterizzato da uno stile di scrittura sperimentale, attraverso la sintassi articolata e ricca, con periodi lunghi dettati dalla coordinazione, ma arricchiti dal pastiche di un linguaggio che alterna i diversi gerghi giovanili degli anni '80, quello cameratesco e marziale, e per contralto  quello della comunità omosessuale a cui Tondelli apparteneva; in mezzo a questi gerghi, le parlate regionali italiane e il ...

Io a quindici anni

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È la prima volta che parlo o scrivo di questa cosa, ma chissà perché, oggi sento di doverne parlare. Io a quindici anni mi tagliavo i polsi. Oggi si direbbe che ero un autolesionista, io all'epoca avrei detto che volevo ammazzarmi ma non ne avevo il coraggio, e così mi tagliavo ma non portavo a conclusione la faccenda. Questa storia è durata qualche mese, ero in quinta ginnasio (se i ricordi non ingannano, o forse quarta ginnasio). Io non lo so oggi perché all'epoca facessi questa cosa: oggi sono una persona diversa dall'adolescente che ero, e domani sarò diverso dall'uomo di oggi; ma ricordo che stavo male, che mi sentivo solo, che mi sembrava di essere diverso da tutti, e che non sapevo come relazionarmi con gli altri. Con l'altro sesso, poi, non ne parliamo, tanto che a volte mi sarei augurato di essere omosessuale, peccato non lo fossi. Una roba sessista e stupida, ma così era a quei tempi. Nella mia classe del liceo ci stavo male: non è che i miei c...

La parola ai giurati, William Friedkin

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La parola ai giurati , diretto da William Friedkin, è un remake dell'omonimo film del 1957 diretto da Sidney Lumet. Il film riprende praticamente alla lettera l'opera originale del 1957, la quale, a sua volta, era il riadattamento di una pièce teatrale del 1954 scritta da Reginald Rose. Si tratta quindi di un dramma giudiziario che si svolge di fatto in una sola stanza, la stanza in cui una giuria, composta da 12 uomini (da cui il titolo originale dell'opera, 12 angry men ) deve stabilire la sentenza su di un presunto caso di omicidio. Se alla prima votazione (11 giurati per la colpevolezza, uno per l'innocenza) appare quasi certa la sorte dell'imputato, un ragazzo latinoamericano accusato di aver ucciso il padre accoltellandolo dopo una lite, a poco a poco le certezze granitiche vengono messe in discussione.  Gradualmente il giurato innocentista riesce a seminare dubbio tra i colleghi. All'analisi delle prove si evidenzia quindi come il valore e la credibilità ...

Quando muori resta a me, Zerocalcare

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  Quando muori resta a me è l'ultimo romanzo a fumetti di Zerocalcare.  Nel romanzo, il protagonista, Zero, condivide un viaggio in auto con il padre, raffigurato sotto la forma della papera Ping Ping, verso il paese natale della famiglia paterna sulle Dolomiti venete. Attraverso flashback dell'infanzia del protagonista, che si intreccia con la maturità del padre, e viaggi indietro nel tempo fino alla Grande guerra e allo spostamento della famiglia dal Veneto a Roma, l'autore compie un tragitto di analisi del rapporto tra maschi, e in particolare tra padri e figli. I legami forti e traditi instauratisi durante la Grande guerra si intrecciano così con l'incomunicabilità tra padri e figli, connaturata ad una cultura radicalmente maschilista e incapace di affrontare il fallimento del maschio nella costruzione della propria famiglia, il divorzio e l'allontanamento dal figlio. Così Zero è costretto a fare i conti con i propri e gli altrui sensi di colpa, un mostro che pr...

Almeno la modestia per non guardare dall'alto in basso questi ragazzi

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Eccoli lì, quelli della mia generazione, i savi, gli adulti, che guardano ai maturandi di quest'anno, e niente, signora mia, che scene, che vergogna. Oggi abbiamo il professor Caccamo, quello che fa il comico, ma di una comicità per cui ridono soltanto gli insegnanti boomer, che aizza la polemica Caccamo, uno dei tanti insegnanti influencer, ci insegna quanto sia uno scandalo il comportamento dei giovani, quanto fosse meglio prima, quanto "ai miei tempi...". Che noia questo atteggiamento, soprattutto tra i docenti che pretendono di essere adulti, all'occorrenza, e all'occorrenza giovani, sono influencer, loro, sono su Tik Tok, loro, perché solo la loro generazione ha saputo essere perfettamente, compiutamente, giustamente giovane: quelle precedenti no, perché no, quelle successive neanche, perché neanche... Invece a me pare di vedere generazioni che criticano quella successiva perché si prende quello che loro non hanno voluto o saputo prendersi: la celebrazione di...