Biografia
"Nessun tipo di ferro può spaccare la terra con una forza pari a quella esercitata da un punto a capo messo al posto giusto". Isaak Ėmmanuilovič Babel'
Una biografia in terza persona, tanto per darsi un tono
Professore di lettere ontologicamente precario, pseudo blogger e scrittore provetto d’arte inespressa, caratterizzato dal chiaro cliché d’una certa irrequieta supponenza e da una sordida sovrabbondanza nello spasmodico abuso dell’aggettivazione, notoriamente afflitto ed inappagabilmente vittima della ricerca della espressione avverbialmente più corretta.
In poche parole, questa la descrizione di Sebastiano Valentino Cuffari, nato nell'anno di grazia 1982 d.C., dopo breve gestazione, dai coniugi Cuffari, già artefici delle fattezze e delle facezie di Salvatore Cuffari: insomma, i genitori di due bamboccioni nerd.
Sebastiano Valentino Cuffari cresce nella ridente Misterbianco, in provincia di Catania, dove frequenta le scuole elementari e medie, fra una ventata di freschezza culturale e una ventata di olezzo dalla discarica abusiva dietro l'angolo. Le superiori le ammorba in quel di Paternò, dove lo slang locale lo contagia e lo forma nell'uso creativo della lingua.
Si barrica all'Università di lettere di Catania, indirizzo classico: qui le manie da archeologo lo convincono che andare a zappare e a picconare nelle calde estati cipriote sia una scelta logica e proficua dal punto di vista lavorativo: la prima di una serie di brillanti idee che lo porteranno ad un precariato sempiterno.
Laureatosi con la lode e una tesi in archeologia greca (...), frequenta la Scuola di Specializzazione per l'Insegnamento a Parma, scegliendo quella città per gli ovvi motivi culturali, affascinato anche dai prosciutti e dai culatelli locali; la vera motivazione sta però nella speranza di incontrare la Canalis in giro per la città e chiederle conto e ragione della sua storia con Bobo Vieri.
Venuto a conflitto con praticamente ogni docente che conti alla scuola di specializzazione, ma nutrendo profonda stima per la sua Mentore, la professoressa M., si abilita per grazia divina e comincia a vagare ramingo fra le sponde della penisola, mendicando cattedre e spezzoni orari. Viene avvistato fra le nevi della Valtellina in quel di Sondrio, lì dove, ancora inesperto, riesce suo malgrado a formare due classi che resistono alla sua evidente mania di giovanilismo. In seguito fugge sotto la Mole Antonelliana per due brevi toccate e fughe presso le socio-psico-pedagoghe torinesi.
Tornato alle native sponde terronee, insegna presso un istituto paritario e una scuola di formazione per estetiste: in pratica la mattina cerca disperatamente alunni inesistenti, il pomeriggio fugge da delle discenti che vorrebbero usarlo come cavia per imparare a depilare.
Non contento, si dedica alle vendite telefoniche per apprendere un vasto campionario di offese che si augura di poter sfruttare in seguito.
L'ormai trentenne Sebastiano Valentino Cuffari torna al nord, a Cremona, dove viene accolto come un eroe locale (senza poi alcun motivo valido) e viene investito degli allori poetici con un fragoroso successo per la sua opera, Come una storia, presentata con ricco banchetto nei pressi di Casalbuttano.
Successivamente il prof. Cuffari, fulgente di luce propria, insegna al Liceo artistico Munari di Crema, luogo in cui, con alterne vicende, sopravvive alla gita scolastica a Roma insieme ai suoi alunni killer e alle altre amenità di un anno scolastico fra gli artisti.
Imperterrito l'insegnante si butta in una nuova esperienza presso l'I. I. S. Pacioli di Crema, ben felice di poter armeggiare con i suoi nuovi giocattoli, noti ai più come LIM e Aula 3.0. Lo accolgono orde di sportivi che, tutto sommato, se ne sbattono gaiamente delle sue materie ma, almeno per il momento, non attentano alla sua vita.
Nell'anno 2014 accade l'inspiegabile: Sebastiano Valentino Cuffari convola a giuste nozze con una conterronea che, ubriaca o strafatta, si convince che questo nerd debosciato possa essere l'uomo della sua vita. Si trasferisce così a Verona, lui uomo di sinistra in una delle città più di destra d'Italia. L'ennesima scelta geniale.
Il prof. Sebastiano Valentino Cuffari finisce così a lavorare presso l'Istituto Alberghiero Angelo Berti e, tra cuochi e pasticceri, la sua conformazione fisica finisce sempre più per assomigliare a quella del Kirby di nintendiana memoria.
Il prof. Cuffari inizia a scrivere il suo secondo romanzo, ancora e per sempre senza nome e, dal 2015, collabora aggratis con Metronews nella neonata redazione scuola grazie all'interessamento del celeberrimo regista e prof. Tony Saccucci. Dato che gli piacciono le sfide impossibili, Cuffari si trova tra i fondatori dell'associazione Gessetti Rotti, da cui uscirà però l'anno successivo. L'estate passa alle prese con il ricco banchetto della maturità all'alberghiero, un'esperienza che l'insegnante consiglia ad ogni suo collega che non abbia problemi con il colesterolo.
Dal settembre 2015 Cuffari lavora presso l'ITIS Marconi, questa volta con classi di esperti di elettronica, ben lieto di poter tornare a giocare con i suoi trastulli preferiti, LIM, tablet, computer (in vano cercando di convincere gli informatici locali che Linux è meglio di Winzoz). Il secondo libro è ancora lì, nella sua mente.
A marzo il buon nerd diventa padre di uno splendido cucciolo d'uomo di nome Francesco Riccardo, un panzerotto che dispensa sorrisi e sbofonchi in giro per la casa. Contestualmente le ore di sonno si riducono ulteriormente, fino alla soglia fatidica di tre ore a notte. Ciò non'ostante il neopapà supera l'anno di prova grazie all'infinita pazienza della mogliera, capace di sopportare con stoica indifferenza le scenate da nevrotico di un professore all'avvicinarsi dell'esaurimento nervoso.
L'anno si conclude: alcuni alunni saranno ben lieti di non rivedere questo prof estremamente sinistroso, un po' gender e no global quanto basta; a qualche altro alunno forse invece mancherà, chi lo sa. Intanto il nostro si ritrova nuovamente commissario agli esami di maturità, avendo a che fare con le solite sceneggiate surreali dell'unico rito di passaggio ancora rimasto nella nostra società.
Il secondo libro, insomma, manco a parlarne.
Sebastiano Cuffari si trova docente di ruolo e per di più in una scuola in cui ha già insegnato, l'IPSEOA Berti di Verona. Con la speranza di poter perseguire una vera continuità didattica, il nostro accetta di buon grado l'incarico, incurante del fatto che si troverà ad insegnare anche nella Formazione Professionale. Tuttavia arrivato a dicembre, con la sua classe che viaggia spedita verso il record mondiale di note disciplinari e di giorni di sospensione per ogni alunno, qualche dubbio sulla propria scelta gli viene. Nel frattempo assurge al ruolo di "sceriffo dei cessi" per la sua costante vigilanza dei gabinetti dell'istituto, alla ricerca di fumatori, spacciatori, truffatori, tuffatori, pellegrini, beati, martiri e terroristi. Insomma, anni e anni di studio buttati, letteralmente, nel water.
L'estate trascorre veloce e dolorante perché il nostro, nel bel mezzo degli esami di stato, si infortuna, procurandosi una mezza ernia con il semplice maneggiare un ombrellone da giardino. la cosa lo induce a meditare sulla rapidità del tempo che fugge, sull'imprescindibile incomunicabilità dell'eloquio marxiano dell'emerito dott. commend. professorissimo Fusaro, e soprattutto sulle proprie flaccide condizioni fisiche, senza che questi ragionamenti portino al benché minimo risultato o ad una qualche risoluta decisione.
Mentre il cucciolo di casa Cuffari cresce, da settembre il nostro padre nerd prosegue nella sua esperienza lavorativa presso l'Alberghiero Angelo Berti di Verona, assaporando per la prima volta la continuità didattica: di fatto questa si traduce nella possibilità di far raddoppiare l'odio provato dagli alunni che già avevano avuto la sventura di sorbirselo nell'annata precedente.
L'annata trascorre quasi tranquilla, se non fossero i casi di cronaca nera e rosa che comunemente rendono varie le giornate di un istituto professionale italiano. Tra alunni che si corteggiano e seducono, o che più semplicemente fumano accopp(i)andosi in bagno, discenti che cantano in lingue amene e sgrammaticate tanto quanto quelle praticate da alcuni colleghi, crisi d'ansia, isterie collettive, collegi docenti modello conclave e altre amenità, si arriva nuovamente alla fine dell'anno scolastico, sperando di sopravvivere agli imminenti esami di qualifica professionale della classe 3FP e ai temuti esami di stato da commissario esterno.
Agli esami della sua classe terza professionale inizia a rivalutare la sua esperienza all'Alberghiero: il cagotto, che lo attendeva dietro l'angolo, lo coglie di sorpresa. Ugualmente il nostro porta a termine il suo compito, impersonando il ruolo del poliziotto buono in una commissione di poliziotti cattivi.
Commissario esterno agli esami di stato, inizia a tirare porconi dopo poche ore, più o meno il tempo di scoprire che i propri alunni non sono i peggiori della provincia. Tuttavia, arrivato alla metà del mese di luglio, anche per quest'anno il prof. Cuffari può pensare di riprendersi dalle follie della scuola.
L'anno scolastico successivo scorre abbastanza tranquillamente tra le gare di debate e la scelta di consegnarsi al destino crudele accompagnando la quinta superiore in gita in Grecia. Fra gente che limona e litiga da un lato, gente che tenta di imboscarsi e ubriacarsi dall'altro, il buon Cuffari raggiunge quasi indenne la conclusione di questa esperienza (non così i suoi colleghi accompagnatori, scampati per pura casualità alla "morte subitanea" per infarto a causa delle telefonate, provenienti dalla ciurma dei traghetti). Ad ogni modo buona parte dell'impegno lavorativo si concentra nel tentare di fare apparire non dico preparati, ma almeno pronti al martirio gli alunni della suddetta classe, mentre nel frattempo con il passare dei mesi si aggiungevano tasselli (discordanti) sul nuovo esame di stato. A conclusione dell'anno si poteva quindi giungere a conclusione che nessuno aveva capito un ca$$o, né del programma né dell'esame.
Intanto il piccolo di casa Cuffari scopriva i piaceri dei trenini elettrici e dei videogiochi (o meglio dei joypad, nel tentativo costante di distruggerli) e i dispiaceri dell'asilo, senza disdegnare il tentativo di usare il trapano elettrico sulla pancia del papà. A degna conclusione dell'anno giungeva il Tranquillo Venerdì Di Paura, che già solo per come viene qui definito, da questo momento in poi sarà Il Giorno Innominabile: lo scoppio contemporaneo, apparentemente non correlato e totalmente inaspettato di crisi di pianto dei propri alunni con problematiche più o meno legate all'esistenza dell'uomo, la pace nel mondo, i massimi sistemi e Detective Pikachu.
L'esame di stato giunge tra la correzione da esterno delle prove di ottici e odontotecnici e le continue chiamate per sapere come stanno andando i suoi alunni: male, ma non malissimo, bene, ma non benissimo (complice la Fiera del fitness di Bologna).
Con il nuovo anno scolastico si cambia tutto: nuova città, Brescia, nuova scuola, nuove e mirabolanti avventure.
L'anno scolastico inizierebbe pure bene, tra ottici e futuri arredatori, ma diciamolo, la legge di Murphy è sempre dietro l'angolo, e così l'apparentemente sensata scelta di avvicinarsi un po' ai familiari si traduce, come ovvio, nella catastrofe: quante erano le probabilità che la città in cui il nostro si sarebbe trasferito potesse diventare uno degli epicentri mondiali di una pandemia modello piaga biblica? Eppure...
L'evoluzione della pandemia coinvolge il nostro per tutto il prosieguo dell'anno e di quello successivo. Nel frattempo, per non farsi mancare niente, Sebastiano Cuffari tenta per l'ennessima volta, miserevolmente, di cominciare il secondo romanzo (di cui scrive le prime 40 pagine), si impegna maggiormente nelle attività della scuola in cui insegna - facendosi odiare in praticamente ogni commissione e dipartimento possibile - costringe i colleghi a sorbirsi un corso di formazione sul Debate e, dato che probabilmente il karma esiste, si becca un'ernia cervicale e un esaurimento nervoso. Ah, gli esami di Stato gli regalano nuove perle, tipo monolocali progettati senza un ingresso, oppure volutamente brutti in modo che l'abitante del locale, talmente schifato dalla sua scelta, ci viva pochissimo, sporcando poco e così inquinando ancor meno nell'atto del nettare il locus amoenus; o ancora, monolocali per studenti senza librerie o scrivanie perché, lo sappiamo, per lo studente universitario l'importante è il letto con le attività correlate; il monolocale senza lavatrice o armadio perché i vestiti tanto li lava la mamma quando si torna nel weekend, o il monolocale con il letto a soppalco ma senza le scale per raggiungerlo. Insomma, cose pericolose per i deboli di cuore.
CV europeo
CV europeo
:D...perle!
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