Almeno la modestia per non guardare dall'alto in basso questi ragazzi

Eccoli lì, quelli della mia generazione, i savi, gli adulti, che guardano ai maturandi di quest'anno, e niente, signora mia, che scene, che vergogna.
Oggi abbiamo il professor Caccamo, quello che fa il comico, ma di una comicità per cui ridono soltanto gli insegnanti boomer, che aizza la polemica


Caccamo, uno dei tanti insegnanti influencer, ci insegna quanto sia uno scandalo il comportamento dei giovani, quanto fosse meglio prima, quanto "ai miei tempi...".
Che noia questo atteggiamento, soprattutto tra i docenti che pretendono di essere adulti, all'occorrenza, e all'occorrenza giovani, sono influencer, loro, sono su Tik Tok, loro, perché solo la loro generazione ha saputo essere perfettamente, compiutamente, giustamente giovane: quelle precedenti no, perché no, quelle successive neanche, perché neanche... Invece a me pare di vedere generazioni che criticano quella successiva perché si prende quello che loro non hanno voluto o saputo prendersi: la celebrazione di un traguardo, come il superamento dell'Esame di Stato (che magari per qualche studente sarà pure l'unico traguardo mai superato...), o perché gli studenti di oggi hanno più consapevolezza di quanto bene facciano a scuola, e lo vogliano riconosciuto da generazioni di ex studenti saliti su una cattedra che, insomma, discutiamone poi con che meriti. Stiamo sempre a dire alle scolaresche "fuori non ti capiranno" e che per questo si devono abituare a delusioni e, all'occorrenza, alle angherie. Li accusiamo di essere fragili perché non vogliamo vedere che vogliono essere giusti; pretendiamo severità e rigore, senza vedere che offriamo due torti, anche se due torti non fanno una ragione: se nella vita fuori dalla scuola noi adulti non siamo capaci di capire i sacrifici o i risultati altrui, questo non è colpa dei ragazzi, è un problema nostro, e quando diciamo loro che devono abituarsi agli insuccessi e ai soprusi è un modo molto comodo per evitare di mettere in discussione noi e il nostro mondo.
La cosa ridicola poi è che non lo volete ricordare, l'avete rimosso, ma dall'annata 1999-2000, per qualche tempo, un anno pare, il superamento dell'Esame di Stato si celebrava istituzionalmente: era stata istituita la cerimonia della consegna dei diplomi con la proclamazione dei voti, in pompa magna, da parte del dirigente scolastico, alla presenza dei genitori e degli studenti tutti. Ma dato che quella volta ad essere celebrati e festeggiati eravamo noi, quella era cosa buona e giusta.
Basta scrollare su Facebook, su Twitter, per imbattersi in questa deriva insegnantecentrica. Orde di quaranta-cinquantenni per i quali: "Questa generazione è troppo fragile e non sa resistere ai traumi, per questo non sopportano i voti".
Questa generazione: nata con la crisi economica più grave dal 1929, ha visto una pandemia, due guerre ai confini dell'Europa, l'ascesa delle democrature e degli autoritarismi, il cambiamento climatico (tutti traumi causati dai quarantenni e oltre di cui sopra).
I quarantenni, invece: i traumi infantili dovuti alla visione di Georgie, Candy Candy e poi Beverly Hills 90210 (vi concedo la paura dell'AIDS, il trauma dell'undici settembre e i fatti del G8 di Genova, ma mai avete temuto di non rivedere la socialità o di andare in guerra come i vostri studenti). 
Noi almeno abbiamo avuto la caduta del muro di Berlino, la fine dell'URSS, la diffusione della rete e la globalizzazione, l'Europa Unita. 
Noi abbiamo potuto sperare. Questi ragazzi, invece?

Francamente non so come mai non ci abbiano ancora fucilati tutti.


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