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Visualizzazione dei post da marzo, 2013

Non chiederci la parola, Eugenio Montale

Non chiederci la parola che squadri da ogni lato l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco lo dichiari e risplenda come un croco perduto in mezzo a un polveroso prato. Ah l'uomo che se ne va sicuro, agli altri ed a se stesso amico, e l'ombra sua non cura che la canicola stampa sopra uno scalcinato muro! Non domandarci la formula che mondi possa aprirti, sì qualche storta sillaba e secca come un ramo. Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

Il male di vivere, Eugenio Montale

Spesso il male di vivere ho incontrato: era il rivo strozzato che gorgoglia, era l’incartocciarsi della foglia riarsa, era il cavallo stramazzato. Bene non seppi, fuori del prodigio che schiude la divina Indifferenza: era la statua della sonnolenza del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.

E se Bersani fallisce

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Nelle ultime ore è facile leggere, tra le righe dei titoli dei giornali, del fallimento del segretario del PD Bersani nel formare un nuovo governo. Per come la vedo io, non è questo il fatto di queste ore politiche. O meglio, diciamocela tutta: dalle elezioni in poi, che Bersani non ce la potesse fare a formare un governo, era ben chiaro. Perché i grillini sono dei fascistelli oltranzisti, perché con il PDL non ci si può alleare, pena tracollo elettorale, perché Monti è stato un flop. E allora, qual è la questione? La questione non è se Bersani fallisce, ma come fallisce. Chiariamo la questione, guardando agli scenari che si aprono per le prossime ore, scenari decisivi per lo stesso assetto istituzionale del nostro paese. Primo scenario, quello che Napolitano cerca, con una certa ragione: Bersani rinuncia, si giunge ad un governissimo guidato da un uomo/donna super partes, pochi punti all'ordine del giorno ma senza grillini e l'elezione di un Presidente della Repubbl...

Grillo non sa cosa sia la credibilità

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Beppe Grillo sbraita, sputa sul piatto da cui nel frattempo sta lautamente mangiando, sputtana, lui pensa, gli altri leader politici. Lo fa, lui ormai politico anche se non si può dire, sostenendo la mancanza di credibilità di tutta la classe dirigente. Certo, perché a dire che tutti fanno schifo si evita di dover esercitare un minimo di senso critico, dote che, se Grillo e soprattutto i suoi avessero, renderebbe davvero difficile dare un seguito alle puttanate che dice. Perché Grillo, non ce lo dimentichiamo, è uomo di multiforme ingegno e soprattutto di mille idee, spesso diametralmente opposte tra di loro. Grillo è colui che spaccava i computer, il male assoluto, e ora vive solamente per la rete. Grillo è colui che sostenne la presenza di 110 basi NATO attualmente in Italia. Grillo è l'uomo di un programma fumoso, iperliberista da un lato, protezionista e francamente reazionario sotto molti altri aspetti. Ma soprattutto, dato che si parla di credibilità: Grillo e grilli...

Medea, Pier Paolo Pasolini

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La Medea (1969) di Pasolini è una Medea pensosa, un personaggio innocente nella sua barbarie, umana nel suo essere maga, debole nel suo essere creatura sovrannaturale in un mondo stretto nel calcolo razionale. La rilettura dello scrittore e cinematografo italiano della vicenda di Medea, riprendendo l'omonima tragedia di Euripide più che la versione di Apollonio Rodio, è fortemente centrata sul contrasto tra dei mondi inconciliabili. D'un lato Medea e il mondo barbaro della Colchide, legato ai riti e ai cicli naturali, ancora immerso nella magia e in una religione ad un tempo primigenia e violenta, in cui il sangue è simbolo di vita e in cui la storia umana non è altro che uno dei tasselli di una storia ciclica e disumana. Dall'altro lato il mondo razionale di Giasone, uomo imbelle e calcolatore, che insieme alla sua compagnia scalcagnata di Argonauti giunge sino a Medea e senza merito alcuno la fa propria insieme all'agognato Vello D'oro. Eroi che non hanno nulla...

Sebastiano Valentino Cuffari, Come una storia - estratto

Fahrenheit 451, Ray Bradbury e Francois Truffaut

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Se due grandi del loro genere si uniscono per una collaborazione, non per forza e non sempre ne viene fuori un buon prodotto. Questo perché i due grandi in questione possono avere vedute molto discordanti, personalità talmente forti da giungere ad un interminabile scontro. Così non è, per fortuna, per quel che riguarda Fahrenheit 451, trasposizione filmica diretta da Truffaut del famoso libro di Ray Bradbury. Il libro di Bradbury presenta, come tutti sanno, una città futuribile in cui la letteratura è divenuta illegale e proibita, tanto da rendere comune le pratiche di roghi pubblici dei libri o gli arresti per chi venisse colto a leggendo possederne. Un mondo quindi senza memoria e senza informazione, in cui tutto ciò che si conosce è ciò che la Grande Famiglia, il governo dispotico, concede di sapere. Un mondo quindi in cui il bombardamento d'informazioni è pilotato, tanto da anestetizzare il senso critico della gente. In questo mondo il risveglio civile coincide con la vo...

La letteratura è la mia vendetta, Claudio Magris e Mario Vargas Llosa

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Di rado si ha la possibilità di leggere una perorazione tanto appassionata della letteratura, come in questo esile volume edito dalla Mondadori nella collana Libellule. Anche perché di rado si può assistere al dialogare di un premio Nobel come Llosa e una fonte continua di spunti qual è Claudio Magris. E così nelle purtroppo poche pagine di questo libro i due autori discutono di alcuni spunti, a cavallo in realtà tra letteratura e politica (in tutto ciò il titolo del volume sembra cadere un po' a sproposito), alternandosi in acute analisi sulle specificità del romanzo, il tema del viaggio, il tempo del racconto e il tempo della vita, sino all'attualita della politica e ai nuovi populismi. Il romanzo è stato il genere più censurato, perseguitato e proibito. Senza eccezioni. Nelle dittature religiose, nelle dittature politiche, di estrema destra o di estrema sinistra, compaiono sempre la censura, i tentativi di controllare il mondo della fantasia, dell'invenzione. Come se tu...

Roberto Bolaño, Amuleto

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Amuleto di Roberto Bolaño è un libro che colpisce per la sua profondità, per la sua immediatezza linguistica, per la sua ricchezza lessicale e sintattica. Tra i passi e le parole della mancata scrittrice Auxilio, la madre di tutti i poeti messicani, come essa stessa si definisce, scorgiamo il fiorire e l'appassire di una generazione di sudamericani, ma non solo. Dicevamo della ricchezza lessicale e linguistica. Difatti è la lingua di Bolaño che colpisce al primo impatto, con il suo periodare così fluido, così spesso nella subordinazione e ad un tempo agile alla comprensione. Si tratta del periodare del grande narratore che con assoluta padronanza riflette sui fatti di una gioventù perduta che fra le parole di speranze mai nate si perde e che nelle strettoie e nel peso di un passato autoritario si vede morire. E li sentii cantare, li sento cantare ancora adesso che non sono più nella valle, piano piano, appena un mormorio quasi impercettibile, i bambini più belli dell...

Ernest Hemingway, Fiesta

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Approcciarsi a Fiesta di Ernest Hemingway a tanti anni dalla sua pubblicazione non è operazione delle più semplici: le differenze culturali, il tempo che è trascorso, un intero mondo che è andato sempre più a sbiadire insieme agli ultimi scampoli del XIX e del XX secolo. Eppure questo romanzo ha ancora qualcosa da dirci, qualcosa che colpisce in profondità la sensibilità dell'uomo contemporaneo. Nella storia di Robert Cohon, di Jake, di Brett, nel loro vivere senza meta per un'Europa che ignora i suoi conflitti interiori, nello scorrere delle pagine tra un'ubriacatura e l'altra, nell'assenza di senso di vite che cercano in vano di trovare un perché in rapporti sempre più contorti e approssimativi, in cui le finzioni si accavallano ai non detti, in tutto ciò sentiamo l'eco modernissima di una generazione, la nostra, che ha scoperto a sue spese di avere nuovamente vissuto nell'inconsapevolzza, di aver volutamente tenuto gli occhi chiusi, vivendo per il semplic...

Tanto gentile e tanto onesto pare. Pare.

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Vedete il signore ritratto qui sopra, bene, questo è l'arbitro della politica italiana. Sì certo, in realtà lo sono per lui i suoi parlamentari, perché, sapete, lui non è eleggibile. Una storia come tant, un incidente, una famiglia rovinata, non la sua, una condanna penale, e il gioco è fatto. Non di meno il signore qui sopra, Beppe Grillo, con il suo movimento tiene in scacco il parlamento italiano pressoché da quando alle elezioni ha raggiunto circa il 25% dei consensi. Come? Beh, è bastato sfruttare l'ondata d'indignazione che ha pervaso il paese, per carità, giustamente, dopo un ventennio, quello berlusconiano, di mala politica. I desideri e le paure di generazioni allo sbando sono state interpretate da un esperto di media come il fido Casaleggio e da un comico carismatico come Grillo in un programma inconsistente, a tratti persino pericoloso. Come nel caso della sanità, predicando l'abolizione della vaccinazione obbligatoria per i bambini, o come nel caso dell...

Quando chiamate i servizi clienti

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Contro il dogmatismo grillino

Quindi, ricapitoliamo: tutto quello che Grillo dice è legge, indubitabile e incontestabile. Se Grillo dice che occorre indagare sui soldi della casta, intende che bisogna indagare solo sugli altri, non su di lui. Se Grillo dice che i deputati e i senatori devono essere preparati e competenti, si riferisce ai parlamentari altrui, non ai suoi. Se Grillo dice che l'azione dei parlamentari deve essere trasparente, si riferisce ai parlamentari altrui, non ai suoi, che non devono partecipare ai talk show né rilasciare interviste ai giornali. I giornali del resto non devono permettersi di parlare dei grillini perché sono tutti in malafede e al soldo della casta. Se i giornali contestano ciò che Grillo e Casaleggio affermano, i giornali non controllano le loro fonti mentre tutto ciò che viene dalla rete è a prescindere corretto, proprio perché fabbricato dalla rete. Se Grillo dice che i finanziamenti pubblici sono uno scandalo, ha insindacabilmente ragione, mentre i suoi finanziamenti poco...

Cronaca di una gita: day three

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Non ho voglia di tuffarmi in un gomitolo di strade Ho tanta stanchezza sulle spalle Lasciatemi così come una cosa posata in un angolo e dimenticata Qui non si sente altro che il caldo buono Sto con le quattro capriole di fumo del focolare. -- Giuseppe Ungaretti, Natale La città delle immagini, dove antico e moderno si rincorrono in un susseguirsi di forme e di luci, dove tutto scorre senza tempo. La città delle luci e delle ombre, delle epifanie, delle conversioni. Colonnati e marmi incorniciano la fede e la violenza, i gladiatori sono gli eroi, come i santi, gli imperatori delle sacre famiglie che sverginano suore e vestali. Tutto è bene e male nella Roma dei papi e dell'Impero, perché bene e male non sono che lo stesso scudo osservato da troppo vicino o troppo lontano, mentre il futuro della città compare come una conversione tra i sogni di Enea e le croci di Pietro. E su tutti un letto di spine d'acacia.

Cronaca di una gita: day two

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La città come strati, in un incredibile addensarsi di memorie, vite. Il tempo che trascorre lascia solo macerie e non conoscerai, viaggiatore, la vera potenza di Sparta quando di essa troverai soltanto i ruderi. C'è qualcosa che rende inquieto intercettore moderno osservando sacro e profano che si mescolano nel generare alcune delle più belle opere della storia, ed in queste lo scatto di vita dell'artista che, di nascosto, segna nel tempo la sua esistenza, il suo spirito, le sue idee. Quante volte passeggiò Socrate fra le strade di Atene insieme a Platone, Alcibiade, Crizia e tutti gli altri suoi discepoli? Quante volte Diogene urlò cercando un uomo? Forse che lo si potrà trovare solo dove lui non v'è più?                    

Cronaca di una gita: day one

Sono le quattro del mattino, la sveglia suona, la colazione rapida e poi via, sotto la doccia. La partenza si avvicina. Il treno delle cinque e trenta viaggia puntuale ed è incredibile scoprire quanta gente viaggi verso Milano a quell'ora. Il cambio e poi via verso Lodi, in attesa di un Intercity che, in sei ore, ci porterà a Roma. Arriviamo alle tredici, già devastati: dopo aver scaricato i bagagli, ci incamminiamo verso il museo dell'Ara Pacis. L'edificio, eccessivo, soverchia la classica e un po' retorica bellezza del monumento, sminuendola. Camminando per la città si rimane estasiati per la barocca bellezza della Roma dei papi, per i millenni di storia che si rincorrono e accavallano, per il caos calmo di una città maestosa e sonnolenta, in cui le memorie si stratificano senza cancellarsi, le nature si mischiano in una Roma caciarona e raffinata, inno alla decadenza e alla vita. Semplicemente meravigliosa, come la volta del Pantheon e le sue leggende, co...

Uno vale uno di 'sta m...

Gli uomini di scienza sanno che ci sono due modi per interpretare il mondo, ovvero partire dal semplice per tentare di comprendere il complesso, oppure partire dal complesso, semplificarlo in segmenti via vis sempre più semplici. Entrambi i metodi sono rischiosi e si prestano a banalizzazioni e strumentalizzazioni, e tuttavia, se adoperati con le opportune precauzioni, entrambi sono fruttiferi. Il loro rischio è però evidente: la mistica, un complesso irraggiungibile o la semplificazione mistificatoria di ciò che semplice non è. Che si tratti dell'ideologia, il mercato come il marxismo, o la demagogica convinzione che per guidare uno stato basti una massaia, queste categorie sono almeno in parte riutilizzabili anche in politica, in letteratura, persino per analizzare questo blog. Quando i Greci, 2500 anni fa inventarono la democrazia, avevano ben chiaro una cosa: c'è differenza fra democrazia e demagogia. La democrazia sin dai suoi albori è quel regime politico in cui tutti ha...