E se Bersani fallisce
Nelle ultime ore è facile leggere, tra le righe dei titoli dei giornali, del fallimento del segretario del PD Bersani nel formare un nuovo governo. Per come la vedo io, non è questo il fatto di queste ore politiche. O meglio, diciamocela tutta: dalle elezioni in poi, che Bersani non ce la potesse fare a formare un governo, era ben chiaro. Perché i grillini sono dei fascistelli oltranzisti, perché con il PDL non ci si può alleare, pena tracollo elettorale, perché Monti è stato un flop.
E allora, qual è la questione? La questione non è se Bersani fallisce, ma come fallisce.
Chiariamo la questione, guardando agli scenari che si aprono per le prossime ore, scenari decisivi per lo stesso assetto istituzionale del nostro paese.
Primo scenario, quello che Napolitano cerca, con una certa ragione: Bersani rinuncia, si giunge ad un governissimo guidato da un uomo/donna super partes, pochi punti all'ordine del giorno ma senza grillini e l'elezione di un Presidente della Repubblica in relativa sicurezza. Uno scenario rassicurante nel breve periodo ma da cui è facile prevedere il tracollo elettorale dei partiti coinvolti dato che, salvo miracoli, da un governo del presidente si caveranno ben poche riforme incisive e soprattutto non verranno toccati i punti all'ordine del giorno dei rispettivi programmi. Ovviamente da un governo del genere si terrebbero lontani i grillini che, alle prossime elezioni, farebbero il pieno arrivando a divenire forza di governo, con tutte le incertezze del caso, ma avendo un Presidente della Repubblica legittimato, per quanto solo.
Secondo scenario, quello che secondo me cerca Bersani: Bersani si presenta comunque in Parlamento, forte di pochi punti condivisibili dalle forze "responsabili", ovvero in teoria votabili anche dai grillini. Delle due l'una, o i grillini si assumono oneri e onori del governo con il PD o, forse quello che in fondo spera Bersani, decidono comunque di non appoggiarlo, non permettono la nascita di un governo, assumendosene però le responsabilità e, spera il PD, perdendo almeno in parte il loro consenso. Fin qui i pregi di questa strategia; ma da questa scelta di Bersani seguirebbero la compromissione della legislatura perché il PDL non potrebbe accettare uno smacco del genere né sarebbe poi plausibile un governo PD-PDL con un altro nome alla guida. Questo quadro si verrebbe a realizzare proprio mentre Napolitano non potrebbe sciogliere le camere sicché l'unica possibilità rimasta al Presidente della Repubblica sarebbero le dimissioni anticipate. Dimissioni che dovrebbero servire ad accelerare l'elezione di un nuovo Presidente, ma anche in questo caso si andrebbe verso votazioni al buio, perché questo Parlamento non sembra in grado di eleggere con serenità il successore di Napolitano. Con ogni probabilità si arriverebbe all'elezione di un Presidente con la maggioranza relativa di PD e Monti, insomma un Presidente già in partenza fortemente delegittimato, per poi sciogliere le camere e indire nuove elezioni. Insomma, uno scenario a forte rischio ma con il pregio, l'unico, di poter ridurre la forza contrattuale e di ricatto dei fascistelli grillini.
Tutto ciò mentre, non dimentichiamolo, tra la magistratura e soprattutto tra le forze armate si vive sempre più un forte disagio. Senza voler fare previsioni paranoiche, ricordiamo anche in questo caso che un precedente c'è, ovvero ciò che si mosse in segreto in pieni anni '90 quando Mani Pulite furoreggiava e lo stato appariva senza guida. Allora un possibile colpo di stato fu sventato, ma oggi uomini di stato tali da riuscire in una simile impresa non sembra di vederne all'orizzonte, men che meno, mi sembra, ce ne sarebbe la voglia.
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