Guido Gozzano, Il gioco del silenzio
Il gioco del silenzio Non so se veramente fu vissuto quel giorno della prima primavera. Ricordo - o sogno? - un prato di velluto, ricordo - o sogno? - un cielo che s'annera, e il tuo sgomento e i lampi e la bufera livida sul paese sconosciuto... Poi la cascina rustica sul colle e la corsa e le grida e la massaia e il rifugio notturno e l'ora folle e te giuliva come una crestaia, e l'aurora ed i canti in mezzo all'aia e il ritorno in un velo di corolle... - Parla! - Salivi per la bella strada primaverile, tra pescheti rosa, mandorli bianchi, molli di rugiada... - Parla! - Tacevi, rigida pensosa della cosa carpita, della cosa che accade e non si sa mai come accada... - Parla! - seguivo l'odorosa traccia della tua gonna... Tutto rivedo quel tuo sottile corpo di cinedo, quella tua muta corrugata faccia che par sogni l'inganno od il congedo e che piacere a me par che le spiaccia... E ancor mi negasti la tua voce in treno. Supplicai, chino rimasi ...