Quello che potete leggere qui è il dibattito, mappato, pubblicato oggi 6 aprile 2025 su La Lettura, l'inserto domenicale del Corriere della Sera, sulle Indicazioni Nazionali Per l'Insegnamento della Storia nella scuola Primaria. A confrontrarsi quattro storici, Galli della Loggia e Migliaro, fra gli estensori del documento, Scarpari e Cardini, critici del documento dall'altra parte.
Se ne avete la possibilità, consiglio comunque di leggere l'articolo, e di contare il numero di volte in cui si usa la parola "programmi" (che non esistono più), tanto per avere un'idea di quanto conosca la scuola chi parla di scuola. Ne emerge in ogni caso un quadro nitido, in cui chi ha steso il documento è portatore di una visione che distorce il termine inclusione (che è per costoro assimilazione) e in cui l'unica prospettiva storica possibile è quella occidentale (con tutti i problemi che si porta la definizione di Occidente) per una forma di cupio dissolvi, l'idea che questi bambini di oggi non si possano né si debbano avvicinare alla complessità del sapere storico, inarrivabile, ma debbano essere semplicemente addestrati all'amore per la patria, qualsiasi cosa sia. Dall'altra parte una visione problematizzante della storia, che viene esclusa a priori da chi ha redatto il documento perché i bambini non sarebbero in grado di problematizzare (gli stessi bambini che però nella realtà problematica vivono immersi più di noi e a cui dovremmo dare strategie) e in contraddizione con il lamento di sottofondo per cui, in Italia, non si conoscerebbe più la Storia. Storia che, però, viene ridotta dai redattori del documento a sequenza di fatti celeberrimi e rivendicazione delle glorie patrie (con relativa cancellazione dalla memoria degli orrori).
Insomma, non un bello spettacolo, da cui, comunque, una parte esce decisamente peggio dell'altra.

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