La strada, Cormac McCarthy
La strada, di Cormac McCharty, è un romanzo postapocalittico, ma non fantascientifico, in cui il narratore accompagna i suoi due protagonisti, un padre ed un bambino senza nome, attraverso un viaggio che li condurrà dal territorio interno di quelli che una volta erano gli Stati Uniti verso la costa, quale che sia. Il paesaggio intorno ai due personaggi, padre è figlio, è devastato da un evento catastrofico avvenuto in un qualche passato recente e che, sappiamo per accenni, ha colpito il mondo, causando di fatto l'estinzione di quasi tutte le forme di vita. Solo pochi uomini si aggirano per la strada in cerca di qualche bene necessario per una sopravvivenza stentata, quello che rimane della ricchezza prodotta dall'umanità nel corso dei secoli. Il paesaggio spettrale accompagna quello che a tratti sembra un pellegrinaggio verso una terra promessa, a tratti un martirio, a tratti infine un'inutile prosecuzione della sofferenza. Scopriamo che la madre del bambino ha rinunciato al viaggio e alla vita molto tempo prima, prevedendo quale destino di sofferenza avrebbe accompagnato i sopravvissuti, organizzati in clan, giunti fino al cannibalismo e allo schiavismo pur di sopravvivere.
Padre e figlio viaggiano attraverso foreste di alberi morenti, piogge fiitte e taglienti, paesaggi urbani silenziosi e pericoli che sono tutti e solo umani, tra agguati di disperati che vogliono tutti solamente depredarsi l'uno con l'altro per aggiungere un giorno di vita alla propria disperazione.
La strada è la storia di un padre che ha come unico scopo della propria vita permettere la vita del figlio, e di un figlio che incredibilmente vede ancora speranza, pur non conoscendo la vita e la realtà che il padre gli racconta, quella prima del cataclisma, e che per lui è solo un sogno o un racconto inventato. Un bambino che cerca, nella disperazione, i buoni, che anche di fronte a chi assale lui e suo padre derubandoli prega l'uomo di non ucciderli con la pistola, il cui unico colpo in canna il padre tiene per il figlio, per non farlo finire nelle mani di chi lo torturerà, lo stuprerà o lo mangerà per sopravvivere.
E così alla fine, giunti alla meta che non potrà che essere disperante, l'uomo si spegnerà, il figlio non potrà non rimanere solo di fronte alla vita, piangendo il padre che per lui è stato tutto. Solo allora si realizzerà il suo destino, incontrando finalmente i buoni che, sembra promettere il racconto, finalmente lo proteggeranno.
Un libro da leggere e studiare, potente linguisticamente, in cui nessuna parola è scritta a caso, ogni immagine, ogni odore, sapore, ogni sensanzione tende al disperante e all'incomprensibile. La realtà misteriosa vince sull'uomo, a costo di causare la propria morte con lui. Ma al centro del mondo si aggira un bambino, che non conosce il mondo se non con gli occhi di un padre che, proprio perché ha conosciuto la vita prima del dramma, conosce molto più del figlio la disperazione del perdere tutto. E la speranza del bambino e la tenacia del padre sono tutto ciò che rimane dell'umanità, l'unica cosa che potrà, forse, fare rifiorire una vita in cui non c'è un dio, non c'è un significato, non c'è un fine, c'è solo il male che è fuori e dentro di noi, a cui si può contrapporre solo lo sguardo inconsapevole dell'infanzia.
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