Mobilitiamoci contro la riforma dei tecnici e dei professionali allo studio del ministro Valditara




C'è una cosa di cui solo qualcuno sta parlando e che, sotto l'insegna dell'innovazione, rischia di far fare alla scuola italiana un passo indietro epocale. Di cosa parlo? Della riforma dell'istruzione tecnica e professionale che il ministro Valditara ha intenzione di varare con il governo Meloni. Di cosa si tratta?

È prevista la costituzione (a partire dall’anno scolastico 2024/2025) di una vera e propria “filiera formativa tecnologico-professionale” costituita dai percorsi sperimentali del secondo ciclo di istruzione, dai percorsi formativi degli ITS (Istituti Tecnologici Superiori) Academy, dai percorsi di istruzione e formazione professionale e da quelli di istruzione e formazione tecnica superiore. Anche le Regioni, si legge nel testo, potranno aderire alla filiera.

La riforma prevede anche la creazione di un’unica offerta di istruzione e formazione attraverso la costituzione di reti (Campus), tra gli Uffici scolastici regionali e le Regioni (che si occupano di formazione professionale), a cui potranno aderire le scuole secondarie di secondo grado, le università, gli istituti dell’Alta formazione artistica e musicale e anche altri soggetti pubblici o privati.

Tra le novità della riforma, agli studenti viene offerta la possibilità di completare il percorso di studi tecnico-professionali in quattro anni. Gli stessi studenti in possesso di un diploma professionale conseguito dopo un percorso di durata almeno quadriennale potranno iscriversi direttamente ai percorsi ITS Academy (previsti altri due anni di formazione), a seguito di validazione INVALSI. Mentre per gli studenti in possesso del diploma professionale conseguito a conclusione di un percorso di durata quadriennale, è stata stabilita la possibilità di sostenere l’esame di Stato senza esame preliminare.

Per quanto riguarda i contenuti didattici e formativi dei nuovi percorsi di formazione tecnica e professionale, sono previsti il rafforzamento delle materie di base come italiano e matematica e sale anche la qualità dell’apprendistato e dell’alternanza scuola-lavoro (previste più ore nel triennio). Gli istituti arricchiranno l’offerta didattica e i laboratori anche attraverso il coinvolgimento di esperti provenienti dal mondo produttivo e professionale. La nuova filiera avrà, inoltre, un taglio “internazionale”: previsti più scambi con l’estero, visite, stage e soggiorni di studio. 

(Fonte: Riforma Valditara, come cambierà l’istruzione tecnica e professionale )

In soldoni? Dove sta l'inghippo? Dove lo scempio?  A me sembra sia ingiusto, iniquo e inutile che una scelta compiuta a 13 anni debba di fatto condizionare il resto della propria vita, e questo è quanto accadrà differenziando così nettamente il percorso tecnico-professionale da quello liceale. La riforma, con la riduzione a quattro anni della durata del percorso, l'ulteriore incremento delle ore di PCTO (l'ex Alternanza Scuola - Lavoro), la rimodulazione delle ore delle diverse discipline d'insegnamento, avrà per forza di cose come conseguenza un avvicinamento dell'istruzione tecnico-professionale alla formazione professionale regionale; i corsi quadriennali plausibilmente non permetteranno di conseguire il diploma, come si legge in controluce nella possibilità dell'iscrizione diretta agli ITS; probabilmente questo nuovo percoso finirà per fornire un titolo equipollente che permetterà SOLO la frequenza degli ITS Academy ma non delle università. Un ritorno al doppio canale, alla scuola che precede la contestazione del 1968. Un balzo indietro che impedirà quello che vediamo acccadere ogni anno fra tanti nostri maturandi, tanti ragazzi che cambiano idea in corso d'opera durante il loro percorso formativo, indirizzandosi alla fine del percorso di studi della secondaria verso altri interessi e passioni sviluppati in quel periodo fatidico e fondamentale che è l'adolescenza. Certo, gli studenti che dagli istituti professionali e tecnici si iscrivono poi all'università non saranno la maggioranza, ma esistono, l'obiettivo della riforma è, semplicemente, impedire questa possibilità. In un paese che già ora ha meno lauerati rispetto ai paesi comparabili per popolazione e potenza economica, questa riforma rischia di riportarci ad una visione classista e immobile della società, se, come sappiamo, già oggi la scelta del percorso della secondaria di secondo grado dipende tanto, troppo, dalla condizione socioeconomica e da scelte familiari, più che dalla volontà e dagli interessi di studenti che, alla fine della secondaria di primo grado, sono spesso ancora lontani da sapere cosa sono e cosa vorranno essere davvero nella vita.
L'ingiustizia, l'iniquità e l'inutilità di questa riforma sono tutte ragioni valide per mobilitarsi contro di essa e fare sentire la voce di chi ritiene la libertà di scegliere il proprio percorso di vita, a partire dalla prorpria formazione, un diritto inviolabile che non può essere definito a priori da questo o quel ministro e dalle esigenze più o meno immediate di questa o di quella previsione economica interessata di settori industriali e della produzione economica, clamorosamente interessati a che tutto cambi perché nulla cambi mai davvero.

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