Ha senso discutere sui social? No, e non lo ha mai avuto

 Giusto ieri il senatore Malan, capogruppo di Fratelli D'Italia in Senato, ha pubblicato il seguente tweet dopo l'ennesimo mortale naufragio avvenuto nel Mediterraneo


Ne è chiaramente seguita una accesa discussione, a cui ho partecipato anche io.

Sarebbe lungo riassumere quanto si è scritto, per chi volesse ho prodotto una mappa argomentativa che riassume la tesi del senatore e il mio intervento che lo confuta, con le successive argomentazioni e confutazioni intercorse tra me e svariati utenti di Twitter

Il punto è che, anche se a mappare il dibattito viene fuori che grosso modo tutte le mie argomentazioni sono rimaste in piedi e le confutazioni altrui a loro volta confutate, tutto ciò non ha spostato di un millimetro me e chi mi segue o chi mi ha contestato.

Una situazione simile ho affrontato a seguito di un mio recente post su Facebok sul caso Cospito

Anche in quuesto caso chi volesse prendere la briga di riordinare gli interventi in senso argomentativo scoprirebbe che il peso delle argomentazioni addote, a partire dai principi stessi del diritto,non lasciavano spazio alle confutazioni espresse. Eppure anche in questo caso nulla si è mosso.

Non è solo questione di linguaggio, di simpatie e di preconcetti. È che i social non si prestano alla discussione: non lo fanno già nella stessa impostazione degli stream, lì dove tutte le posizioni espresse si susseguono indiscriminatamente, come se avessero lo stesso peso, funzionassero alla stessa maniera, fossero ugualmente bene o male argomentate. Twitter, Facebook Instagram e soci hanno la pretesa di democratizzare la discussione pubblica, confondendo però una discussione da bar con un dibattito articolato. Il risultato è che, costantemente, sono le posizioni meglio espresse ad essere oscurate. 
I social sono nati per tenere in contatto vecchi compagni di classe delle medie: nella loro struttura risentono ancora di quel peccato originale, e che siano diventati il centro del dibattito politico non depone a loro favore.


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