Due fallacie nella narrazione della pandemia


Quello che segue è solo un esercizio di logica, non vuole essere né una presa di posizione politica, né il tentativo di sembrare un autorevole fonte sulla pandemia. Detto questo:


  1. A Trieste i contagi sono saliti a causa delle manifestazioni.
    Questa è una tipica fallacia, chiamata Cum hoc ergo propter hoc. In pratica si mettono in relazioni eventi che, sì, sono avvenuti in sequenza, ma non è detto che abbiano un nesso causale. Nello specifico, andiamo a spiegare dove sta la fallacia. Se la connessione fra i due fatti fosse quella che immediatamente appare, ciò porterebbe ad una contraddizione, ovvero, sarebbe l'assembrarsi in sé ad aver causato la crescita dei contagi. Questo però contraddice quanto osserviamo in altre circostanze: ad esempio ogni settimana gli stadi si riempiono di quantita simili di persone, senza che questo comporti picchi nel numero dei contagiati.
    Tanto per capirci, qui il problema è che la connessione tra i fatti è sicuramente più complessa e articolata, e, a mio vedere, salta un punto fondamentale: il problema non è (solo) l'assembrarsi in sé, evento che sicuramente accresce la probabilità di crescita di contagi, ma pur essendo condizione necessaria, non è sufficiente. Il problema è chi si assembra e in quali condizioni, ovvero, persone plausibilmente novax o nogreenpass non soggette a controlli nell'atto di riunirsi. Perché è importante confutare questa fallacia? Perché il prenderla per buona può portare (o ha già portato?) a decisioni gravi e infondate, come per esempio il divieto assoluto di manifestazioni. Ripetiamo: il problema non è (solo) il riunirsi in manifestazioni, ma, soprattutto, in che condizioni e con quali controlli.
  2. L'accettazione del Green Pass come risposta alla pandemia condurrà ad una dittatura.
    Questa fallacia invece è nota come Fallacia del piano inclinato, e si può anche riassumere nella formula "dato A, non B perché Z". Che vuol dire? Vuol dire che di fronte ad una condizione A, la pandemia, chi si oppone a B, il Green Pass, ovvero un lasciapassare la cui correlazione logica come strumento di controllo del contagio è sufficientemente dimostrata, lo fa alimentando la paura di una ipotezi, Z, la dittatura, nei fatti lontana, non logicamente correlata con i fatti di cui realmente si discute. Fermiamoci a riflettere: ad oggi il Green Pass è uno strumento con cui le autorità o chi ne fa le veci può verificare se il cittadino risulti guarito, vaccinato o abbia comunque verificato la propria condizione di salute nelle 48 ore precedenti; lì dove non sussistano queste condizioni, viene limitata la mobilità del cittadino per tutelare la salute sua e quella degli altri, almeno fino a quando non venga ripristinata almeno una delle condizioni sopracitate; perciò la limitazione del diritto di mobilità è vincolata e temporanea, ragionevolmente giustificata in nome del diritto alla salute, del cittadino stesso e degli altri cittadini; una dittatura invece presuppone l'istituzione di un regime di limitazione permanente e ingiustificata se non dal mantemimento del potere del dittatore stesso non solo della mobilità, cosa che il Green Pass fa, ma anche della libertà di parola e pensiero, della libertà di associazione, nonché la scomparsa del diritto di voto; una dittatura presuppone la destituzione delle principali cariche politiche, la cancellazione della vita parlamentare se non dello stesso Parlamento; e questo ad una sola analisi sommaria. Insomma, analizzando i fatti vediamo che tra B e Z in realtà ce ne corre, e pure tanto. Anche in questo caso, perché è importante confutare questa fallacia? Perché su di essa si fonda tanta retorica nogreenpass, a partire per esempio da quella dei filosofi Cacciari, Agamben e Fusaro, che si pongono come voci autorevoli di un mondo confuso e indubbiamente spaventato, un mondo che va ricondotto alla calma e alla ragione.

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