Borgen - il potere, o quando vorresti scrivere come Sorkin ma non lo sai fare
Borgen - il potere è una serie televisiva danese andata in onda tra il 2010 e il 2013. La serie racconta le vicende di una politica locale, Birgitte Nyborg, giunta brillantemente ma quasi inaspettatamente ai vertici della politica nazionale e arrivata a ricoprire il ruolo di primo ministro a capo di un governo di coalizione. La serie si dipana tra scandali, pettegolezzi, le vicende personali dei protagonisti, Birgitte Nyborg, la sua famiglia, il consigliere personale Phillip Christensen e la giornalista Katrine Fønsmark, e poca, pochissima politica. Si tratta quindi, almeno in teoria, di una serie abbastanza corale, anche se è indubbio chi sia la protagonista.
Per molti, moltissimi aspetti Borgen si ispira a The West Wing di Aaron Sorkin, tuttavia, ad un confronto, la serie danese esce impietosamente massacrata.
Lo sviluppo della trama manca del brio della controparte americana: i personaggi sono talmente coinvolti nelle proprie vicende personali che la cosa più importante della vicenda, ciò che dovrebbe essere il fulcro della storia, cioè l'esercizio del potere passa quasi in secondo piano. L'azione è statica, come i dialoghi, del tutto assente il walk and talk che, nella serie americana, permetteva di rendere dinamici i dialoghi.
Come si diceva, la vera delusione della serie è la mancanza assoluta della politica. Nessun approfondimento dei temi, nessun confronto sulle diverse visioni del mondo, sulle differenze reali tra conservatorismo e progressismo, sull'ambientalismo, sul concetto di identità, sul terrorismo e sulle sue ragioni, più o meno distorte; persino la politica europea viene lasciata in secondo piano e raccontata come un fastidio e un luogo in cui scaricare i concorrenti indesiderati. Tutto si riduce a scandalo e ripicca. Non per niente le puntate più riuscite sono quelle in cui è più plateale l'ispirazione dalla serie di Sorkin: quelle in cui il primo ministro abbandona temporaneamente il suo incarico per occuarsi della salute della figlia e quelle in cui la Nyborg riesce nell'impresa di condurre trattative di pace fra due stati belligeranti: esatto corrispettivo delle puntate di West Wing in cui il presidente Josiah Bartlet si ritira temporaneamente per occuparsi della figlia scampata ad un rapimento, o di quelle in cui riesce a condurre in porto le trattative di pace tra israeliani e palestinesi. (In Borgen, queste ultime sono tra l'altro le puntate migliori in assoluto, proprio perché corali e dinamiche).
La figura di Katrine Fønsmark poi sbiadisce a confronto dei giornalisti di The Newsroom, sempre di Sorkin: nel giornalismo di Borgen non esiste la capacità critica, non esiste il dibattito, le domande, anche quando descritte come spinose, sono spruzzate d'acqua fresca a confronto delle critiche feroci e disarmanti di Will McAvoy, il protagonista di The Newsroom.
In conclusione, se devo scegliere tra una copia sbiadita e nebbiosa e l'originale, se devo scegliere tra una sceneggiatura che vorrebbe ma non può e l'opera mastodontica di Sorkin, di certo non mi metto a perdere tempo: ars longa sed vita brevis.
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