La vergogna



Non si sconfigge una pandemia protestando perché non si vuole indossare una mascherina, e quella pantomima di libertà non è altro che il necrologio dell'intelligenza.

Ma non si sconfigge una pandemia demandando semplicemente alla responsabilità dei cittadini.

Non si sconfigge una pandemia senza programmazione. Invece la seconda ondata del Covid-19 pare coglierci di nuovo impreparati, evidenziando l'inettitudine di tutta la classe dirigente, quella che governa come quella che sta all'opposizione.

Non si può arrivare a questo punto senza, per esempio, aver rafforzato l'organico del sistema sanitario nazionale, senza aver raddoppiato, come promesso, i posti nelle terapie intensive, senza aver realizzato nuovi reparti e finanziato l'acquisto dei macchinari. Non si può arrivare a questo punto senza aver potenziato il sistema di tracciamento dei positivi, e anzi, come fanno le regioni, chiedendo di dismetterlo di fatto, eseguendo i tamponi solo sugli individui sintomatici. Non possiamo essere a questo punto senza che la medicina del territorio sia stata messa in sicurezza e resa capace di un vero e concreto primo intervento, anziché essere confusa da continue e contraddittorie direttive. Non possiamo essere arrivati a questo punto, il momento in cui di nuovo gli altri malati saranno messi da parte per far posto ai ricoveri per Covid-19, in una guerra tra poveri la cui colpa sta a monte, in chi doveva governare e in chi doveva vigilare (mentre invece invitava al liberi tutti).

Non è possibile che siamo arrivati a questo punto e, benché ogni evidenza rendesse palese questa necessità, senza che le scuole abbiano nell'estate approntato un serio protocollo per la didattica digitale integrata e non semplicemente dei pastrocchi burocratici; soprattutto non è possible essere qui e ora senza aver obbligato i docenti a formarsi in vista di una probabilissima nuova fase di Didattica a distanza. Invece abbiamo iniziato l'anno scolastico come se non fosse cambiato nulla, solo un po' più distanti e statici in aula, con le stesse programmazioni di sempre, gli stessi obiettivi, metodi e strumenti, come se nulla fosse accaduto. E anzi, di fronte alla realtà, alla necessità di tornare alla didattica digitale, a protestare perché la necessità lascia il re nudo, impreparato, sempre e comunque in stato emergenziale. Ma no, anziché prepararci per la nuova ondata di contagi, siamo andati dietro alla sterile polemica sui banchi e le rotelle. E il re nudo sono oggi i dirigenti scolastici che non hanno previsto e non hanno pensato alla formazione del proprio corpo docente, ma il re sono anche i docenti che si sono baloccati all'idea che la soluzione fosse un'improbabile paradigma della didattica in presenza senza se e senza ma.

Non è possibile non aver previsto un piano nazionale urgente per il mantenimento e il miglioramento della rete internet, a favore di chi dovrà operare in smart working come degli studenti.

Non è concepibile che le regioni non abbiano speso quanto ricevuto per potenziare il sistema dei trasporti pubblici locali e anzi abbiano trascorso l'estate nel tentativo di forzare la mano agli esperti sulla capienza degli autobus e dei treni, mettendo a repentaglio la vita dei lavoratori del settore e dei loro passeggeri.

Non è possibile essere arrivati alla seconda ondata così impreparati.

E non è possibile che si lasci pari spazio nella comunicazione pubblica a chi rende torbide le acque, a chi per ricerca di fama diffonde notizie false o imprecise sul contagio. In questo momento la voce dello Stato sul contagio deve essere una e una sola, pena la confusione e l'incredulità.

Ma non è possibile che tanta parte della popolazione si sia gongolata nell'idea che il virus cattivo non sarebbe tornato, non si sia premunita, non abbia programmato, non abbia cercato di innovare nel proprio lavoro, abbia lasciato tutto esattamente com'era prima del lockdown. Perché questo vuol dire non aver capito nulla, sperare sempre che tanto qualcuno risolverà i problemi per te, tanto qualcuno elargirà denari pubblici per coprire le mie mancanze. 

Di fronte a tanta strafottenza non c'è protesta che tenga: la colpa della situazione è di noi tutti, di chi governa ma lo fa sempre con i sondaggi sotto gli occhi, di chi dovrebbe essere opposizione ed invece è solo retorica e propaganda, di chi dovrebbe essere classe dirigente, di chi doveva essere l'intellighenzia e avrebbe dovuto preparare l'opinione pubblica; ma è colpa della stessa opinione pubblica, dal libero professionista dedito solo al suo orticello al dipendente salariato, passando per noi impiegati del settore pubblico. Tutti, ma proprio tutti, abbiamo guardato il nostro piccolo interesse momentaneo, abbiamo dimostrato di non aver capito nulla dai mesi passati.

Se era lecito essere impreparati a marzo, è esiziale esserlo ancora, ed è patologico esserlo per scelta.

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