I fatti del Salone di Torino, spiegati



Spieghiamola in maniera chiara, con un paragone.
Mettiamo il caso che voi abbiate come ospite al Salone del libro il figlio di una vittima di mafia, o una vittima stessa, a presentare un libro; mettiamo che nello stand accanto ci sia un editore colluso con la mafia o dichiaratamente favorevole a quel tipo di organizzazione sociale e politica (questo è la mafia, una forma di organizzazione sociale e politica), chiaramente considerata criminale e criminogena dallo Stato. Bene, secondo voi la vittima di mafia accetterebbe di stare lì? E se vi dicesse che lo Stato deve scegliere, o decide di dare la voce alle vittime della mafia, o decide che vittime e carnefici stanno sullo stesso piano, voi che posizione prendereste?

Bene, togliete le parole "di mafia" e sostituitele con "del fascismo", prendete le parole "con la mafia" e sostituitele con "con il neofascismo", e avrete l'esatto quadro di quanto è accaduto e sta accadendo a Torino in questi giorni.

Inciso numero uno: ci sono giornalisti di destra, come Sallusti, che parlano di censura nei confronti dell'editore dichiaratamente fascista, perché essere fascisti non sarebbe un reato, e allo stesso tempo lamentano un comportamento fascista da parte di chi ha deciso di far rimuovere lo stand incriminato. Intanto fate pace col cervello, o i comportamenti fascisti sono leciti, e allora bene hanno fatto gli organizzatori a far rimuovere lo stand fascista, o il fascismo non è lecito, e allora lì lo stand non doveva starci a prescindere. In secondo luogo, occorre fare chiarezza una volta per tutte, non esiste una maniera innocua di essere fascista: se il fascista è davvero tale, non crede nella democrazia, nei diritti, nella Costituzione, e se non ha instaurato una dittatura (cosa infatti rimpianta dal suddetto editore) è solo perché non ne ha (ancora) la forza politica e militare; indi, il fascista, è SEMPRE un soggetto pericoloso.

Inciso numero due: il ministro che dovrebbe sovrintendere a che le leggi Scelba e Mancino che perseguono l'apologia di fascismo e il tentativo di ricostituzione di partiti di ispirazione fascista, oggi difende l'editore fascista e parla di censura, (mentre pubblica con lui e ne veste gli abiti); la contraddizione è evidente e a non volerla vedere si pecca (almeno) di malizia, se non di connivenza. Il suddetto ministro dice che il fascismo è roba del passato, che non c'è alcun rischio, eppure non fa altro che lamentarsi tutto il tempo per roba del passato, i comunisti: anche lui faccia pace col cervello, o il Ventesimo secolo è finito per tutti, o non è finito per nessuno, e se è così, allora il pericolo fascismo è tutt'ora esistente, e il primo sintomo del suddetto pericolo è proprio lui e le squadracce nere che sta legittimando e armando.

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