Marco Travaglio, il nemico e la fuffa
Di Niccolò Caranti - Own work (also on Flickr), CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=10211899 |
Il problema è che negli ultimi mesi Travaglio e i suoi, per battere un colpo, hanno deciso di sparare sul nemico che tutti gli Italiani aspettavano, le ONG: distanti, tutto sommato sconosciute organizzazioni che portano gli odiati migranti sulla penisola. Arrivati a questo punto, scoperto che il nemico prescelto funziona, non si può mollare la presa, almeno fino a quando gli introiti de Il fatto continueranno a crescere, malgrado le cialtronate scritte sull'argomento.
Del resto la carriera giornalistica di Travaglio si fonda da sempre sull'individuazione di uno o più nemici (il concetto di avversario gli è estraneo) da massacrare con inchieste giornalistiche che, all'atto pratico, si sono nel 90% dei casi risolte in flop giuridici. Pensiamo a tutte le inchieste su Berlusconi, al fango buttato su Renzi, su Boschi, Madia, fino ora ad arrivare alle ONG. Il problema è che fino a quando Travaglio colpisce chi ci sta antipatico, non ci accorgiamo del suo metodo e del suo modo di fare. Ovviamente Travaglio ha sempre sorvolato sugli esiti delle sue inchieste, perché, anche lì dove le presunte prove si risolvessero in falsi, per Travaglio e i suoi estimatori tra indizio e giudizio di ultimo grado non c'è differenza.
In realtà, al giustizialista Travaglio interessa ben poco l'esito giuridico di quanto porta alla luce (o inventa). Di più, a Travaglio interessa ben poco persino l'accuratezza (si riguardi il suo dibattito con Sallusti a Di martedì, quando non ebbe nulla da obiettare sulle farneticazioni sul concetto di razza da parte del suo collega). Ciò che conta per lui e per chi lo legge è il "noi contro loro", la tracotante supponenza di chi alimenta un sentimento di superiorità morale, soprattutto quando questa superiorità è più immaginata che manifesta. In realtà Travaglio non è mai migliore dei nemici che decide di colpire, che questi siano spregevoli diavoli o candidi santi: giunto allo scontro il bluff del giornalista viene alla luce, le manipolazioni, le falsificazioni, le esagerazioni vengono messe a galla, e quando a farlo non sono delle organizzazioni volontarie, ma esperti di comunicazione come Silvio Berlusconi, l'esito non può che essere disastroso.
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