In queste ore è sempre più diffusa la manfrina della vittoria morale del M5S in Sicilia. Permettetemi di dire un paio di cose:
- un partito che in campagna elettorale ha sdoganato l'abusivismo non ha diritto di parlare di vittoria morale
- il M5S è stata la principale forza di opposizione all'ARS durante tutta la durata del governo Crocetta, mentre il Centrodestra sembrava devastato da odi e rancori interni, con Berlusconi fuori dai giochi e la Lega che era e, pare, rimane partito del Nord.
Per queste ragioni il M5S non ha proprio diritto di parlare di vittoria, neanche morale: se il PD di Crocetta e Renzi è lo sconfitto dichiarato e manifesto, il grillismo di Di Maio e Cancelleri solo un anno fa aveva le porte spalancate verso la vittoria in Sicilia, nondimeno è riuscito nell'ardua impresa di perdere. Perdere dopo aver calato tutti i suoi assi in regione, dopo una campagna elettorale intensiva e un battage mediatico che dura da molto prima dei competitor. Si cerca oggi di vendere il Movimento come una realtà in crescita, ma è spontaneo chiedersi, perché nello sfacelo della Sicilia, avendo occhieggiato al malaffare (e non si faccia finta di non saperlo, perché ciò che ha detto Cancelleri sull'abusivismo di necessità non era altro che questo) non è seguita una vittoria schiacciante come era pronosticabile solo sei mesi fa? Quanto ha influito l'andamento della giunta Raggi? Quanto le scelte ondivaghe in Parlamento? Quanto l'impreparazione generale mostrata dagli aderenti al Movimento?
Un giorno avremo le risposte?
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