Di cosa parliamo quando parliamo di revisionismo storico
Cosa notate di strano in questi due manifesti? Nulla? Guardateli bene. 24 Maggio 1915, la data d'ingresso dell'Italia nella Prima Guerra Mondiale. Una data storica, certo, conosciuta da tutti o quasi, anche grazie alla famosissima canzone La canzone del Piave. E tuttavia? Tuttavia questo manifesto rovescia ciò che realmente accadde 100 anni fa. Il 24 Maggio 1915 infatti, dopo trattative segrete, l'Italia entrava in guerra tradendo un'alleanza ormai decennale con uno stato, l'Austria, mai sentito realmente vicino. Eppure di alleato si trattava. Trattati segreti portarono una minoranza interventista a prevalere sulla maggioranza pacifista del paese, capitanata da un Giolitti in declino che, per non farsi sfiancare da un Parlamento conservatore, preferì rinunciare all'incarico di governo anziché portare alle estreme conseguenze la sua guida del fronte anti interventista.
E così un'Italia in balia della retorica dei D'Annunzio e dei Mussolini, nonché dei grandi capitani di industria che prevedevano ricchi guadagni nell'economia di guerra, cominciò le ostilità contro l'Austria. Un regalo all'Inghilterra, alla Francia e alla Russia, da cui si sperava di ottenere ricchi compensi in cambio del voltafaccia.
E così l'Italia entrò in guerra, tradendo i patti.
Ma non è questo il punto.
Il punto è che il 24 Maggio 1915 l'invasore straniero eravamo noi. Era l'Italia che dichiarava guerra all'Austria invadendone i territori. Si dirà, erano territori, quelli del Friuli, formalmente austriaci ma di fatto italiani. Certo, ma anche no, visto che Trieste era il maggior porto dell'impero austriaco, una delle sue maggiori città, una città ricca di legami linguistici e culturali con il mondo slavo e con quello germanico. Insomma, non si fa la storia applicando a ciò che veniva prima le conseguenze di ciò che avverrà dopo.
Insomma, il 24 Maggio 1915 lo straniero invasore eravamo noi. È brutto dircelo, forse. All'epoca chi fece quella guerra non la pensava così, pensava di redimere terre ancora sottomesse ad un altro stato. Gli renderemmo molto più onore e merito se la nostra storia ce la raccontassimo davvero, non nascondendola dietro slogan buoni solo per le felpe e le campagne elettorali. 24 Maggio 1915, passa lo straniero, eccome.
Commenti
Posta un commento