La teoria della botta di culo e le settecento lapidi

foto: ansa.it

La verità che non ci stiamo raccontando, e che continueremo a non raccontarci, dopo la tragedia dei settecento migranti nel Canale di Sicilia, è che fondamentalmente ci siamo costruiti intorno un sistema fondato sulla botta di culo.
Non cè un motivo valido per cui io, Sebastiano, nato a Catania il 14 Febbraio del 1982, possa vivere in una certa condizione, diciamo di agiatezza, e Ahmed o Jun, nati a Tunisi o in un villaggio cinese, nati nello stesso giorno e nella stessa ora, debbano fare la fame. Viviamo in un sistema in cui l'essere nato in un certo posto e all'interno di una certa famiglia, se non può dare la certezza della sopravvivenza, dà sicuramente più speranze. Questa, al mio paese, si chiama botta di culo.
Botta di culo è stata per me la possibilità di crescere in una famiglia che ha potuto provvedere ai miei studi, botta di culo è stato che i miei genitori potessero permettersi di mandarmi lontano da casa per prendere una specializzazione, botta di culo è stato essere cittadino italiano - non ho sostenuto alcun esame per esserlo, eppure ci scandalizziamo tanto se qualcuno che non ci piace lo vuole diventare - e per questo aver libertà di movimento all'interno del paese per cercare un lavoro; botta di culo è stato l'esser nato nell'angolo ricco del pianeta, non dovendo cercare un barcone per intraprendere un viaggio in cerca di chissà poi cosa.

Al contrario, è stata una botta di culo per il mio coetaneo Ahmed essere nato in una città, in un paese con tassi di disoccupazione altissimi? Botta di culo conseguire un titolo di studi in quel paese ma non poterlo sfruttare? Botta di culo per Jun non poter conseguire quel titolo per arare il campo ereditato dal padre? Botta di culo per Ahmed o Jun o per chi volete voi non avere i soldi o il know how per poter cambiare le cose nel proprio paese? Botta di culo dover sfuggire da una guerra, da una dittatura, da delle bande armate, da totalitarismi o dagli estremismi religiosi?
Ma poi la botta di culo arriva, costa caro, ma arriva. La strada, legale se si può, illegale se si deve, per arrivare nell'angolo ricco del pianeta. Ma è una botta di culo quando uno stato programma di non far entrare nel proprio paese migranti che provengono da altri paesi, gente che non è che fugga da Belen infoiata o dalle cazzate di Salvini, ma da cose un tantino più serie, e fa in modo che questo non avvenga?
Settecento ne sono morti ieri, altri ne moriranno, non temete. Ma questo accadrà non per una botta di culo, non era una botta di culo neanche stare su quella barca. Quella barca che si è ribaltata ha dei nomi e cognomi come mandanti politci. SI chiamano Umberto Bossi e Gianfranco Fini, i firmatari della legge che vieta il transito ai migranti che non siano provvisti di permesso di lavoro, come se fosse concretamente possibile trovare lavoro prima di giungere in Italia (magari non l'avrete notato, ma neanche i nostri giovani vanno negli USA o in Gran Bretagna con un contratto a tempo indeterminato, se lo guadagano lì, se sono capaci). Ma ci sono altri mandanti, altri nomi e cognomi. Per esempio Matteo Salvini, che sulle morti dei migranti costruisce la sua battaglia politica, perché del migrante, morto o vivo che sia, non si butta via niente. Se è vivo, rompe i coglioni perché è vivo, se è morto, rompe i coglioni perché è morto. Poi c'è Daniela Santanché, con la sua dichiarazione di guerra ai migranti e ai barconi che lei stessa ha contribuito a creare con le politiche che in vent'anni di berlusconismo ha appoggiato. Certo, mandiamo la nostra marina, magari anche l'aeronautica, come dice l'onorevole Santanché, e affondiamo le navi che si trovano in un porto straniero. Così, un po' a cazzo, come piace a noi. E chi se ne sbatte se, come fa notare Giuseppe Saluzzo, si tratterebbe di attacco ad uno stato sovrano, se sarebbe un deliberato colpo a dei civili. Chi se ne frega se a confronto l'attacco di Pearl Harbor senza dichiarazione di guerra sarebbe risultato onorevole. Chi se ne sbatte se i barconi partono con dentro i clandestini da quando ci siamo inventate normative stupide per cui si entra in Italia solo se già provvisti di un lavoro (notoriamente l'azienda a conduzione familiare organizza colloqui di lavoro un po' sotto casa e un po' in Congo). Insomma,  al solito, se la cazzata dobbiamo dirla, almeno che sia epica.
Ma poi ci sono i politici alla Alemanno, che contro i migranti hanno lottato per poi vivere di rendita nella costruzione dei centri d'accoglienza. E poi c'è l'Europa che il migrante lo vuole stremato e illegale, senza possibilità di contrattare sul prezzo del suo lavoro e sui suoi diritti. C'è un capitalismo che si fonda sul principio che a qualcuno spetta dominare godendosi ricchezza e diritti, e che per questo a qualcuno spetta di morire rovesciandosi da una barca.

Di botte di culo ce ne sono tante nella vita, ma poi ci sono le lapidi su cui andrebbero ascritte non solo le date di nascita e di morte dei defunti, ma anche i nomi, indelebili, di chi ha causato quelle morti.


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