Mio padre
I motivi di un silenzio.
Qualche mio lettore avrà forse notato la mia assenza da questo blog. Un'assenza che, chi mi legge sui social network lo saprà, ha avuto una causa ben precisa e, purtroppo, dolorosa.
Vivo in questi giorni un lutto che, purtroppo, faccio ancora fatica ad elaborare. Non vi tedierò con delle considerazioni personali che vadano oltre la più stretta necessità. Ma, come chiunque tenga un blog, questo strumento, tra le altre cose, è anche una sorta di diario personale. Il diario di un narcisista che pretende che questo scrigno segreto venga ogni tanto aperto da lettori sconosciuti e che la propria intimità sia oggetto di ammirazione. Ma sempre di un diario si tratta.
Ecco, è morto mio padre. In realtà mio padre aveva iniziato a spegnersi già quasi tre anni fa. Aveva iniziato a sparire, a poco a poco, per una serie di ischemie che, di volta in volta, gli hanno tolto qualcosa. Prima la possibilità di camminare come si deve, poi la possibilità di muoversi autonomamente, la capacità di elaborare o seguire ragionamenti complessi, la possibilità di nutrirsi autonomamente, fino alla stessa parola. Mio padre è morto su di un letto d'ospedale per un arresto cardiaco, ma già da tempo il genitore che era stato fino a qualche anno fa non c'era quasi più. Fino all'ultimo però ci ha voluto bene. Fino all'ultimo giorno mio padre ha continuato a rincuorarci tutti dicendoci che stava bene. Lo nutrivano per via venosa, aveva una piaga profonda cinque centimetri e larga quindici. Un rene non funzionava più e l'intestino ormai andava per conto suo. Non si è mai lamentato, ha sempre sopportato tutto, ha sempre continuato ad incoraggiarci.
Mio padre mi manca.
Mi manca la sua mano che si stringeva alla mia mentre passavo con lui le nottate in ospedale, e non so chi dei due rincuorava l'altro. Mi manca non avere i suoi consigli, mi manca il suo sorriso, mi manca quella persona che ha accolto mia moglie come fosse sua figlia, che anche di fronte alla sofferenza mi ha spinto a partire per lavorare dall'altro lato del paese.
Non vi dirò che va tutto bene, né che mio padre era un eroe. Ma se oggi dovessi dire che cosa sia l'umanità, ecco io l'umanità la ricordo come gli occhi di mio padre che, mentre lo salutavo per andare a prendere un aereo promettendogli che ci saremmo rivisti dopo una settimana, mi fissavano, umidi, come se sapessero che non avremmo mantenuto quella promessa.
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