Il fallimento dell’Argentina e “degli altri modelli possibili”

L’Argentina dichiara il default, certo per motivi di mera speculazione finanziaria o quasi, ma il dado è tratto. Perché l’Argentina, come l’Islanda, era stata vista come il modello possibile per chi si opponeva all’austerità senza se e senza ma della Germania e della UE, per chi considera il Fondo Monetario Internazionale come un organismo criminale. Intanto l’Argentina dichiara nuovamente fallimento, non è capace di pagare adeguatamente i suoi creditori.

Pensare oggi in un mondo globale di poter adoperare gli stessi stratagemmi finanziari di cinquanta, cento anni fa, è una mera illusione, demagogia. Non esiste più l’autarchia, nessuno è invulnerabile alle crisi altrui, nessuno può pensare di giocare con l’inflazione e la deflazione per fuggire l’economia fattasi rete.

E l’Italia? In Italia questa percezione manca: viviamo in un sistema di piccole imprese, di scarsa abitudine all’imprenditoria, nulla attenzione o quasi all’innovazione. Lo vediamo in ogni settore, passando dalle resistenze alle riforme dell’organizzazione statale, ai mile cavilli, all’arretratezza del sistema istruzione, fino alle piccinerie sindacali e industriali. Ma il dato sembra endemico, radicato nella mentalità italiana: in molti sembrano realmente convinti che sia possibile a breve termine un processo di deglobalizzazione; l’autarchia mussoliniana, già fallimentare negli anni trenta, applicata ad un’economia, quella dell’Italia contemporanea, intimamente e inconsapevolmente legata all’economia europea e a quella mondiale. Anche in questo caso, l’inconsapevolezza e l’incomprensione della situazione sono il reale problema della condizione italiana, la crisi economica ne è soltanto il sintomo più evidente.







foto: FOREXINFO

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