Michael Moorcock, Elric di Melniboné

Preso da una disperata voglia di fantasy, in questi giorni leggo con accanito entusiasmo un personaggio che tanto mi aveva fatto sognare da adolescente, Elric di Melniboné.
Elric di Melniboné, di Michael Moorcock è uno dei classici dell'heroic fantasy, uno di quei pochi libri fantasy che ti colpiscono per l'atmosfera, le spade (la Stormbringher che tanti appassionati ha fatto innamorare di questo libro), ma poi ti costringe a porti delle questioni. Perché Elric, il campione eterno, è l'emblema dell'uomo insoddisfatto alla ricerca di se stesso, alla ricerca di una identità che vada oltre la tradizione, la costrizione.
Ma Elric si trova a lottare contro le catene di un fato già deciso, assurge ad una dimensione tragica che affronta con un sarcasmo che reinventa l'ironia tipica dei personaggi  di un simile spessore.
In tutto ciò Moorcock è un maestro nel genere anche nell'uso attento di una prosa che, pur limpida, riesce a a pieno a rendere le barocce concettosità della corte di Melniboné, di questi non uomini lambiccati nella propria defunta grandezza, nella sete di dominio, di potenza, di violenza e di forza.
Elric, il mago che non desidera usare la magia, l'imperatore che non desidera governare, il guerriero che vive della morte altrui ma che preferirebbe morire che uccidere, l'uomo d'ordine al servizio delle divinità del caos. Elric è uno dei pochi personaggi a tutto tondo del genere fantasy, uno specchio in cui chiunque si può ritrovare e, ad un tempo, può scoprire qualcosa di sé che ancora non sa.

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