Tablet o PC a scuola e la questione del metodo

Lavoro ormai da anni cercando di integrare le nuove tecnologie nella didattica di quelle materie che, apparentemente, sono più lontane dall'informatica, come l'insegnamento della letteratura italiana, della geografia o della storia.
Ultimamente poi mi sto trovando a confrontare l'uso di diversi device nella didattica, e  devo dire che per me la scelta fra PC o tablet è abbastanza scontata. Il tablet vince a mani basse grazie ad una migliore predisposizione alla lettura, una durata maggiore della batteria, un numero infinitamente maggiore di applicazioni dedicate alla didattica e alla scuola.
Se poi la scelta si dovesse restringere, non avrei ancora problemi a dire che preferisco Android ad IOs, grazie al numero di applicazioni freeware, open source, alle applicazioni dedicate al mondo dei disturbi dell'apprendimento o delle disabilità.
L'informatica a scuola, come serie di strumenti rivolti alla didattica prima ancora che come disciplina, è una risorsa immensa, che il nostro paese sfrutta ancora veramente poco, sia per i limiti finanziari delle risorse dedicate alla scuola, sia per la forma mentis, ancora troppo diffusa, dei nostri insegnanti, spesso ancorati a forme d'insegnamento e a metodologie provenienti da decenni di pratica, come se la pratica, senza l'aggiornamento, possa essere la sola risposta alle domande che le nuove generazioni di alunni ci pongono.

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