Cosa vuol dire malasanità
Spesso abbiamo la tendenza a nasconderci dietro le parole, come se queste potessero esorcizzare, anestetizzare la realtà. È una risposta comprensibile, soprattutto quando dietro le parole si vanno a nascondere l'errore, la fallibilità, il dolore. Però, quando sbatti contro la realtà che si nasconde dietro le parole, allora tutto diviene più chiaro (e questo dovrebbe essere un monito per coloro, come la mia categoria, quella degli insegnanti, che troppo spesso si nascondono dietro le parole per non guardare ai fatti).
Malasanità può voler dire tante cose, e allora parliamone, partendo dall'esperienza concreta. Vedrete come questo post è in un certo senso la naturale prosecuzione del post precedente.
Malasanità vuole dire tanto, dicevamo: per esempio può voler dire una serie impressionante di errori medici sulla stessa persona.
Prendiamo una persona a caso, un mio caro: partiamo dall'ortopedico che scambia un'ernia al disco per una sciatalgia e si ostina a curarla per mesi con l'agopuntura, sino alla semi paralisi del paziente, risolta solamente con un'operazione, quando già la schiena dell'operato aveva subito diversi danni.
Malasanità vuol dire cure inadeguate per la calcolosi dello stesso paziente, talmente inadeguate da arrivare alla perdita di un rene.
Malasanità vuol dire un ictus non diagnosticato in tempo, malgrado si ponessero tutte le condizioni per la diagnosi, obesità, ipertensione, problemi vascolari, perdita di coscienza e nell'uso del linguaggio. Un ritardo di mesi nella diagnosi e la perdita irreparabile di parte delle facoltà cerebrali.
Malasanità vuol dire una terapia farmacologica sbagliata, che porta il paziente ad allucinazioni, all'ipotensione fino al crollo e alla scarsa irrorazione del cervello, con nuovi danni.
Malasanità è la cecità dell'intervento medico che non riscontra l'urgenza se non quando quasi irreparabile, per poi predicare la prevenzione.
Malasanità è un prontosoccorso che vorrebbe non accogliere un paziente perché non in condizioni di curarlo e suggerisce di riportarlo a casa, a spese del paziente (sic). Malasanità è un prontosoccorso che in seguito non esegue neanche le medicazioni comuni, non cerca un reparto in cui ricoverare un paziente perché, così si dice, non in pericolo di vita; un paziente che non riesce più a parlare, non riconosce i suoi cari e non si regge in piedi, che fino alla settimana prima riusciva in tutte queste azioni.
Malasanità sono degli infermieri che si rifiutano anche solo di muovere il paziente a letto per evitare che si formino delle piaghe perché, così dicono, il paziente non collabora. Se il paziente fosse collaborativo e potesse muoversi forse non sarebbe lì.
Malasanità sono degli infermieri che di notte stanno ben rintanati nella loro stanza e si guardano bene dal controllare lo stato dei pazienti non autosufficienti, lamentandosi che nessun familiare sia potuto rimanere con loro per curarsi della loro condizione.
Malasanità sono cure concepite come pezze per nascondere la malattia, senza volersi sforzare di cercare le cause dei sintomi. Perché tanto il paziente è anziano.
Questa è malasanità.
E le radici stanno molto in alto, perché questi sono i sintomi. Le radici stanno nel diffuso sistema clientelare di questo paese, di raccomandazioni, dabbuonaggine, menefreghismo e finta astuzia.
Malasanità sono i concorsi truccati negli ospedali per fare prendere il posto all'amico dell'amico, senza cercare competenze, in fondo, ci si augura, a morire sarà qualcun altro.
Malasanità sono i test d'ammissione ai corsi di specializzazione, in cui, lo sappiamo tutti, non conta che tu sia il più preparato, ma che tu abbia frequentato quell'ospedale, perché se non hai leccato il culo del primario non sei nessuno.
Malasanità è l'incidente, la non assunzione di responsabilità, anche solo di fronte al non aver letto la posologia dei farmaci che si prescrivono ai pazienti.
Perché tanto poi a star male è qualcun altro e, se va bene, si riesce sempre ad insabbiare il tutto.
E io che pensavo che un paese civile, uno stato, si fondasse sui diritti.
Ma no, la soluzione al problema sono sempre i tagli lineari, senza cercare mai davvero i responsabili della barca che affonda. Di fronte agli errori si riducono i presidi ospedalieri, si demanda ai medici di base, agli ambulatori, alla prevenzione. E allo stesso tempo si allungano le liste di attesa presso gli stessi, impedendo di fatto la prevenzione. Si sostiene che bisogna evitare che un male divenga un'urgenza, ma si pongono tutte le circostanze perché ciò avvenga. Provate voi a prenotare una semplice visita neurologica, delle analisi, un ricovero. O pagate, o i tempi saranno tali da rendere la vostra prevenzione un'urgenza da 118, con l'alta probabilità che il danno sia ormai effettivo.
Questa è la malasanità, e chi pensa di risolvere il tutto con semplici calcoli da ragioniere, senza cambiare le teste, è forse la persona che più di tutti merita di essere tagliata.
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