Sul concorsone per gli insegnanti
il concorsone per la scuola si avvia oramai a giungere un po' dovunque a conclusione. Non senza varie contraddizioni, come le prove scritte per cui è variata da regione a regione la griglia di valutazione, stilata solo dopo la prova , i numeri dei posti disponibili mai ben chiari, i compensi vergognosi per i commissari. Ma probabilmente la contraddizione più grande è un'altra: ci evolviamo verso una scuola che cambia, così doveva essere secondo il concorso, ma non sembra essere così per molti professori, spesso vinti dalla paura dell'ignoto. Sento da più parti sempre la stessa storia, ovvero di professori vecchio stampo a giudicare i candidati del concorso, professori contrari all'uso dei nuovi media o di nuove metodologie didattiche "a prescindere". Che senso ha in un concorso che dovrebbe svecchiare il mondo della scuola? L'impressione è che ci sia, da parte di quegli insegnanti che il concorso non lo volevano, un estremo tentativo di mantenere lo status quo e di evitare ogni tipo di cambiamento che possa mostrare, oltre alle lacune infrastrutturali, le mancanze dei docenti, arroccati sulle loro pratiche spesso vecchie di qualche secolo. Un esempio su tutti: chi oggi proponesse a scuola una pratica didattica vecchia già di un decennio come la webquest verrebbe visto come una specie di trasgressivo, come se stesse facendo chissà che cosa. Una scuola in cui le slides di powerpoint sono viste come la massima frontiera multimediale e osteggiate da chi viaggia d vent'anni con le sue fotocopie, in cui la condivisione di materiali, la digitalizzazione, il problem solving o la costruzione condivisa del sapere, che sia fatta online si un wiki o su dei quadernoni, tutte queste pratiche sono apertamente osteggiate dai collegi docenti, in cui tutto ciò che possa allontanarsi dal libro di testo e dai progetti da cui ricavare qualche forma di prestigio personale o guadagno economico va evitato e boicottato. Ecco, in questa scuola, a questi docenti è stato affidato il giudizio sui candidati, spesso giovani, del concorso. Ci sarà da ringraziare se non sarà un completo fallimento.
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