Esperienze da un concorsone: il latinista

Una delle conclusioni che si possono trarre dall'esperienza del concorsone per gli insegnanti è l'assoluta specificità dell'insegnante di lettere, in particolare poi del latinista.
Il latinista infatti si presenta davanti all'ingresso della scuola in perfetto orario con due borse sotto gli occhi che denotano una serie di nottate folli su Ovidio e Tibullo.
Il docente di latino al concorso si suddivide in due categorie, la latinista e il latinista.
Il latinista è pallido, emaciato, cammina con un passo da zombie e sprizza allegria come un calcio nelle palle. Esordisce chiedendo se hanno già aperto le porte chiuse, e senza attendere la risposta inizia a chiedere al malcapitato di turno se ha ripassato le opere segrete di Asinio Pollione o se ha tradotto il frammento di Beda il venerabile digitalizzato da una sperduta università delle isole Galapagos. Fra un verso e l'altro di Properzio, il latinista ghigna follemente, e nel suo ghignare emerge la sua follia malamente celata, oltre ad una gaiezza recondita ed incredibilmente diffusa.
La latinista è difficilmente definibile, avvolta nel suo burka essa non solo tenta di apparire asessuata, ma di più, cerca di entrare nelle barzellette di Mr. B. dedicate a Rosy Bindi. La latinista è antistupro, entra nel panico non appena vede qualcuno con in mano un libro, fosse anche l'almanacco del guerin sportivo ed inizia a ripassare forsennatamente, guardando in cagnesco chiunque le si avvicini anche solo per chiederle l'ora. Figura mitologica, prova un'insana repulsione verso le nuove tecnologie, e ad un tablet preferisce tavoletta e stilo dei babilonesi.

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