In risposta ad Elfobruno e al suo post "Ministro Profumo, ecco perché non farò il concorso"

In risposta ad Elfobruno e al suo post Ministro Profumo, ecco perché non farò il concorso

Ho letto il tuo post con molta attenzione e un fastidio crescente ad ogni parola. Fastidio perché le tue parole partono da meri preconcetti: in primis nei confronti del tuo stesso lavoro, un mero ripiego, un tunnel in cui ti sei tuffato, sono le tue considerazioni, perché non sei riuscito a fare altro. Nulla di male, è la storia di molti di noi insegnanti, me in primis, archeologo una volta e ora docente di lettere. Ma questo lavoro ha una sua dignità ontologica che non viene né dall'essere un mestiere intellettuale né da quello che il tuo "pubblico" da stadio ne pensa. Ed è imbarazzante quanto poco tu apprezzi il tuo mestiere, cosa che si evince quando parli di retrocessione nell'andare ad insegnare alle medie. Francamente conosco decine di docenti delle medie che potrebbero tranquillamente ridicolizzare questa tua affermazione, anche senza la collezione di titoli di cui ti fai fregio.
Il tuo post è avvilente anche perché nasce dalla disinformazione di chi, "persa l'aura", strepita e scalpita per il giocattolo che gli hanno rotto. Il concorso è previsto dalla legge, così come il doppio canale, non è di certo un'invenzione del ministro Profumo. Parlare di concorso-truffa è demistificare la realtà e dimostrazione d'ignoranza, nel senso letterale della parola. Così come è fare disinformazione l'affermare che la SSIS abbia validità concorsuale: la SSIS, così come qualsiasi scuola di specializzazione, ha validità concorsuale nel suo test d'ingresso, non nel suo titolo d'uscita.
È poi veramente avvilente pensare che, al contrario delle altre categorie sociali, una volta acquisito un titolo, non si debba più essere valutati, si possa vivere di rendita: quello che ti auguri è quello di cui ci si lamenta ogni giorno nelle aule delle facoltà, lì dove i baroni, presa una cattedra, si possono permetterE il lusso di non aggoirnarsi più e di non pubblicare ricerche.
Prova a chiedere ad un avvocato o ad un medico (e quindi parliamo di altre professioni intellettuali, cosicché non ci si possa neanche appigliare a scuse): i loro concorsi hanno validità triennali e per potervi accedere nella gran parte dei casi si deve conseguire una specializzazione anche più lunga e costosa della nostra (e l'aver poi speso denaro per studiare non è certo un titolo di merito che valga un lavoro, se no il lavoro dovrebbe spettare solo ai ricchi).
Non hai più voglia o tempo per studiare? Bene, mi togli una curiosità? Cosa spieghi in classe? O spieghi le lezioni che ti hanno insegnato i tuoi insegnanti del liceo, con le stesse metodologie, pensando che il mondo e la ricerca non abbiano fatto passi avanti?
Post come questo servono solamente ad allontanare e altre categorie sociali dalle ragioni della lotta al precariato nella scuola, e non è certo millantando diritti acquisiti che alla prova dei fatti non esistono che ci si guadagna credito nell'opinione pubblica. È comodo pretendere che il Ministero ripristini la legalità dei contratti a tempo determinato, pretendendo poi che si rimanga nella condizione d'illegalità, nell'assenza dei concorsi pubblici.

Ps.
Apostrofare coloro che vogliono fare il concorso come meri figli di papà è il tocco di classe di questo post.

Da un precario della scuola che ha girato tre città prima di trovarne una in cui riesce a lavorare con continuità e che prima aveva visto il precariato vero dei contratti a progetto dei call center anziché permettersi il lusso di fare "l'assistente" all'università.

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