Ancora su Bianca come il latte, rossa come il sangue di Alessandro D'Avenia e il Davenismo

http://www.informazione.tv/img/public/2010personaggi/alessandro_d_avenia_2.jpg

Una doverosa premessa: io non ho nulla di personale contro Alessandro D'Avenia, mio conterroneo, quasi coetaneo, anzi, se non fossi con lui in disaccordo praticamente su tutto, mi farebbe anche simpatia. Mi farebbe simpatia perché sono dell'idea che le cose che scrive lui le senta davvero. Il problema è che D'Avenia, in molto di ciò che scrive, sembra il campione di un cattolicesimo buonista e tutto sommato immobile. Nei suoi personaggi non riesco a vedere una vera evoluzione, una riflessione. Tutto mi sembra lasciato in mano ad una provvidenzialità dell'intervento divino, del volere di quel dio superiore a cui ci si affida senza se e senza ma. È una possibile soluzione, in una trama di romanzo come nella vita, ma oggi mi chiedo se sia la più adatta. Mi chiedo se nel ventunesimo secolo sia accettabile che tutto venga sempre lasciato nelle mani di qualcun altro, mi chiedo se i personaggi di un romanzo, anche se adolescenti, non debbano essere invece campioni di responsabilità personale. Questo  modo di scrivere, narrare, il Davenismo, è consolante, soprattutto per una parte dei nostri ceti medi che, incapaci alla lotta e alla presa di consapevolezza delle loro colpe, oggi di fronte alla crisi economica civile e morale del nostro paese rimangono in attesa, silenziosi e inermi. Tanto qualcun altro risolverà, o il solito uomo della provvidenza o un dio che da duemila anni venerano nel suo silenzio e indifferenza

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