Piccolo dialogo sopra i miei due massimi sistemi
Carissimo lettore, questo dialoghetto non è altro che una burla, uno scherzo, ma mica tanto. È davvero una burla, perché non posso non considerare ormai che uno scherzo il dover ripetere le stesse affermazioni, volta dopo volta, per fare ascoltare coloro che da queste orecchie non vogliono sentire.
Personaggi
Simplicio, Salviati
Simplicio: Da che mondo è mondo, è sempre stato impossibile non pensare la presenza di un Dio che di tutto è stato artefice, che tutto ha forgiato a sua immagine e somiglianza. Insomma, da che mondo è mondo, l'uomo non ha potuto fare a meno dell'idea di Dio, ingenerata nell'uomo stesso.
Salviati: Mio caro Simplicio, ascolto sempre con grande ammirazione le tue argomentazioni, e tuttavia non posso, di volta in volta, non trovarle fallaci. In particolare non riesco a capire perché l'idea di un dio, un qualsiasi dio, dovrebbe per forza accompagnare, come un'ombra o un fantasma, il cammino dell'uomo-
Simplicio: perché l'uomo ha per sua natura bisogno della presenza di Dio, senza di Dio tutto ciò che lo circonda non avrebbe senso, non avrebbe una prospettiva.
Salviati: mio caro, io non riesco a capire questa tua affermazione. Perché il mondo non dovrebbe avere senso senza un dio? E non ti sembra che in questo modo, parlando di un Dio, tu non stia escludendo senza valide argomentazioni la presenza di altre possibili divinità? Quali sono le tue argomentazioni?
Simplicio: Salviati, noi siamo uomini evoluti, non possiamo credere, noi che siamo uomini civili, che il dio si nasconda, quasi un bambino, in tutte le cose come spiritelli e giochi di siffatto genere. Noi siamo uomini di ingegno, noi possiamo solo credere in un Dio che sia più grande, che sia la nostra provvidenza.
Salviati: proprio la tua argomentazione potrebbe essere rivolta contro il tuo dio. Noi siamo uomini evoluti, perché dovremmo credere in un dio che non si vede né si sente, che non parla se non tramite la nostra immaginazione e le voci di sacerdoti che, senza prove, dicono di esserne portavoce? Ma tuttavia non è questo ora il nostro problema. Invece dimmi, cosa intendi per provvidenza?
Simplicio: La vera prova del nostro essere tutti figli di Dio, lo scopo che dà un senso al nostro agire, quel fine superiore che solo dà senso al nostro essere forgiati come gli esseri superiori.
Salviati: Che noi si sia gli esseri superiori siamo noi stessi a dirlo, non credo che le mosche, per esempio, ben più numerose e diffuse di noi, sarebbero d'accordo. E poi, qual è questa provvidenza, qual è questo fine superiore che ci spinge? Io nel mio volgermi intorno vedo solo casualità.
Simplicio: la provvidenza non è visibile all'uomo, sta solo nella mente di Dio, noi possiamo solo seguirne gli oscuri cammini.
Salviati: quindi concordi con me che anche in questo caso dobbiamo credere in qualcosa che non si vede, non si sente, non è probabile né sperimentabile. E cosa esclude che quei fatti che io, a posteriori, vedo associati fra di loro, non siano altro che la mia libera associazione di fatti casuali in un mondo di casualità che io non prendo in considerazione?
Simplicio: un mondo di questo tipo sarebbe solo dolore, caos, non davvero qualcosa di degno per l'uomo.
Salviati: che non sia degno dell'uomo è giudizio dell'uomo stesso, e questa non è un'argomentazione valida. Mi sembra, dal nostro breve dialogo, che tutte le argomentazioni da te addotte non facciano altro che confermare il mio ateismo.
Simplicio: ma proprio in questo tu mi dai ragione, perché nel tuo ateismo vuol dire che sei in cerca, e nella tua ricerca, nel negare l'esistenza di dio, l'affermi tu stesso.
Salviati: Anche questa, mio caro, non è un'argomentazione valida. In logica un'affermazione afferma e una negazione nega: nel mio negare io nego, non affermo, e la ricerca di una verità non è automaticamente la validazione di una verità già posta. Se io fossi copernicano, non affermerei la realtà dei principi tolemaici con la semplice ricerca su di essi o, addirittura, negandoli, tutt'altro. La tua argomentazione, a ben vedere, mi sembra molto di più autoassolutoria, un modo che tu stesso adoperi per negare che qualcuno possa pensare diversamente da te. Ma non pensiamoci più, Simplicio. Io non ho la pretesa di convincerti, mi basta che tu rispetti la mia libertà di dirmi e credermi ateo, senza dover per questo tu pensare che io sia e non sia ad un tempo. Queste speculazioni lasciamole ai filosofi, a noi basti di andare a ballare con quelle donzellette che vedo laggiù al tavolo. E se tu ne preferirai una morigerata del tuo Dio, così sia; a me basterà una donna che abbia un po' di sale in zucca e un cervello, seppur piccolo, per tentare di discernere.
Salviati: Anche questa, mio caro, non è un'argomentazione valida. In logica un'affermazione afferma e una negazione nega: nel mio negare io nego, non affermo, e la ricerca di una verità non è automaticamente la validazione di una verità già posta. Se io fossi copernicano, non affermerei la realtà dei principi tolemaici con la semplice ricerca su di essi o, addirittura, negandoli, tutt'altro. La tua argomentazione, a ben vedere, mi sembra molto di più autoassolutoria, un modo che tu stesso adoperi per negare che qualcuno possa pensare diversamente da te. Ma non pensiamoci più, Simplicio. Io non ho la pretesa di convincerti, mi basta che tu rispetti la mia libertà di dirmi e credermi ateo, senza dover per questo tu pensare che io sia e non sia ad un tempo. Queste speculazioni lasciamole ai filosofi, a noi basti di andare a ballare con quelle donzellette che vedo laggiù al tavolo. E se tu ne preferirai una morigerata del tuo Dio, così sia; a me basterà una donna che abbia un po' di sale in zucca e un cervello, seppur piccolo, per tentare di discernere.
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