L'Italia dei tuttologi

 L'Italia è un grande paese, lo dimostra negli intellettuali a cui dà lustro e risalto mediatico. Come quelli che ogni giorno illuminano le nostre vite con profluvi di sapere, loro che sono dotti di tutto e su tutto. Ed eccoli a discutere, animatamente talora, del tutto e del niente, perché tutto sanno, loro.


 Li vedi rincorrere il gossip così come l'ultima finanziaria: inseguire il ministro e la soubrette, discorrere di mafia e di Sciascia sì come delle evoluzioni acrobatiche del Capitan Schettino. Tutti parimenti dotti, tutti parimenti pronti a rendere noi stessi dotti, un pelino meno di loro però, non sia mai che noi gli si voglia rubare arte e mestiere.

L'Italia di chi tutto sa ma nulla conosce forse davvero, di chi ostenta la sua conoscenza prima ancora di possederla. L'Italia di chi il giornalismo se lo inventa scavando nel torbido, se necessario inventando, perché prima viene il risultato, prima vengono le ideologie che si professano morte

 L'italia di chi non ha pudore ad inseguire gli autotrasportatori che protestano, agghindati nei loro pellicciotyi, scorrazzando di casa in casa, che tanto nessuno conosce a chi appartengano quegli edifici. L'Italia di chi non s'è mai genuflesso per avere un incarico, forse perché a leccare regali deretani e a suggere ignominiosi augelli c'era riuscito, potere della scienza, già in piedi

 

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