"Sic transit gloria mundi"
Era qualcosa che ci si attendeva, e alla fine è accaduto, Gheddafi, dittatore libico al potere da quarant'anni, alla fine, come quasi tutti i dittatori, è caduto.
Ucciso, un colpo di pistola dopo essere stato catturato, sembra, a seguito di un raid della NATO. Uso il verbo sembrare perché sempre, in queste circostanze, le fonti ufficiali sono da prendere con le molle, lo sappiamo, in quanto hanno la tendenza ad edulcorare ed addolcire la storia dei vincitori e ad ingigantire la viltà dei vinti. Del resto la storia è scritta dai vincitori.
Intanto fioccano le reazioni. La morte di un uomo è sempre il culmine delle sue vicende, dolersi di questo evento è come dimenticarsi della risibilità delle nostre esistenze. Eppure, dopo aver condannato la violenza dell'uomo, è un atto di civiltà condannarne la morte violenta. Non perché Caino debba portare per sempre il sigillo della sua maledizione, ma perché alle vittime del dittatore sarebbe spettato un processo giusto del loro carnefice.
In tutto ciò non può non stonare il commento del nostro primo ministro, quel Silvio Berlusconi che dopo anni di sudditanza al dittatore libico, non ha saputo fare di meglio che sfoderare una citazione latina per commentarne la dipartita. Dimenticando il fatto che anche lui è mortale fra i mortali, e che in molti attendono di poter riutilizzare la stessa citazione nei suoi riguardi
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