Cervelli in fuga
Quando l'opposizione parlamentare di un paese si arrocca in un astratto Aventino non è mai un buon segno, sia per chi governa che per chi lo contesta. Vuol dire che da ambo le parti si sono rotte le regole del gioco politico, del reciproco rispetto. Le cause sono molte, ma alla fine chi ne fa le spese è il popolo sovrano.
Certo ha fatto effetto vedere Berlusconi parlare in parlamento ad una folla adorante e concorde, prodiga di consigli flatulenti e di attacchi indiscriminati all'unico uomo di opposizione presente in aula, quel Gianfranco Fini da cui è stata scatenata ormai quasi un anno fa l'odierna situazione di crisi politica.
Ma la fuga dei cervelli dalla Camera dei deputati è suonata come l'ultimo atto del declino di una generazione ormai scolata dalla realtà. Mentre fuori dalle sale del potere il paese langue nella stagnazione, piange sempre più la miseria, stando ai dati della Caritas, il parlamento non è capace d'altro che di discutere di provvedimenti inutili come quelli sulle intercettazioni o gli spostamenti dei ministeri da una città all'altra.
Questa non può più essere la nostra classe dirigente.
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