Lettera aperta al presidente della Repubblica e al Parlamento italiano
RIVOLGIAMO IL NOSTRO APPELLO
alla più alta carica dello Stato e agli italiani che siedono in Parlamento per impedire l’ultima iniquità di un governo antimeridionalista che, purtroppo, trova qualche sponda anche tra i banchi del centrosinistra.
Mentre Bersani afferma: “Il Pd è il Partito della nazione … un impegno a riprogettare in condizioni nuove una confermata unità dell’Italia” qualcuno nello stesso PD pensa di dover cercare tutele per i precari del centro nord a scapito dei precari del centro sud come se il dramma del precariato potesse trovare soluzioni territoriali attraverso una contrapposizione di stampo filo-leghista.
Appare davvero paradossale per non dire ridicolo che qualcuno pensi di appellarsi al Presidente della Repubblica per rivendicare la violazione di una sentenza della Corte Costituzionale già pronunciata!
Proprio il richiamato art. 1, comma 605, lett. c), della legge n. 296 del 2006 prevedeva <>
Dice infatti la Corte <>
Il legislatore si deve muovere, <>
Ed ancora << Ed invero, l’aggiornamento ……. è finalizzato a consentire ai docenti in esse iscritti di far valere gli eventuali titoli precedentemente non valutati, ovvero quelli conseguiti successivamente all’ultimo aggiornamento, così da migliorare la loro posizione ai fini di un possibile futuro conferimento di un incarico. La disposizione impugnata deroga a tali principi e, utilizzando il mero dato formale della maggiore anzianità di iscrizione nella singola graduatoria provinciale per attribuire al suo interno la relativa posizione, introduce una disciplina irragionevole che - limitata all’aggiornamento delle graduatorie per il biennio 2009-2011 – comporta il totale sacrificio del principio del merito ………>>
Infine, ed il discorso si chiude << L’art. 1, comma 4-ter, del d.l. n. 134 del 2009 si pone, quindi, in contrasto con l’art. 3 della Cost., risultando di conseguenza assorbite le ulteriori censure. per questi motivi LA CORTE COSTITUZIONALE dichiara la illegittimità costituzionale dell’art. 1, comma 4-ter, del decreto legge 25 settembre 2009, n. 134 (Disposizioni urgenti per garantire la continuità del servizio scolastico ed educativo per l'anno 2009-2010), aggiunto dalla legge di conversione 24 novembre 2009, n. 167. Così deciso in Roma, nella sede della Corte costituzionale, Palazzo della Consulta, il 7 febbraio 2011>>.
Rivendicare diritti già impropriamente goduti nel biennio di applicazione di una norma incostituzionale non è sensato né rispettoso di uno stato di diritto.
Piuttosto che fare fronte comune contro il massacro della scuola pubblica ci si attarda a guardare il proprio “orticello” prevaricando diritti e calpestando qualsiasi giustizia ed equilibrio nel cercare risposte a tante tragedie umane.
Il cosiddetto Decreto Sviluppo, il DECRETO-LEGGE 13 maggio 2011 n. 70, interviene sulla scuola con norme estemporanee, disarticolate e perfino insensate rispetto all’urgenza di una proposta che risponda all’emergenza istruzione determinata da anni di tagli ingiustificati ed insostenibili aprendo ancora la volta la strada a contenziosi infiniti e forse strumentalmente attesi per far saltare il sistema delle graduatorie e consegnare anche il precariato della scuola al clientelismo ed ai “padrini politici”
Due le norme decisamente antimeridionaliste ed una 3^ in arrivo:
1) Assolutamente inaccettabile e di ESTREMA GRAVITÀ il tentativo di scavalcare la sentenza della Corte attraverso la retrodatazione giuridica dall'anno scolastico 2010 – 2011 di quota parte delle assunzioni di personale docente e ATA sulla base dei posti vacanti e disponibili relativi al medesimo anno scolastico 2010 – 2011 senza che si sia proceduto all’inserimento nella propria posizione di tutti i docenti in ciascuna graduatoria secondo il proprio punteggio.
2) Strumentale l’imposizione per 5 anni dell’”immobilità” territoriale adducendo la necessità di assicurare continuità didattica poiché tale norma si applica solo per <> cioè per ritorsione su chi decide di trasferirsi di provincia disturbando il pensiero leghista/secessionista. La continuità è certamente un valore ma le norme per tutelarla se si stabiliscono si applicano a tutto il personale e bisogna superare l’organico di fatto e rendere l’organico, tutto non quello assunto dal 2011/2012, stabile e certo.
3) Infine pare sia in arrivo attraverso un emendamento un bonus di punti (quindi senza alcun titolo od alcun merito) per chi resta fermo nella provincia in cui si trovava nel 2009. Ma la Corte ha dichiarato incostituzionale l’obbligo a non spostarsi quindi ancora una volta, al di là del diritto, si sceglie di privilegiare qualcuno e di penalizzare qualcun altro
INFINE si pretende di rendere inapplicabile la norma sulla stabilizzazione del personale precario della scuola nonostante ripetute sentenze dei giudici del lavoro che hanno già condannato il MIUR come se i precari della scuola, anche con decenni di precariato alle spalle, fossero “figli di un dio minore” con meno diritti di qualsiasi precario occupato in altri settori.
A Lei signor Presidente ed agli italiani che siedono in Parlamento
CHIEDIAMO
Ridateci fiducia nella Costituzione, nelle leggi, nelle Istituzioni. Grazie.
Le precarie ed i precari ITALIANI
alla più alta carica dello Stato e agli italiani che siedono in Parlamento per impedire l’ultima iniquità di un governo antimeridionalista che, purtroppo, trova qualche sponda anche tra i banchi del centrosinistra.
Mentre Bersani afferma: “Il Pd è il Partito della nazione … un impegno a riprogettare in condizioni nuove una confermata unità dell’Italia” qualcuno nello stesso PD pensa di dover cercare tutele per i precari del centro nord a scapito dei precari del centro sud come se il dramma del precariato potesse trovare soluzioni territoriali attraverso una contrapposizione di stampo filo-leghista.
Appare davvero paradossale per non dire ridicolo che qualcuno pensi di appellarsi al Presidente della Repubblica per rivendicare la violazione di una sentenza della Corte Costituzionale già pronunciata!
Proprio il richiamato art. 1, comma 605, lett. c), della legge n. 296 del 2006 prevedeva <>
Dice infatti la Corte <>
Il legislatore si deve muovere, <>
Ed ancora << Ed invero, l’aggiornamento ……. è finalizzato a consentire ai docenti in esse iscritti di far valere gli eventuali titoli precedentemente non valutati, ovvero quelli conseguiti successivamente all’ultimo aggiornamento, così da migliorare la loro posizione ai fini di un possibile futuro conferimento di un incarico. La disposizione impugnata deroga a tali principi e, utilizzando il mero dato formale della maggiore anzianità di iscrizione nella singola graduatoria provinciale per attribuire al suo interno la relativa posizione, introduce una disciplina irragionevole che - limitata all’aggiornamento delle graduatorie per il biennio 2009-2011 – comporta il totale sacrificio del principio del merito ………>>
Infine, ed il discorso si chiude << L’art. 1, comma 4-ter, del d.l. n. 134 del 2009 si pone, quindi, in contrasto con l’art. 3 della Cost., risultando di conseguenza assorbite le ulteriori censure. per questi motivi LA CORTE COSTITUZIONALE dichiara la illegittimità costituzionale dell’art. 1, comma 4-ter, del decreto legge 25 settembre 2009, n. 134 (Disposizioni urgenti per garantire la continuità del servizio scolastico ed educativo per l'anno 2009-2010), aggiunto dalla legge di conversione 24 novembre 2009, n. 167. Così deciso in Roma, nella sede della Corte costituzionale, Palazzo della Consulta, il 7 febbraio 2011>>.
Rivendicare diritti già impropriamente goduti nel biennio di applicazione di una norma incostituzionale non è sensato né rispettoso di uno stato di diritto.
Piuttosto che fare fronte comune contro il massacro della scuola pubblica ci si attarda a guardare il proprio “orticello” prevaricando diritti e calpestando qualsiasi giustizia ed equilibrio nel cercare risposte a tante tragedie umane.
Il cosiddetto Decreto Sviluppo, il DECRETO-LEGGE 13 maggio 2011 n. 70, interviene sulla scuola con norme estemporanee, disarticolate e perfino insensate rispetto all’urgenza di una proposta che risponda all’emergenza istruzione determinata da anni di tagli ingiustificati ed insostenibili aprendo ancora la volta la strada a contenziosi infiniti e forse strumentalmente attesi per far saltare il sistema delle graduatorie e consegnare anche il precariato della scuola al clientelismo ed ai “padrini politici”
Due le norme decisamente antimeridionaliste ed una 3^ in arrivo:
1) Assolutamente inaccettabile e di ESTREMA GRAVITÀ il tentativo di scavalcare la sentenza della Corte attraverso la retrodatazione giuridica dall'anno scolastico 2010 – 2011 di quota parte delle assunzioni di personale docente e ATA sulla base dei posti vacanti e disponibili relativi al medesimo anno scolastico 2010 – 2011 senza che si sia proceduto all’inserimento nella propria posizione di tutti i docenti in ciascuna graduatoria secondo il proprio punteggio.
2) Strumentale l’imposizione per 5 anni dell’”immobilità” territoriale adducendo la necessità di assicurare continuità didattica poiché tale norma si applica solo per <> cioè per ritorsione su chi decide di trasferirsi di provincia disturbando il pensiero leghista/secessionista. La continuità è certamente un valore ma le norme per tutelarla se si stabiliscono si applicano a tutto il personale e bisogna superare l’organico di fatto e rendere l’organico, tutto non quello assunto dal 2011/2012, stabile e certo.
3) Infine pare sia in arrivo attraverso un emendamento un bonus di punti (quindi senza alcun titolo od alcun merito) per chi resta fermo nella provincia in cui si trovava nel 2009. Ma la Corte ha dichiarato incostituzionale l’obbligo a non spostarsi quindi ancora una volta, al di là del diritto, si sceglie di privilegiare qualcuno e di penalizzare qualcun altro
INFINE si pretende di rendere inapplicabile la norma sulla stabilizzazione del personale precario della scuola nonostante ripetute sentenze dei giudici del lavoro che hanno già condannato il MIUR come se i precari della scuola, anche con decenni di precariato alle spalle, fossero “figli di un dio minore” con meno diritti di qualsiasi precario occupato in altri settori.
A Lei signor Presidente ed agli italiani che siedono in Parlamento
CHIEDIAMO
Ridateci fiducia nella Costituzione, nelle leggi, nelle Istituzioni. Grazie.
Le precarie ed i precari ITALIANI
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