La crisi è vicina. I possibili scenari dopo la cacciata di Fini dal Popolo della Libertà
L’approvazione del documento dell’Ufficio di Presidenza del Pdl non può che determinare una crisi di governo. Potranno trascorrere giorni, settimane o perfino mesi prima che il disfacimento dell’esecutivo si palesi apertamente e in modo definitivo. Ma il processo è iniziato. Ed è assolutamente irreversibile.
Al di là dei numeri, che pure sono indicativi, la maggioranza uscita vincente dalla competizione elettorale non esiste più. E’ proprio il documento approvato ieri a sancirlo, laddove afferma che, “soprattutto dopo il voto delle regionali che ha rafforzato il governo e il ruolo del Pdl, l’On. Gianfranco Fini ha via via evidenziato un profilo politico di opposizione al governo, al partito ed alla persona del Presidente del Consiglio”.
Nel documento si denuncia una sorta di “tradimento” del Presidente della Camera e dei suoi sostenitori non già nei confronti del Capo del Governo, ma degli stessi elettori. Tradimento che si sarebbe consumato con l’assunzione da parte dell’on. Fini di posizioni del tutto originali e lontane da quelle illustrate nel programma sottoscritto con il corpo elettorale su “temi qualificanti” come la cittadinanza breve, il voto agli extracomunitari e la legge elettorale. Ma soprattutto con quell’inclinazione, che il Presidente della Camera avrebbe dimostrato, per l’“uso politico della giustizia”, vizio intollerabile più di ogni altra cosa per il Presidente del Consiglio.
Il problema è che il presunto tradimento del co-fondatore del partito di maggioranza e la sua conseguente espulsione dal medesimo non possono che condurre alle dimissioni dello stesso Presidente del Consiglio. Ed ha ragione Bersani quando invita Berlusconi a presentarsi in Parlamento “perché questa è una vera crisi”.
Occorre evidenziare, infatti, che il documento dell’Ufficio di Presidenza del Pdl non è stato firmato dal Ministro per le politiche europee Andrea Ronchi, dal Viceministro per lo Sviluppo economico Adolfo Urso e dal Sottosegretario per il Lavoro, la Salute e le Politiche sociali Pasquale Viespoli.
Ed ancora va messo in luce che lo stesso documento sancisce il deferimento ai probiviri di autorevoli deputati del Pdl vicini a Gianfranco Fini come Italo Bocchino, Carmelo Briguglio e Fabio Granata. Com’è pensabile che il Governo possa proseguire il suo corso?
La responsabilità di tutto ciò che sta accadendo è anche, e soprattutto, del Presidente Berlusconi, posto che, come recita l’art. 95 della Costituzione, “Il Presidente del Consiglio dei ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Mantiene l’unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l’attività dei ministri”. Se non ci riesce, va a casa.
E’ stato Berlusconi che ha deciso di fondare un nuovo partito insieme a Gianfranco Fini, che ha promosso le stesse candidature dei finiani al Governo, inserendo gli uomini dell’attuale Presidente della Camera nell’esecutivo. E’ necessario, pertanto, che ne risponda, rassegnando le dimissioni.
In alternativa, il Capo del Governo potrebbe presentarsi in Parlamento per spiegare le ragioni della crisi e chiedere un nuovo voto di fiducia. Qualora non facesse neanche questo, prolungherebbe soltanto un’agonia istituzionale deleteria per tutti.
Foto | Flickr
La crisi è vicina. I possibili scenari dopo la cacciata di Fini dal Popolo della Libertà é stato pubblicato su polisblog alle 08:30 di venerdì 30 luglio 2010.
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