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Visualizzazione dei post da gennaio, 2021

Per una nuova epistemologia della discussione

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Quando discuto con un novax o un riduzionista del Covid (ma anche fosse un fascista o un nazicomunista) capita sempre la stessa cosa: dimostrata con argomentazioni e profusione di fonti l'inadeguatezza o la falsità della altrui posizione, difficilmente l'interlocutore ammette il proprio errore. E questo capita anche se sono io a sbagliare, sia chiaro. Perché capita? Un po' è l'effetto di un bias cognitivo, il bias di conferma: di fronte a tante argomentazioni e ai dati vediamo e vogliamo vedere solo le informazioni che confermano la nostra opinione preconcetta. Un po' è poi l'effetto della sindrome di Dunning Kruger: se una persona è fin troppo incompetente su di un certo argomento semplicemente non può riconoscere quali informazioni sono vere e quali false fra quelle che gli sono proposte. Infine, però, credo ci sia anche un'altra cosa: la paura dello stigma, l'infamia dell'ammissione pubblica del proprio errore. Una società che ci vede ...

Ergo Proxy, Shukō Murase

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Ergo Proxy è un anime messo in onda in Giappone per la prima volta nel 2006. Regista e autore della serie è Shukō Murase. Questo anime si inserisce a pieno nel filone del cyberpunk orientale, intriso di una vena spirituale e con profondi legami con la filosofia occidentale. Protagonisti della vicenda sono Vincent Law e Re-Il Meyer, il primo immigrato in cerca di cittadinanza nella città-cupola di Romdo, l'altra nipote del reggente della città. Nella città-cupola un virus inizia a colpire gli autoReiv, gli androidi che vivono insieme agli uomini come loro servitori meccanici: gli androidi infetti scoprono la capacità di pensare autonomamente, mentre una serie di omicidi si sussegue. In città poi compare una figura dotata di poteri quasi divini, il Proxy. Re-Il e Vincent finiscono per dover fuggire dalla città, coinvolti nella serie di omicidi e di apparizioni del Proxy, fino alla scoperta che Vincent è proprio il Proxy, e che non è l'unico della specie. I proxy sono...

Sui social e la censura

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È di questi giorni la notizia che i principali social netork hanno inibito al presidente Trump l'uso dei propri profili, a seguito dei fatti di Capitol Hill. Subito, soprattutto la destra ha iniziato a parlare di censura, insinuando il complotto delle Big Tech che si arrogano il diritto di censurare le posizioni scomode o a loro non gradite. Ma le cose stanno davvero così? Per come la vedo io, il problema sta a monte e prima dei social network, ed è un problema in primis di analfabetismo digitale. Mi spiego: da anni ci si batte perché la rete internet sia considerata patrimonio universale e bene comune, in modo da garantirne un libero accesso a tutti. Di fatto la rete internet è una enorme (e fragile) infrastruttura che garantisce a pubblici (per esempio gli Stati con i loro siti e le loro app) e privati (per esempio Googlee, Facebook, Twitter) di offire all'utenza dei servizi. E qui casca l'asino, ovvero la confusione tra la libertà e pubblicità dell'infrastruttura e l...