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Visualizzazione dei post da maggio, 2017

Serracchiani, Fermo, le ONG, i valori, la traslazione della colpa e la deumanizzazione

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Nella passata settimana sono accaduti una serie di fatti che mi hanno spinto, sulla mia pagina Facebook, a pubblicare un post abbastanza chiaro Tuttavia credo di dover spendere qualche parola in più sui fatti di cui si dice qualcosa nel post riportato sopra. Per chi ha seguito le cronache, l'ultimo mese, ed in particolare la passata settimana hanno coinciso con un crescere spasmodico della messa in stato di accusa del fenomeno migratorio (e dei suoi presunti fiancheggiatori). Andando in ordine, siamo partiti dalle dichiarazioni pubbliche del procuratore di Catania Zuccaro, che lamentava come l'intervento delle ONG nelle acque del Canale di Sicilia porti ad accrescere la difficoltà del catturare gli scafisti che guidano i barconi salpati dalla Libia verso le coste siciliane. Alle parole di Zuccaro sono seguite varie prese di posizione, la difesa delle ONG da parte di una parte del governo e contemporaneamente il ribadire delle accuse dal resto, nonché dalle varie forze p...

Wallace, il soliloquio, Faulkner e Proust

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Nell'immaginario comune, nella gran parte dovuto e modellato dalle esigenze scolastiche, le grandi innovazioni della letteratura​ contemporanea traggono origine nelle opere di Virginia Woolf, Joyce, Mann, Pirandello e Svevo (al massimo D'Annunzio). Lasciando perdere la sopravvalutazione dell'impatto e dell'importanza dei tre italiani, chi rimane fuori da questo panorama sono due autori, in realtà molto più influenti, ma di molto più difficile lettura. Parliamo ovviamente di Proust e Faulkner. La scrittura novecentesca, anzi, si forma ad imitazione o in contrapposizione al periodare di questi due grandi. Quanto detto prima risulta evidente osservando il periodare di alcuni giganti contemporanei. Fra i grandi degli ultimi quindici anni, uno risulta particolarmente influenzato dalle sperimentazioni sopracitate: David Foster Wallace. Si legga per esempio il seguente soliloquio tratto da La scopa del sistema (capitolo V), Mettiamo che qualcuno mi avesse detto, dieci ...

Linkiesta, Jstor Daily e le donne pirata

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Foto: Wikipedia commons Allora, partiamo da una premessa: se prendi un pezzo, un bel pezzo, di qualcun altro e lo traduci o lo reinterpreti nella tua lingua, non fai di per sé un male. Anzi, magari permetti a dei lettori che non potrebbero accedere a quei contenuti, banalmente, per un problema di decodificazione linguistica, di sapere qualcosa in più su un determinato argomento. Ma dato che è tra i dettagli che si deve frugare per capire i reali interessi in gioco, quando si tratta di buona fede, la prima cosa da fare è dichiarare che si sta traducendo o prendendo ispirazione. Così non è per un recente articolo di Linkiesta (lo trovate  qui ) che riprende praticamente per intero un articolo pubblicato su Jstor Daily ( questo ). Ripeto, di per sé nulla di male, se non fosse che da nessuna parte si leggono: A) il rimando bibliografico al saggio dello storico che viene citato, Marcus Rediker; B) il rimando o il link all'articolo originale. Vogliamo essere sicuri che si tratt...