La chiamano Austerity

La chiamano Austerity e in nome di questo nome altisonante operano i tagli che noi poi viviamo sulla nostra pelle. Eppure non sono dei semplici pinco pallino quelli che smascherano questo mito, si tratta bensì di Keynes e di tutti i suoi discepoli, primo fra tutti Krugman, premio nobel per l'economia, tutti convinti che, dietro questo sostantivo propinato in lingua per renderlo più credibile, non si nasconda che il giochetto sporco di pochi potenti sottomessi al dio mercato. Ecco che dall'austerity c'è chi ha un guadagno ben preciso, come la Germania, mentre non si capisce bene perché il problema del debito pubblico sia una questione inderogabilmente aperta solo per la vecchia Europa. È un dato di fatto che né USA, né Giappone né Cina, per fare i primi nomi per importanza, si pongano il problema del debito, anzi. In caso di crisi queste economie immettono liquidità per permettere di superare agevolmente il periodo di stagnazione, si impegnano in lavori pubblici, incrementano il proprio debito anziché tentare di colmarlo a scapito dei cittadini.

La vecchia Europa invece oggi taglia su tutti i servizi, ristruttura, riduce la sindacalizzazione, elimina diritti la cui conquista era costata anni, tutto in nome dell'austerity, nome specchio che nasconde la parola mercati e interessi. Allora diciamo le cose come stanno: diciamo che si vuole rendere l'Europa competitiva nei confronti dei mercati in fase di sviluppo, lì dove sindacalizzazione e diritti sono spesso inesistenti. Diciamo che i paesi dalle economie più sviluppate del vecchio continente stanno approfittando della potenziale fragilità di alcune economie europee per ridurre le condizione sociali di quegli stati e renderli di fatto dipendenti, a condizioni di subordinazione e di accettazione di decisioni prese da altri, sotto l'egida del "ci viene chiesto dall'Europa". Diciamoci che questa Europa non si fonda sulla democrazia, concetto tanto in voga quanto in disuso, ma sullo sapoteree economico, e diciamoci pure che dietro questo gioco al massacro si cela pure l'accettazione di anni di recessione globale, perché dal crollo dell'Europa nascerà il rallentamento di tutte le economie.
Ma soprattutto, diciamoci che la parola Austerity cela la resa della politica di fronte all'economia e agli interessi economici, e il sacrificio dei diritti e dello stato sociale.

 
 

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