Facciamo che la smettiamo di parlare di "buonsenso"?


Spesso e volentieri nella discussione pubblica, come in quelle private, ci capita di sentir dire che, alla fine dei conti, "basta un po' di buonsenso" o che "decidendo a buonsenso" si fa la scelta migliore. Ecco, in realtà questo schema mentale ha prodotto nel tempo numerosi danni, per cui, una volta per tutte dovremmo smetterla di appellarci al buonsenso per decidere. 

Certo, notoriamente Il buonsenso è annoverato fra i modi corretti per prendere una decisione, tuttavia è in primo luogo impossibile definire oggettivamente cosa sia il buonsenso e cosa non lo sia: per esempio è considerato buonsenso prendere ua decisione secondo il criterio del "giusto mezzo", il detto "in medio stat virtus" è fra i più noti e più accettati. Eppure in realtà non sempre questo criterio risulta corretto, infatti per esempio se consideriamo un estremo la democrazia e l'altro estremo la tirannide, è chiaro come in realtà il presunto giusto mezzo, una democrazia autoritaria, non possa essere la scelta migliore.

In realtà il buonsenso può far apparire credibili cose non vere: se osservo l'orizzonte dal mezzo della pianura, esso apparirà piatto, per cui facilmente potrei ritenere piatta la terra; se osservo l'oceano dalle coste della Francia non vedo le coste delle Americhe, a buonsenso potrei pensare che l'America non esiste; il buonsenso farebbe credere al bue che, dato che non è mai successo, non verrà portato proprio quel giorno al macello; il buonsenso mi dice, come crede Aristotele, che la pietra cade per terra perché quello è il suo luogo naturale.

Osservando gli esempi fatti ci accorgiamo quindi di qualcosa: il buonsenso è una forma di semplificazione estrema della conoscenza, ovvero una risposta ipersemplicistica a problemi complessi che non si vogliono o non si sanno riconoscere come tali. Infatti, la meccanica quantistica ci insegna che possiamo conoscere la realtà solo in termini probabilistici, e la stessa critica di Russell e Popper al pensiero induttivo ci insegna che anche il pensiero scientifico non è in grado di valutare tutte le variabili e può ragionare solo in termini probabilistici.

E allora, perché siamo portati a ragionare secondo questo schema? Perché il buonsenso è in genere una forma consolatoria e autoassolutoria per prendere decisioni, tendente al conservatorismo della condizione data. Secondo questo schema dato che il maschio è generalmente più forte e fisicamente superiore allora è giusto che domini la donna; era ed è il buonsenso che fa ritenere la borghesia più adatta a detenere il governo, infatti, secondo il criterio che stiamo esaminando, dato che già deteneva le redini del potere vuol dire che ne è più degna e che è più adatta a farlo rispetto ad altre classi sociali; il buonsenso faceva ritenere credibile agli occidentali del XIX secolo, accidentalmente più ricchi e potenti, di essere per lo stesso motivo più degni di essere più ricchi e potenti di qualsiasi altro popolo.

Stando a questa analisi, diventa assai discutibile adottare questo modello logico decisionale, anzi, risulta evidente come coloro che lo propongono siano in realtà pessimi decisori. La stessa eventualità in cui chi dovesse decidere secondo questo modello dovesse prendere una decisione corretta o fortunosa non dovrebbe stupire: come detto precedentemente, non è sempre possibile calcolare le infinite variabili che possono variare i termini probabilistici di un avvenimento e di una decisione, per cui, del tutto casualmente, anche chi decide a caso o secondo schemi fallaci può prendere apparentemente decisioni correte; può anche capitare che pur girando del tutto a vuoto alla fine mi ritrovi nella strada che stavo cercando; questo tuttavia non dimostra che il mio girare a vuoto sia il modo migliore per raggiungere la mia meta, o che sia un modo migliore di un'attenta disamina dell'itinerario che preceda il mio mettermi in moto.

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