TINT come strumento per la didattica della lingua italiana - un'esperienza d'uso
Per le vacanze ho assegnato ai miei alunni di quinta delle esercitazioni sulla produzione e l'analisi di testi argomentativi o poetici. Le produzioni, volontarie, sono state consegnate e corrette in digitale su Google Classroom. Oltre alla classica correzione degli errori, grammaticali, sintattici, lessicali, di comprensione e di contenuto, ho associato come strumento di valutazione un'analisi sulla leggibilità del testo condotta tramite software gratuito e open source TINT. Oggi abbiamo analizzato assieme i risultati, in particolare abbiamo visto come i testi analizzati si ponessero secondo l'indice GULPEASE (un indice matematico di complessità di lettura di un testo determinato da una funzione matematica che mette in relazione lunghezza delle frasi, numero di parole per frase e numero di lettere che compongono le frasi), secondo i tre livelli minimi di ricchezza lessicale catalogati da Tullio De Mauro (le 500 parole più semplici, le 2500 e le 5000 parole più semplici e diffuse), secondo il rapporto tra frasi subordinate e frasi coordinate alla principale, in rapporto agli indici di densità semantica (che si fonda sulla ricchezza di significati catalogati sui dizionari per le parole scelte da chi ha scritto il testo) e densità lessicale (il rapporto tra parole lessicalizzate, ovvero portatrici di significato nella frase, come sostantivi, aggettivi, verbi, e parole funzionali, ovvero quelle parole di per sé prive di un vero significato, come le preposizioni, ma che servono a mettere in relazione le altre parole all'interno della frase). Abbiamo spiegato ed evidenziato la presenza nei testi di anglicismi non ancora entrati nel lessicco italiano, di plastismi e di espressioni polirematiche, tutte scelte potenzialmente ambigue o complesse per un lettore non particolarmente istruito, o attento. Analizzati i risultati abbiamo pensato a quale potesse essere il pubblico dei testi prodotti dagli alunni, e se, in relazione a quel pubblico ipotizzato, i risultati evidenziassero difficoltà tali da dire che, al di là degli errori grammaticali o di contenuto, comunque quanto scritto dagli alunni non funzionava.
Devo dire che, pur con difficoltà, gli studenti hanno seguito. In particolare hanno capito che un testo complesso non è per forza un testo sbagliato, ma che questo dipende da chi ne è il lettore previsto, pur con la consapevolezza che una inutile complessità taglia fuori ingiustamente dalla lettura coloro ai quali le stesse cose possono essere dette in maniera più semplice e lineare.
Questi sarebbero i risultati dell'analisi di questo post.
Commenti
Posta un commento