Antonio e Cleopatra, William Shakespeare
Di Sébastien Bourdon - [1], Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=10591540 |
Antonrio e Cleopatra, scritta e messa in scena tra il 1607 e il 1608 da William Shakespeare, è fra le tragedie dell'autore più ambigue.
La trama del dramma segue lo sviluppo della passione amorosa di Antonio, triumviro di Roma, e Cleopatra, regina d'Egitto, già amante di Giulio Cesare. Antonio si barcamena tra l'amore per la regina e la posizione politica che lo vede alleato di Ottaviano e Lepido, gli altri due triumviri che avevano ereditato il potere politico di Cesare e ne avevano vendicato la memoria, come magistralmente raccontato dallo stesso Shakespeare nella tragedia Giulio Cesare.
Nel tentare di mantenere la propria posizione Antonio accetta di sposare la sorella di Ottaviano, Ottavia, ma infine gli risulta impossibile tenere contemporaneamente in vita il matrimonio e la relazione esotica con Cleopatra. Quando Antonio decide di ripudiare la moglie, e Ottaviano fa opportunamente trapelare il testamento del rivale in cui i figli avuti da Cleopatra venivano designati ad eredi e sovrani della parte orientale dei domini di Roma, la guerra diviene inevitabile.
Ottaviano e Antonio si scontrano, ma nello scontro marittimo sarà proprio la fuga delle navi di Cleopatra a consegnare la vittoria al futuro primo imperatore di Roma. L'assedio in terra d'Egitto, l'incapacità di Antonio a rassegnarsi alla sconfitta, dilatano i momenti della tragedia, la passionalità sensuale e tormentata dei due amanti, vinti da un fatale desiderio di distruzione. Infine Antonio e i suoi collaboratori trovano la morte, e lo stesso accade a Cleopatra, che per non farsi prendere prigioniera e trascinare per le strade di Roma nel trionfo di Ottaviano, si dà la morte con il morso di un serpente del Nilo.
Antonio e Cleopatra, fra le tragedie più note di Shakespeare, è anche una delle meno tragiche: poco si può realmente trovare di tragico nelle figure di Antonio e Cleopatra, incapaci di comprendere la realtà che li circonda e il sentimento che li tormenta; talvolta, soprattutto la regina d'Egitto appare come una bambina capricciosa che vuole e disvuole ad un tempo. Se Antonio nella tragedia di Cesare appare oratore infallibile e pieno di pathos, qui appare l'ombra di quel personaggio tragico: un generale che conduce alla sconfitta il suo esercito, tronfio di una gloria e di una forza che non possiede più ormai da troppo. Ambigua è anche la figura di Ottaviano: lucido difensore degli interessi di Roma, o scaltro arrivista, come in fondo appare anche nel Giulio Cesare?
Forse ciò che rende atipica la tragedia è la dimensione umana antitragica dei protagonisti. Più vicini all'ethos della tragedia sono probabilmente alcuni fra i collaboratori di Antonio e Cleopatra, tormentati dalla realistica analisi della sconfitta imminente e l'amorosa lealtà verso i padroni o i compagni d'arme.
Una tragedia della mediocrità, incarnata in una regalità che ha poco di regale, lontana dai grandi dubbi di Amleto o dalla lucida lotta per il potere del Giulio Cesare, lontanissima persino dalle tragedie storiche ambientate nell'Inghilterra medievale.
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