Rumore bianco, Don DeLillo
Rumore Bianco di Don DeLillo è considerato una delle pietre miliari della letteratura postmoderna. Il romanzo racconta le vicende di Jack Gladney, docente di studi hitleriani in un fantomatico college del Midwest americano. Jack è stato sposato più volte, così come la sua ultima moglie, Babette, nondimeno i due personaggi incarnano l'apparentemente mite ma ipocondriaco conservatorismo della società americana degli anni '80 del Novecento, impregnata di consumismo, di dipendenze, di televisione, di una semrpe più marcata differenza fra piccoli centri di provincia e le grandi metropoli, e di paure latenti. La prima parte del romanzo appare infatti un'analisi dei rapporti articolati fra Jack, Babette e i quattro figli e figlie avuti dai diversi matrimoni, nonché dei legami non del tutto soluti con le mogli e i mariti precedenti. Nella seconda parte però eventi sempre più straordinari fanno emergere le contraddizioni della famiglia medio colta, medio borghese, tranquillamente consumista e distopica che ruota intorno a Jack, e di tutta la società intorno a loro. La fuoriuscita di materiali climici non ben conosciuti e l'esposizione di Jack a quei patogeni fanno emergere la sua paura di morire, l'insensatezza apparente dei suoi studi, nonché il loro reale e torbido significato profondo; ma la paura della morte e della mancanza di senso è comune anche a Babette, che tradisce Jack in cerca di un farmaco che possa curare la propria fobia. Deus ex machina diventa quindi lo sgarrupato cowboy suocero di Jack, che gli forniscce l'arma che farà seguito all'ispirazione cresccente nata dai colloqui con diversi colleghi del college. Jack così finisce per cercare vendetta per il tradimento della moglie. Nell'atto di sparare all'inventore del Dylar, il farmaco spacciato per miracoloso alla moglie a costo del suo tradimento, la mente di Jack si obnubila, come se ogni altro gesto o suono venisse coperto da un rumore bianco, e la sua stessa esistenza trova come unica soluzione un cupio dissolvi distruttivo e autodistruttivo ma non realizzabile.
Rumore bianco, come detto, è assieme alle opere di autori come Wallace e Pynchon, uno dei capisaldi della letteratura postmoderna, una letteratura che anche quando scava la realtà lo fa per demistificare le ideologie, senza prendere sul serio se stessa, la tragedia o la commedia. Così DeLillo fa letteratura psicologica ma i suoi personaggi sono credibilmente incredibili; la distopia della piccola cittadina americana anni '80 poi non conduce a visioni tragiche alla Orwell, semmai ad un surreale biasimo per una società dipendente dalla TV e che, di fronte agli effetti di una nube tossica, si ferma a rimpiangere gli splendidi tramonti che però essa aveva regalato. Una lettura consigliata e ancora inccredibilmente attuale.
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