Si attacca Ultima Generazione sui metodi per non discutere delle idee e delle richieste di Ultima Generazione
Osservare come i media discutono delle posizioni e dei comportamenti degli attivisti climatici di Ultima Genrazione permette di analizzare un caso di studio su come l'opinione pubblica discute, o non discute, delle tesi e delle argomentazioni che le vengono sottoposte.
Il caso comunicativo è abbastanza chiaro: quando gli attivisti di Ultima Generazione agiscono, ciò di cui si discute non è la tesi che portano avanti, o non sono le argomentazioni con cui le sostengono, bensì la forma della loro protesta, scandalosa, fastidiosa. Per carità, si può discutere dell'utilità dela forma di protesta di Ultima Generazione, ma questo ha poca attinenza con la protesta di questa organizzazione di attivisti climatici, mentre c'entra molto con il nostro limite di tolleranza verso il dissenso. In ogni caso, il fatto che i media trattino solo della forma della protesta, e non del contenuto della protesta è una forma di fallacia logica, del tipo dell'attacco ad hominem. Nella pratica, concentrandosi sulla forma della protesta, si decide di attaccare Ultima Generazione come organizzazione, in ultima istanza un grruppo di persone delle quali non apprezziamo i comportamenti, in modo da non dover discutere delle idee di quelle persone che con quei comportamenti cercano di veicolare. È importante notare che mettere in discussione le forme di protesta di Ultima Generazione non dovrebbe limitare o impedire la discussione delle tesi e delle rivendicazioni dell'organizzazione: se ciò acccade, allora quell'attacco si configura come un tentativo di distrazione argomentativo, un modo per portare la dicussione lontano dai temi che gli ambientalisti vogliono discutere.
Questo è ciò che accade quotidianamente sui giornali e i telegiornali, ogni volta in cui Ultima Generazione o altre organizzazioni di attivisti climatici inscenano forme di protesta. Ciò accade anche quando Ultima Generazione viene invitata a presenziare a programmi televisivi, come recentemente nel programma di Formigli su La7. In questo caso l'attivista climatica decide di intervenire in maniera forte durante un dibattito a cui presenziano in maniera paritetica commentatori che riconoscono o no il cambiamento climatico
L'attivista decide di non accettare la premessa stessa della discussione. e questo porta, sui media, ad una reazione violenta. Tutti contro l'attivista di Ultima Generazione che non accetta la discussione con il negazionista del cambiamento climatico. Da un punto di vista tecnico però l'attivista ha fatto l'unica cosa sensata: non si accetta la discussione quando non si condividono le premesse stesse della discussione. E quando non si possono nemmeno condividere le premesse stesse di una discussione? Per discutere bisogna almeno condividere qualcosa, fossero anche le regole del gioco. Ma se si discute con un negazionista del cambiamento climatico non si gioca alla pari per il semplice fatto che non è più da dimostrare se il cambiamento climatico sta avvenendo: lo ha già fatto la scienza negli ultimi vent'anni. Discuterne ancora vuol dire semplicemente non discutere, imbandire un discorso vuoto. Ciò di cui si può discutere è il cosa fare contro il cambiamento climatico, persino se e come decidere di non fare niente. Nient'altro.
Il fatto che non si colga che l'attivista ha di per sé compiuto una scelta logica è indice di quanto il dibattito pubblico sia scadente. Ripeto, si può anche discutere di non fare niente contro il cambiamento climatico, per esempio perché si ritiene che intervenire costerebbe troppo, causerebbe traumi sociali tali da essere persino superiori a quelli dovuti alle variazioni del clima, o altre ragioni anche molto valide; imbastire invece una discussione sulla reale esistenza del cambiamento ha lo stesso valore del disccutere in pubblica piazza della sfericità o meno della terra: zero.
C'è un ultima cosa da discutere: perché Ultima Generazione decide di tenere forme di protesta così controverse, al netto dell'evidenza di come questa forma di comunicazione viene così facilmente strumentalizzata? Al riguardo si potrebbero fare varie considerazioni: la prima è che una forma di protesta che non genera un trauma nell'opinione pubblica, semplicemente non è una forma di protesta; se protesto e nessuno se ne accorge, se non creo un disservizio, nessuno è consapevole della mia protesta. Se protesto e la mia protesta non genera scalpore, scandalo, essa semplicemente, da un punto di vista comunicativo, non esiste. In secondo luogo, la protesta di Ultima Generazione è certamente violenta, anche se il nostro paese ha conosciuto ben altre forme di lotta violenta contro le decisioni di uno stato: ma quella violenza vuole essere solo lontanamente paragonabile alla violenza che una generazione, la prossima, sta subendo, nella misura delle risorse e delle possibilità che le stanno venendo negate dalla generazione e dalla classe dirigente attuale. Quanto i media stanno spiegando la ratio della protesta? Pochissimo. Avrebbe Ultima Generazione altre forme per rappresentare in maniera così icastica il problema che solleva, forme che non prevedano forme di violenza inflitta o autoinflitta ben peggiori? Qualcuno si ricorda in che modo o con quale forza sono nate le primavere arabe o la prostesta del Vietnam?
Preferiremmo che i ragazzi di Ultima Generazione compissero quel tipo di gesti?
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