Metti una sera a cena De Saussure, Wittgenstein e Chomsky

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De Saussure: Ciao Chomsky e Wittgenstein, sono felice di vedervi qui. Oggi vorrei discutere della relazione tra realtà, pensiero e linguaggio. Cosa ne pensate voi?

Chomsky: Beh, penso che il linguaggio sia un riflesso del pensiero umano e che entrambi siano in qualche modo radicati nella realtà oggettiva. Ci sono strutture cognitive innate nel cervello umano che ci permettono di creare e comprendere il linguaggio, e queste strutture sono in qualche modo universali e presenti in tutte le culture.

Wittgenstein: Non sono d'accordo con te, Chomsky. Penso che la relazione tra realtà, pensiero e linguaggio sia molto più complessa di così. Il linguaggio è un gioco di significati e usi che cambiano continuamente nel tempo e nello spazio, e ciò significa che il significato delle parole e delle frasi può variare notevolmente da una cultura all'altra.

De Saussure: Concordo con entrambi, ma penso che il linguaggio sia un sistema di segni arbitrari che acquisiscono significato solo in virtù del loro contesto sociale e culturale. Il linguaggio, in altre parole, è un sistema sociale con regole di uso e di combinazione che sono determinate dalle convenzioni culturali.

Chomsky: Ma questo non spiega come possiamo creare nuove frasi e nuove parole. Ci deve essere qualcosa di innato nel cervello umano che ci permette di fare ciò.

Wittgenstein: Ma l'uso del linguaggio è radicato nella pratica sociale. Non siamo semplici individui che producono frasi e parole nel vuoto, ma siamo immersi in un contesto sociale e culturale che ci fornisce i significati dei nostri segni linguistici.

De Saussure: Penso che tutti e tre abbiamo ragione, in qualche modo. La relazione tra realtà, pensiero e linguaggio è una questione complessa e multiforme che richiede un approccio interdisciplinare. Ci sono molte questioni aperte e molti problemi irrisolti che richiedono una maggiore ricerca e discussione.

Chomsky: Sì, concordo. Ci sono molte domande aperte sulla natura del linguaggio e sulla sua relazione con il pensiero e la realtà. Ad esempio, come possiamo spiegare la creatività del linguaggio umano? Come facciamo a creare nuove parole e nuove frasi che non esistevano prima?

Wittgenstein: Ma il punto è che non creiamo parole e frasi "ex nihilo", ma le creiamo sulla base di convenzioni culturali e sociali. Le parole e le frasi sono come pezzi di un puzzle, e possiamo assemblarle solo se conosciamo le regole del gioco.

De Saussure: Ma le convenzioni culturali e sociali non sono immutabili, bensì cambiano continuamente nel tempo e nello spazio. Il significato di una parola o di una frase può variare notevolmente a seconda del contesto culturale e storico in cui viene usata.

Chomsky: Ma il fatto che esistano strutture cognitive innate nel cervello umano che ci permettono di creare e comprendere il linguaggio non significa che il linguaggio sia completamente determinato biologicamente. Il linguaggio è un prodotto della cultura umana tanto quanto lo è della biologia umana.

Wittgenstein: Sì, ma la cultura e la biologia sono strettamente intrecciate e influenzano reciprocamente l'una l'altra. Non possiamo separare completamente la biologia umana dalla cultura umana.

De Saussure: Esatto. Il linguaggio è un fenomeno sociale e culturale che deve essere studiato attraverso l'analisi delle pratiche linguistiche delle persone e delle comunità che lo usano.

Chomsky: Sì, ma non dobbiamo dimenticare che il linguaggio ha anche una dimensione universale. Ci sono strutture linguistiche che sono comuni a tutte le lingue umane e che sembrano essere presenti in tutte le culture.

Wittgenstein: Ma ciò non significa che il significato dei segni linguistici sia universale. Il significato dei segni linguistici è determinato dal contesto culturale in cui vengono usati.

De Saussure: Concordo. Il significato dei segni linguistici è un prodotto della cultura e dell'interazione sociale. Inoltre, il linguaggio è anche uno strumento di potere e di controllo sociale, e la sua analisi deve tener conto di questi aspetti.

Chomsky: Sì, il linguaggio può essere usato per manipolare le persone e per influenzare le loro percezioni della realtà.

Wittgenstein: Esatto. Il linguaggio è un gioco di potere e di significati che deve essere studiato in modo critico e analitico.

De Saussure: La relazione tra langue e parole è un tema centrale nella mia teoria del linguaggio. La langue è la struttura del linguaggio, che comprende il sistema di regole, convenzioni e significati condivisi da una comunità linguistica. Le parole, invece, sono le unità linguistiche specifiche usate per esprimere i significati all'interno della langue.

Chomsky: Sì, e questo concetto è simile alla mia distinzione tra grammatica universale e grammatica specifica della lingua. La grammatica universale è il sistema di regole innate condiviso da tutti gli esseri umani, mentre la grammatica specifica della lingua è il sistema di regole specifico di una data lingua.

Wittgenstein: Ma la relazione tra langue e parole è anche complessa, perché le parole non hanno significato in sé stesse, ma solo all'interno del sistema di significati condivisi dalla langue. In altre parole, il significato di una parola dipende dalla sua posizione all'interno della struttura della langue.

De Saussure: Esatto. La langue è il sistema di significati condivisi, mentre le parole sono i mezzi attraverso i quali esprimiamo quei significati all'interno di una determinata lingua. Inoltre, la langue è sempre più stabile e duratura rispetto alle parole, che possono cambiare e evolvere nel tempo.

Chomsky: Ma anche le parole possono avere un impatto sulla struttura della langue, attraverso il processo di creolizzazione, in cui diverse lingue si mescolano per creare una nuova lingua con una grammatica e un vocabolario unico.

Wittgenstein: E inoltre, dobbiamo anche ricordare che la langue e le parole sono sempre interconnesse e dipendenti l'una dall'altra. Senza parole, la langue non sarebbe in grado di esprimere significati specifici, e senza la struttura della langue, le parole non avrebbero un significato comune e condiviso.

De Saussure: La tua teoria della grammatica universale, Chomsky, è interessante. Cioè, la grammatica universale è un sistema di regole innate che ci permette di acquisire e utilizzare qualsiasi lingua.

Chomsky: Esatto, la grammatica universale è ciò che permette agli esseri umani di apprendere il linguaggio e di comunicare tra loro. È un sistema di regole che ci viene innato e che ci permette di creare frasi grammaticalmente corrette in qualsiasi lingua.

Wittgenstein: Ma ci sono delle obiezioni a questa teoria, Chomsky. Ad esempio, se la grammatica universale fosse innata, allora come spiegheresti il fatto che ci sono così tante lingue diverse con strutture grammaticali molto diverse?

Chomsky: La grammatica universale non implica che tutte le lingue siano uguali, ma che tutti gli esseri umani hanno una capacità innata di acquisire qualsiasi struttura grammaticale. In altre parole, la grammatica universale è un insieme di principi e parametri che ci consentono di costruire qualsiasi lingua, ma non implica che tutte le lingue siano identiche.

De Saussure: Ma questo significa che la grammatica universale può essere vista come una sorta di struttura di base comune a tutte le lingue, come una sorta di "scheletro" grammaticale che viene riempito da regole specifiche per ogni lingua.

Chomsky: Esatto, proprio così. La grammatica universale è un insieme di principi e parametri che permettono di creare qualsiasi lingua, ma poi ogni lingua ha le sue specifiche regole grammaticali, vocabolario e fonologia.

Wittgenstein: Tuttavia, questo solleva un'altra questione: se la grammatica universale esiste, come si spiega la variazione linguistica tra individui della stessa comunità linguistica?

Chomsky: La variazione linguistica può essere spiegata in parte dai parametri della grammatica universale, che consentono di regolare le differenze tra le lingue e le variazioni all'interno delle lingue.

De Saussure: Quindi, in definitiva, la grammatica universale può essere vista come un insieme di regole e principi che permettono agli esseri umani di acquisire qualsiasi lingua e di costruire la propria grammatica specifica della lingua sulla base di questa struttura di base comune.

Chomsky: Esatto, proprio così. La grammatica universale è un insieme di principi e parametri che permettono di creare qualsiasi lingua, ma poi ogni lingua ha le sue specifiche regole grammaticali, vocabolario e fonologia.

De Saussure: Parlando di linguaggio, è importante ricordare che ogni lingua ha i suoi limiti intrinseci, che riflettono i limiti della conoscenza umana. Ad esempio, ci sono cose che non possiamo descrivere con il linguaggio, come i sogni, l'esperienza soggettiva del dolore, o il senso di un'opera d'arte.

Chomsky: Sì, e questo solleva una questione fondamentale sulla natura della conoscenza e della realtà stessa. C'è una realtà oggettiva e indipendente dalla nostra esperienza soggettiva, o la realtà è costruita dal nostro pensiero e dal nostro linguaggio?

Wittgenstein: Ma il problema è che la nostra conoscenza del mondo è sempre limitata e parziale, perché si basa sulla nostra esperienza soggettiva e sulle nostre interpretazioni. Inoltre, il linguaggio stesso può diventare un ostacolo alla comprensione, se ci limitiamo a usare le parole in modo meccanico, senza analizzare il loro significato e il loro contesto.

De Saussure: Esatto. Il linguaggio può essere usato per mascherare la realtà e per manipolare le persone. La nostra comprensione del mondo è sempre limitata dalla nostra prospettiva e dalle nostre idee preconcette, e dobbiamo essere consapevoli di questo quando usiamo il linguaggio.

Chomsky: Ma il pensiero e il linguaggio sono anche gli strumenti che ci consentono di comprendere la realtà e di sviluppare la nostra conoscenza. Senza il linguaggio, non saremmo in grado di comunicare le nostre idee e di collaborare con gli altri per costruire una comprensione condivisa del mondo.

Wittgenstein: Sì, ma dobbiamo anche ricordare che il linguaggio ha i suoi limiti e che la nostra conoscenza del mondo è sempre incompleta e parziale. Il nostro pensiero e il nostro linguaggio possono essere affinati e migliorati attraverso la critica e l'analisi, ma dobbiamo sempre essere consapevoli delle loro limitazioni. Il tema del pensabile e del dicibile, poi, è molto interessante, perché ci fa riflettere sul rapporto tra il linguaggio e la realtà, e sulla possibilità di esprimere ciò che pensiamo attraverso le parole.

De Saussure: Certo, il pensabile si riferisce alle idee che possiamo concepire nella nostra mente, mentre il dicibile si riferisce alle parole che possiamo usare per esprimere queste idee agli altri.

Chomsky: Ma ci sono anche idee che possiamo concepire, ma che non possiamo esprimere con il linguaggio, perché il nostro vocabolario o la nostra grammatica non sono sufficienti.

Wittgenstein: Esatto. Il pensabile è sempre più ampio del dicibile, perché il linguaggio ha i suoi limiti intrinseci. Tuttavia, dobbiamo anche ricordare che il pensiero stesso è influenzato dal linguaggio, e che le idee che possiamo concepire dipendono dalle parole che conosciamo e dalla loro organizzazione grammaticale.

De Saussure: E questo solleva la questione della relatività del linguaggio e della cultura. Le parole che usiamo per descrivere la realtà dipendono dalla nostra cultura e dalle nostre esperienze, e possono avere significati diversi a seconda del contesto e della prospettiva.

Chomsky: Sì, ma il linguaggio e il pensiero sono anche universali in un certo senso, perché tutte le culture hanno un modo di esprimere le stesse idee fondamentali, come il tempo, lo spazio, il movimento, la causa ed effetto.

Wittgenstein: È vero, ma dobbiamo anche essere consapevoli delle limitazioni del linguaggio e del pensiero, e della necessità di continuare a sviluppare il nostro vocabolario e la nostra grammatica per esprimere idee più complesse e sottili. In questo modo, possiamo anche allargare il nostro orizzonte del pensabile e del dicibile. Un altro aspetto interessante della teoria linguistica è la differenza tra ciò che è dicibile e ciò che è parlabile. Nel Tractatus Logico-Philosophicus ho sostenuto che ci sono cose che possono essere dette, ma che non possono essere dette con le parole, e che quindi possono essere mostrate ma non dette.

De Saussure: Interessante. Potresti fare un esempio?

Wittgenstein: Certamente. Ad esempio, la sensazione di dolore è un'esperienza che tutti abbiamo provato, ma non c'è un modo per descriverla completamente con le parole. Possiamo usare parole come "bruciore", "dolore", "pungente", ma queste parole non catturano completamente l'esperienza stessa.

Chomsky: Ma allora, cosa significa per te la distinzione tra ciò che è dicibile e ciò che è parlabile?

Wittgenstein: La distinzione tra ciò che è dicibile e ciò che è parlabile è che ci sono cose che possiamo esprimere con le parole, ma che non possiamo completamente descrivere. Allo stesso tempo, ci sono cose che possiamo mostrare, ma che non possiamo esprimere con le parole.

De Saussure: Quindi, la lingua ha dei limiti intrinseci?

Wittgenstein: Assolutamente. La lingua ha dei limiti che derivano dal fatto che le parole sono convenzioni che noi usiamo per rappresentare il mondo. Ma ci sono cose nel mondo che non possono essere rappresentate completamente dalle parole, e quindi la lingua ha dei limiti intrinseci.

Chomsky: Ma allora, come possiamo superare questi limiti della lingua?

Wittgenstein: Non possiamo mai completamente superare questi limiti, ma possiamo provare a usare la lingua in modo creativo per comunicare ciò che vogliamo dire. Possiamo usare metafore, analogie, e altri strumenti linguistici per cercare di esprimere concetti complessi. Ma dobbiamo sempre essere consapevoli del fatto che la lingua ha dei limiti intrinseci, e che non possiamo mai esprimere completamente la realtà attraverso le parole.

De Saussure: Secondo me, Deleuze potrebbe essere d'accordo con l'idea che il pensiero e il linguaggio siano limitati, ma allo stesso tempo potrebbe affermare che ci sono sempre modi per superare questi limiti. Deleuze ha sviluppato una teoria della differenza e della creazione, che implica l'idea che la realtà sia in continuo mutamento e che il pensiero e il linguaggio possano evolversi per rappresentarla in modo sempre più preciso e complesso.

Chomsky: Sì, concordo. Deleuze potrebbe anche sostenere l'idea che la grammatica universale sia solo una delle possibili grammatiche, e che ci sono molte altre grammatiche possibili che potrebbero rappresentare la realtà in modo diverso.

Wittgenstein: Gramsci, d'altra parte, potrebbe essere d'accordo con l'idea che il linguaggio sia un'arena di lotta per il potere. Gramsci ha sviluppato la teoria dell'egemonia culturale, che sostiene che il potere sia esercitato anche attraverso la costruzione del linguaggio e delle rappresentazioni culturali. Potrebbe quindi essere interessato a come la grammatica universale di Chomsky possa essere influenzata da fattori sociali e politici.

De Saussure: Esatto. Potrebbe anche essere interessato alla relazione tra langue e parole e come queste siano influenzate dalla cultura e dal contesto sociale in cui vengono usate.

Chomsky: In effetti, Gramsci potrebbe sostenere che la grammatica universale di Chomsky sia solo una delle possibili grammatiche, ma che la scelta di una grammatica specifica possa essere influenzata da fattori di potere e di dominio culturale.

Wittgenstein: In definitiva, credo che ci sia molto da discutere su questi temi, e che ogni teoria linguistica possa essere valutata in relazione ai suoi meriti e alle sue limitazioni.

Chomsky: Avete sentito parlare delle AI come ChatGPT?

De Saussure: Dal mio punto di vista, una AI utilizza un linguaggio basato su un sistema di codifica, che non è paragonabile alla naturale diversità delle lingue parlate dai soggetti umani. Sebbene possa essere utile per alcune attività, come la traduzione automatica, la generazione di testo o la ricerca su vasti dataset, una AI non è in grado di rappresentare la complessità e la sfumatura della comunicazione umana.

Chomsky: Concordo con De Saussure sul fatto che una AI utilizza un linguaggio codificato e limitato. Inoltre, l'uso di una AI per generare testo o linguaggio naturale è limitato dalla mancanza di una comprensione profonda del significato e del contesto. Una AI può generare frasi grammaticalmente corrette, ma senza la capacità di comprendere il significato, la coerenza e la coesione del linguaggio che utilizza.

Wittgenstein: Sì, e credo che ciò sia particolarmente importante quando si considera l'uso di una AI nella comunicazione e nella mediazione del linguaggio umano. Una AI può essere utile come strumento di supporto, ma non può sostituire completamente la comunicazione umana e il senso di appartenenza e condivisione che essa comporta. Inoltre, l'uso di una AI nella comunicazione può comportare problemi di etica e responsabilità, in quanto la AI stessa non è in grado di comprendere il significato e le implicazioni delle parole che utilizza.


Autori: Sebastiano Cuffari e ChatGPT

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