Io dov'ero?, Francesco Ditaranto, Lucrezia Bugané


 Io dov'ero? di Francesco Ditaranto (testi) e Lucrezia Bugané (matite) è un graphic novel che affronta un tema: come mai in certe occasioni eventi epocali ci scivolano addosso senza che ce ne accorgiamo?

Nel caso specifico il protagonista, Attilio, è un operaio di 32 anni, delegato FIOM, che lavora da un mese a Berlino Est per conto della Weber. In fabbrica ha degli amici, per la maggior parte italiani, ma anche qualche tedesco dell'est o qualche altro compagno proveniente dai paesi del Patto di Varsavia. Attilio nota la povertà e lo squallore, l'inquinamento della città, tra l'altro fa capolino a Berlino Ovest, lui può in quanto straniero, attraversando il famoso Checkpoint Charlie.

9 novembre 1989. La giornata precedente Attilio l'ha passata al solito modo: pranzo con i colleghi passando a Berlino Ovest, turno in fabbrica, ritorno a casa. La TV non la guarda, tanto non capisce il tedesco, ugualmente non ascolta la radio, stranamente non c'è musica quella sera. Sente trambusto per strada, ma sarà la solita festa laica...

10 novembre: Attilio ha il viaggio di ritorno a casa, a Bologna. Le strade sono strane, al Checpoint Charlie lo lasciano passare praticamente senza controlli. In aeroporto è l'unico italiano, nessuno con cui parlare.

Solo arrivato a Bologna Attilio si accorgerà di come il mondo sia cambiato intorno a lui nell'arco di poche ore, e di come lui non si sia accorto di nulla: il Muro di Berlino è stato abbattuto. Ma la vera domanda è: non si è accorto o non si è voluto accorgere di nulla?

Il graphic novel, piuttosto breve in realtà, ruota intorno a questo quesito, senza tuttavia volerlo approfondire davvero. La riflessione è lasciata al lettore, del resto sappiamo pochissimo del protagonista, delle sue idee: un vago confronto con il padre, veterocomunista, e il fatto che la compagna con cui si è lasciato forse l'ha sfrattato. Nient'altro. Cercare una risposta alla domanda che si pongono gli autori così è inutile, poco più che uno spunto. Uno spunto che però può portare a noi lettori: come mai anche noi ci facciamo scivolare degli eventi epocali che ci accadono intorno? Perché e come avviene la selezione di ciò che riteniamo di voler sapere e vivere? Per empatia? Per comunanza d'intenti e di idee? Per un malcelato razzismo?

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