Seinfeld, l'arte di scrivere un finale e il "non si può più dire nulla"
Seinfeld è una delle serie tv piiù iconiche degli anni novanta dello scorso secolo, tanto da avere ancora un'accanita schiera di fans. Caratteristica della serie è la comicità, mai banale ma senza la pretesa di essere significativa o morale. La sceneggiatura è in controtendenza rispetto a quanto abituava il pubblico dell'epoca: episodi sostanzialmente autoconclusivi, assenza di una trama orizzontale, citazionismo interno (il continuo ritorno di alcuni stereotipi, di personaggi anche solo citati, di cliché, di dialoghi ed espedienti) ed esterno (citazioni da film, serie e show tv, opere teatrali).
David Foster Wallace cita Seinfeld come uno degli esempi di opera postmoderna che la cultura di fine Novecento deve superare: è chiaro a cosa DFW si riferisce. Seinfeld ironizza su tutto, non si fa problemi di moralità, anzi sbeffeggia la morale condivisa, dal sentire religioso al sentiment politico passando per gli opposti ideali di destra (la passione per le armi o il mai nascosto desiderio di abolire l'aborto) e di sinistra (la paura di apparire omofobi, razzisti, poco inclusivi; la sensibilità verso la disabilità...). Semplicemente, Seinfeld, opera nichilista e postmoderna, ironizza su ogni ideologia, la rende macchietta.
Proprio nella sua conclusione la serie si confronta con il suo stesso essere: paradossalmente a processo, i quattro protagonisti vengono accusati grottescamente di aver violato la "legge del buon samaritano", avendo mostrato indifferenza per ogni forma di sofferenza o alterità che in nove anni hanno sbeffeggiato. Il finale della serie, da molti criticato, è in realtà coerente con un mutamento del sentire comune sul finire del secolo, e allo stesso modo con il sentire della serie: Jerry, George, Elaine e Cosmo vengono condannati dalla giuria popolare e costretti ad un anno di reclusione. Nel processo si susseguono le testimonianze di tutte le "vittime" dell'ironia e dell'indifferenza della serie: dal ragazzo affetto da una rara malattia genetica, alla disabile su sedia a rotelle; dall'immigrato gestore di un ristorante specializzato in zuppe a quello proprietario di un locale etnico, entrambi costretti ad espatriare; dalle donne vittime delle attenzioni sessuali di Jerry alla famiglia della ex fidanzata di George, morta per la noncuranza e sciatteria di quest'ultimo.
Tutte queste sarebbero figure tragiche, se non fossero esse stesse macchiette, proprio come i protagonisti. Infatti nessun personaggio della serie assume mai lontanamente lo spessore di un personaggio a tuto tondo: tutti sono fermi, immobili per nove anni. Letteralmente, lo show è uno show sul nulla che prende in giro se stesso, in cui dal primo all'ultimo personaggio, nessuno impara niente di nulla
E quindi? Larry David, coautore dello show insieme al frontman Jerry Sainfeld ha definito il finale della serie "intelligente". Perché? Perché si tratta di una conclusione coerente: una serie che non prende sul serio nulla, non prende sul serio neanche se stessa né la comicità (del resto più volte messa alla berlina, con i continui ammiccamenti alla scarsa vena comica del protagonista o agli stereotipi sulla stupidità dei comici o sull'ironia legata al mondo ebraico). Proprio perché la comicità non viene celebrata come soluzione del mondo (come disse Aristotele "è necessario demolire la serietà dell’avversario con il riso e il riso con la serietà") i quattro protagonisti comici non si innalzano a difensori del libero pensiero di fronte ad una sensibilità che inizia sempre di più ad avvertire come di certi argomenti occorra trattare in maniera diversa. Il comico riconosce la sensibilità altrui, ma il genio di David fa si che né la sensibilità di fine secolo si innalzi a facile moralismo né la comicità postmoderna si elevi a difesa del libero pensiero.
Proprio per questo, per abbassare i toni, la serie si conclude in carcere, sì, ma con il protagonista, Jerry, che insieme a George ripete esattamente lo stesso dialogo della prima puntata, prima, e poi tiene uno dei suoi spettacoli comici in un braccio del carcere. Serio e faceto si mescolano senza voler marcare questo miscelarsi perché non c'è nulla da imparare dalla vicenda. E tutto ciò è estremamente consequenziale. Cose che chi oggi blatera di censura della satira e del "non si può dire più niente" dovrebbe imparare da una serie conclusa trent'anni fa.
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