Cosa non è il governo Draghi

 Acquisito il dato della fiducia, sia alla Camera che al Senato, per il governo Draghi, sarebbe il caso di iniziare una buona volta ad analizzare il modo in cui la nascita di questo governo è stata propagandata.

L'operazione politica avviata dal partito del senatore Renzi, Italia Viva, chee ha dato i natali ad una coaliizione trasversale e composita a sostegno dell'economista Mario Draghi è stata comunicata in almeno tre modi diversi: governo di salvezza nazionale, governo tecnico, governo dei migliori.

Se partiamo dall'ultima definizione, appare subito agli occhi un dato: "governo dei migliori" è una italianizzazione di una ben più antica definizione politica, aristocrazia, dal greco antico, a punto, letteralmente il governo dei migliori. Questa definizione è al contempo attinente e inquietante per diversi motivi: in primis perché nell'antichità come oggi, nell'impossibilità di  una definizione oggettiva di ciò che è meglio e di chi è il migliore, sono i presunti migliori ad autodefinirsi tali; nell'antichità greca furono i proprietari terrieri o rappresentanti di una certa etnia a definirsi come la miglior parte della composita unità sociale che definiva la polis, oggi è una certa area del panorama politico, quella liberal-conservatrice afferente alle istanze dei medi e grandi ceti industriali e produttivi del nord Italia a definirsi con tale sintagma. In un caso come nell'altro la presa del potere da parte di quest'area politica e di questo ceto sociale arriva rappresentando essenzialmente una minoranza ristretta nel paese (non per niente Italia Viva è data dai sondaggi tra il 3 e il 5% alle prossime elezioni) e attraverso promesse di spartizione del potere di tipo clientelare (ben visibili nella distribuzione dei ministeri all'interno del Consiglio dei ministri: ministero del turismo alla Lega, ministero per il meridione a Forza Italia...). Questa manovra politica ha avuto come obiettivo quindi di ridurre l'importanza degli esiti delle ultime elezioni amministrative che avevano prodotto come partito di maggioranza una forza populista e dalle istanze disorganiche e disorganizzate, afferenti a visioni sia di estrema destra sia di estrema sinistra, il M5S. Allo stesso tempo questa manovra politica ha marginalizzato in Parlamento Fratelli D'Italia, l'unica forza che rivendica chiaramente la propria appartenenza al mondo della destra o dell'estrema destra, ma ha finito per marginalizzare politicamente anche il PD, partito di centrosinistra su cui da ormai quasi un decennio l'area liberalre espressa dal senatore Renzi cerca di imporre la propria visione, finanche a distruggerlo.

Proprio il ragionamento sul partito di Italia Viva introduce alla seconda questione: questo partito, essenzialmente personalista, esprime una visione di tipo debolmente progressista per quanto riguarda i diritti civili (non senza contraddizioni), ed essenzialmente neoliberista dal punto di vista economico; un profilo solo superficialmente europeista, più legato semmai a visioni  simili a quelle espresse trasversalmente nella politica anglosassone (dalla Thatcher a Blair, da Reagan a Clinton). Dall'azione di questo partito si è sviluppata l'idea della necessità di un governo di salvezza nazionale che affrontasse la pandemia e la concomitante crisi economica: il problema è che un governo che stava affrontando le suddette emergenze già c'era, con risultati, per quanto critici, non dissimili da quanto è possibile vedere nei rimanenti paesi UE comparabili a noi. Per muovere questa azione politica Italia Viva si è fatta carico di propagandare delle informazioni perlomeno incomplete, se non distorte: la necessità di accettare il MES per finanziare le incrementate spese sanitarie (istanza già decaduta con la nascita del nuovo governo), il fallimento del piano vaccinale in Italia (piano perfettibile, ma certamente non messo in campo peggio che in Francia, Spagna, Austria o Germania, per fare il caso di altri importanti paesi dell'area Euro), il fallimento della Didattica a distanza (fallimento che, va ribadito, non è provato da studi scientifici condotti sul nostro sistema d'istruzione) e il fallimento del sistema dei ristori economici per le aziende in crisi (forse l'unico dei punti su cui le ragioni del partito del senatore Renzi appare più fondato, per quanto, anche in questo caso, non senza contraddizioni). Alla retorica messa in campo da Italia Viva ha immediatamente aderito la parte di opposizione al governo Conte che più afferiva alla stessa area sociale: Forza Italia, immediatamente, e la Lega di Matteo Salvini. L'obiettivo politico è in realtà evidente: un rimescolamento delle forze in campo per evitare che l'amministrazione delle ingenti risorse provenienti dall'UE, circa 200 miliardi a partire dalla fine del 2021, possa essere nelle mani del partito di  maggioranza, il M5S e del PD insieme al partito satellite, LEU. Tutte queste sono in realtà delle forze politiche avvertite come "nemiche" dei grandi gruppi industriali, soprattutto M5S e LEU, e in generale troppo vicine alle istanze economiche e sociali dei ceti meno abbienti (si guardi all'approvazione del Reddito di cittadinanza per merito o demerito del M5S). Il governo di salvezza nazionale nasce semmai di fronte ad un'improvvisa crisi politica ingenerata proprio da IV, causando la  caduta del governo Conte, e all'improvvisa necessità di un esecutivo, ma non dall'inattività del governo precedentemente in campo. In ultima analisi anche la retorica del governo di salvezza nazionale di fronte ai presunti fallimenti del precedente governo Conte, qualsiasi sia il giudizio che si voglia dare di questo governo, appare artificiosa e largamente fondata sulla disinformazione.



Infine, l'immagine del governo Draghi come di un governo tecnico: questa retorica si fonda in primis sull'immagine pubblica dello stesso presidente del consiglio Draghi. Tuttavia, proprio la composizione del consiglio dei ministri evidenzia come non di governo tecnico si tratti,  ma a punto di un governo politico che fa riferimento all'area sociale ed economica delle medie e grandi attività industriali, prevalentemente allocate nel nord Italia. La maggioranza dei ministri del governo ha origine e seggio elettorale di riferimento al nord, inoltre la spartizione dei ruoli esprime il chiaro intento clientelare di forinire strumenti ad ogni partito partecipe della maggioranza di governo di fornire strumenti per ingraziarsi il proprio elettorato di riferimento. Nella retorica del governo tecnico si esprime, tra l'altro, la visione personalistica, quasi il culto della personalità, che permea due fra i principali partiti dietro la nascita dell'esecutivo: la Lega di Matteo Salvini e Italia Viva di Renzi. Soprattutto quest'ultimo partito si è mosso per un'accettazione del governo Draghi senza se e senza ma, a scatola chiusa, senza neanche attendere che venisse presentato un programma politico, sotto l'egida della ineffabile competenza e autorevolezza del presidente del consiglio nominato. La stessa  autorevolezza e competenza che ha portato a far decadere tutte le istanze che IV aveva messo in campo per chiedere la cessazione del precedente governo Conte, e che oggi porta a vantare come un successo la nascita di un governo fondato sul buonsenso. Come detto altrove, il buonsenso non esiste, esiste semmai l'errore logico dell'appello alla maggioranza, il credere e voler fare credere che un'opinione genericamente condivisa sia ipso facto corretta e quindi preferibile, senza discuterne nel merito. Inoltre qualsiasi governo debba prendere delle decisioni politiche, anche fosse composto da ministri esclusivamente tecnici, sarebbe comunque un governo politico, perché si troverebbe a prendere decisioni che, al contrario dell'errore logico espresso dalla fallacia del falso dilemma, non esiste mai un'unica soluzione ad un problema opposta ad un'alternativa totalmente scorretta (la visione tecnica contro quella politica), esistono semmai diverse strategie e visioni, da cui derivano diverse azioni legilsative, ma che nascono tutte da diverse visioni politiche.

In conclusione: il governo Draghi non è un governo di salvezza nazionale (o non lo è nella misura e nel merito che si vuole manifestare); non è un governo tecnico, semmai è un governo politico, afferente ad una certa area sociale ed economica, e non è di certo il governo dei migliori, se non nella misura in cui una certa area socioeconomica del paese si proclama tale.

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