Legami di sangue e legami volontaristici nell’interpretazione strutturalista del testo
Di sconosciuto - Jastrow (2006), Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1314418 |
Esempio celebre di questo tipo di interpretazione del mito è la vicenda degli Atridi (Eschilo, 2010), in particolare nel suo esito ultimo raccontato sia da Omero nell’Odissea che da Eschilo nell’unico ciclo di tragedie che possediamo interamente. Nella famiglia degli Atridi, funestata da uccisioni di consanguinei sin dalle prime sue generazioni, Agamennone, reo di aver sacrificato la figlia vergine Ifigenia per ottenere i favori degli dei alla partenza del suo esercito contro la città di Troia, viene al suo ritorno ucciso a tradimento dalla moglie Clitemnestra e dall’amante di lei e cognato Egisto. L’uxoricidio verrà tuttavia vendicato dal figlio dei due sposi, Oreste, insieme alla sorella Elettra, generando tuttavia un cortocircuito: è più grave la colpa di un figlio che uccide la madre, o quella di una moglie che tradisce e uccide un marito?
Dietro questa domanda, secondo lo strutturalismo, si cela il conflitto fra due modelli di società: quella basata sulla comunanza di sangue, per cui la violenza mossa contro un consanguineo è colpa non perdonabile e da perseguitare in eterno (è ciò che infatti tenteranno di fare le Erinni, divinità ctonie, contro Oreste); dall’altro lato la società fondata sui rapporti instaurati su base volontaria, per cui il tradimento di un patto di fedeltà è colpa ancora più grave del matricidio. In Eschilo quindi, secondo questa interpretazione, assieme allo scoppiare della crisi fra questi due modelli di società, ed è chiaro come nell’Atene dei maratonomachi, com’era stato Eschilo, appena fondata la propria democrazia, il conflitto fra legami di sangue e legami volontaristici dovesse essere questione importante, addirittura fondamentale. Eschilo troverà una soluzione alla questione nell’esito del suo ciclo tragico: il tribunale instituitosi ad Atene per giudicare Oreste non potrà giungere ad una soluzione, ma sarà il voto decisivo della dea Atena a far pendere il piatto della bilancia in favore dell’eroe matricida e di conseguenza del nuovo modello sociale volontaristico contro quello fondato sui legami di sangue. Eschilo così sancisce la nascita di una nuova società e al contempo giustifica lo smantellamento dei legami tribali, ancora molto forti nel V secolo a. C.
Stando a questo modello interpretativo, tuttavia, il conflitto fra società dei legami di sangue e società dei legami volontaristici sopravvive ad Eschilo e alla sua tragedia: a dimostrazione si possono portare due fra le tragedie più famose di Sofocle, l’Edipo re e l’Antigone. Nella prima celeberrima tragedia (Sofocle, 2005) Edipo, figlio del re di Tebe Laio e di Giocasta, viene dai due ritenuto morto dopo essere stato affidato ad uno dei servitori per essere ucciso; tuttavia Edipo, in realtà affidato dal servitore ai sovrani di Corinto, venuto a conoscenza di un vaticinio che lo vuole futuro uccisore del padre e della madre, fugge dalla città peloponnesiaca per giungere proprio a Tebe. Edipo uccide ad un crocicchio Laio, con cui incorre in una lite senza essere riconosciuto e senza riconoscere il padre; entrato a Tebe dopo aver risolto l’indovinello della Sfinge che affligge la città, Edipo sposa inconsapevole la madre Giocasta, causando in tal modo lo sdegno del dio Apollo e l’insorgere della pestilenza. Ogni indizio conduce verso Edipo, ma solo egli, più lungimirante degli altri cittadini nel superare la Sfinge, non riesce a vedere di quale colpa s’è macchiato; a conclusione della tragedia, di fronte al riconoscimento del proprio essere patricida nonché dell’aver compiuto incesto, Edipo fugge dalla città, dopo essersi tolto la vista. Giocasta stessa, conscia della mostruosità compiutasi nella sua casa, si toglie la vita.
Come si diceva, se si prende per buona l’interpretazione strutturalista del mito, la colpa di Edipo è la colpa di colui che, sebbene in maniera involontaria, si è reso colpevole delle peggiori fra le violazioni dei legami di sangue uccidendo il padre e unendosi carnalmente con la madre nel tentativo volontaristico di creare una propria identità (Colombo, n.d.). La critica freudiana si è concentrata sulla violazione del tabù dell’incesto, ma secondo il ragionamento che qui si sta seguendo, ancor prima dell’unione con la madre, è già con il patricidio che Edipo diviene inguaribilmente colpevole di fronte alla società e agli dei, e per quanto la volontà sia fermamente convinta della bontà delle sue scelte, l’ineluttabilità del legame fino a quel momento ignorato prevale su ogni altro tipo di logica. D’altronde, l’incesto in questo caso rappresenta plasticamente la soluzione, l’unica possibile, ad un enigma vivente come Eidpo (Lévi-Strauss, 1972)
Che questa sia la linea seguita da Sofocle appare ancor più chiaro leggendo l’Antigone (Sofocle, 1977). La stratificazione di diverse letture moderniste dell’eroina (Butler, 2003) impediscono forse oggi una serena interpretazione della tragedia sofoclea: cercando tuttavia di contestualizzare l’opera, si potrà forse ritenere che nello scontro tra Creonte (il cui governo si fonda sulla volontà di superare i mali occorsi alla città di Tebe dalla maledizione che colpisce la stirpe di Cadmo) e Antigone (portatrice delle istanze della famiglia e dei legami di sangue) si riproponga quella crisi, non ancora superata, che già aveva animato l’opera di Eschilo. Proprio per questo Antigone potrà dichiarare di desiderare la sepoltura del fratello Polinice e che non allo stesso modo si sarebbe comportata per una marito o per un figlio:
Infatti mai, né se fossi divenuta madre di figli, né se fosse stato il cadavere di mio marito a corrompersi, io mi sarei assunta questo ufficio contro il volere dei cittadini. E in forza di qual principio lo affermo? Morto il marito, ne avrei avuto un altro; e da un altro uomo avrei avuto un figlio, se quello mi fosse mancato: ma ora che mio padre e mia madre sono in fondo all’Ade, non è mai più possibile che mi nasca un fratello. Eppure, poiché secondo questa legge ti ho particolarmente onorato, è sembrato a Creonte che questa fosse una colpa e che io abbia osato una cosa terribile, fratello mio. E ora mi trascina via, presa così in sua mano, me che non ho avuto talamo, non imeneo, non sorte di nozze, né figli da allevare.(Sofocle, 1977)In conclusione, la nascita di un nuovo modello di convivenza e di regolamentazione del vivere insieme non può non suscitare conflitto nel corpo sociale; di questo conflitto si fanno portavoce più o meno consapevoli gli intellettuali, gli scrittori, i costruttori del mito. Nel caso affrontato, la nascita di una società fondata su base volontaristica come la democrazia ateniese mette in discussione la preminenza dei legami di sangue alla base delle strutture familiari e tribali, e la crisi che ne risulta trova trasposizione artistica e ideologica nel ciclo di tragedie dell’Orestea di Eschilo e, dall’altra prospettiva, nelle tragedie tebane di Sofocle. Né si deve pensare che un simile meccanismo di risposta ad una crisi sia esclusiva della tragedia antica: si guardi all’Amleto o, ancora di più, al Romeo e Giulietta di Shakespeare che, fra le altre cose, ripropongono il conflitto fra legami di sangue e legami volontaristici in un’epoca in cui la concezione della famiglia sta iniziando a mutare radicalmente, nel passaggio dalla famiglia patriarcale allargata medievale alla famiglia nucleare di età moderna.
Butler, J. (2003). La rivendicazione di Antigone. La parentela tra la vita e la morte. Bollati Boringhieri.
Colombo, R. (n.d.). Edipo: l’illusione dell’Identità. Retrieved from http://www.filosofia.unimi.it/itinera/mat/saggi/?ssectitle=Saggi&authorid=colombor&docid=edipo&format=html
Eschilo. (2010). Orestea (Agamennone – Coefore – Eumenidi) (E. Savino, Ed.). Garzanti.
Lévi-Strauss. (1972). Elogio dell’antropologia. In Razza e Storia e altri studi di antropologia. Einaudi.
Lévi-Strauss, C. (2015). Antropologia strutturale. Il Saggiatore.
Sofocle. (1977). Antigone (R. Cantarella, Ed.). Milano: Mondadori.
Sofocle. (2005). Edipo re (L. Correale, Ed.). Milano: Feltrinelli.
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