Il conformista, Alberto Moravia
Immagine: Feltrielli |
Il conformista di Alberto Moravia racconta la storia di Marcello Clerici, narrandola dalla sua infanzia fino alla sua morte. Marcello nasce in una ricca famiglia borghese e cresce continuamente a contatto con il sentimento della morte e della sofferenza, nonché osservando i comportamenti sempre più folli del padre. Svolta della fanciullezza di Marcello sarà l’incontro con Lino, prete spretato che, finito a fare l’autista, conduce il ragazzino ancora innocente a casa sua e tenta di abusarne, ricevendo un colpo di rivoltella dal protagonista, adescato proprio con la promessa dell’arma come regalo.
Nelle pagine successive conosciamo Marcello adulto, che ha fatto di tutto per lasciare dietro di sé la propria anormalità, finendo per diventare convinto sostenitore del regime fascista nel tentativo di divenire normale, ovvero di adeguarsi a quello che è lo stereotipo di normalità nella società in cui vive. Scopriamo addirittura che Marcello è entrato nella polizia segreta fascista, tanto da essere coinvolto nell’omicidio di uno dei suoi professori universitari, il Quadri. A segnare il personaggio, Marcello conduce in porto la missione assegnatagli adoperando come copertura il proprio viaggio di nozze a Parigi, città in cui si è rifugiato l’accademico per sfuggire alla persecuzione fascista e da cui organizza azioni di resistenza. Durante il viaggio di nozze, però Marcello scopre sempre di più l’inutilità della violenza e della brutalità che ha adottato come stile di vita, e soprattutto la folle accettazione della bruttezza morale che il regime porta con sé. Ugualmente Marcello non riesce a scappare dal suo bisogno di normalità e, pur tra i sospetti della neosposa, porta a termine la missione.
Arriva l’estate del 1943, Marcello lucidamente capisce come la sua vita, irrimediabilmente intrecciata con il regime, finisca con la caduta di Mussolini. Nondimeno con la moglie vuole assistere ai festeggiamenti per la deposizione del dittatore, e nell’euforia generale finisce per rintanarsi in un parco di Roma per un impetuoso rapporto con la donna della sua vita. Qui però Marcello incontra incredibilmente Lino, che credeva morto da anni dopo il tentativo di abuso: l’uomo era sopravvissuto e, dopo alterne vicende, era finito a fare il custode del parco. La rivelazione costringe Marcello ad una riflessione amara: tutta la sua vita è stata inutile, lui che aveva vissuto per nascondere a se stesso e agli altri il tentativo di abuso e l’omicidio che pensava di aver commesso, scopre ora di non aver ucciso e, in più, è costretto a riconoscere che, nel giorno del tentativo di abuso da parte di Lino, la sua innocenza era già perduta da tempo.
Marcello organizza la fuga della sua famiglia da Roma, ma sulla strada per il nascondiglio nell’entroterra umbro viene colpito da un bombardamento alleato, senza poter salvare almeno quanto di buono era riuscito a costruire nella sua vita e spirando inconsapevole della già avvenuta morte dei cari.
Il conformista è un romanzo che, pur tra notevoli meriti, lascia l’amaro in bocca: certo Moravia riesce a descrivere nettamente il sentimento di tacita accettazione dei fatti che ha caratterizzato il ventennio fascista, l’adeguamento ad un mito collettivo tale da obnubilare il ragionamento individuale e le conquiste del diritto. Ma tutto lo svolgimento della trama si fonda su un colpo di scena finale che, mai anche solo prefigurato nel racconto, risulta tanto imprevedibile quanto gratuito. Non c’è motivo per cui Lino debba essere sopravvissuto. Inoltre, quello del prete spretato e pedofilo, appare uno stereotipo non particolarmente significativo nella resa dell’atmosfera e della società dell’epoca. Rimane invece, fra i personaggi più forti, il padre di Marcello, folle, dagli occhi spiritati, talmente immerso nella sua patologia da essere, indiscutibilmente, il migliore fra i fascisti del racconto, almeno secondo quello che sarebbe il canone fascista.
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