I cambiamenti alla prima prova dell'Esame di Stato sono una resa (e un capo d'accusa)

Il MIUR, con a capo il ministro Bussetti, ha pubblicato finalmente i cambiamenti apportati all'Esame di Stato, cambiamenti largamente anticipati e attesi, ma che ora possono essere realmente commentati nel merito.
Se ci concentriamo in particolare sulla prima prova, ne emergono spontanee delle considerazioni.


Tre cambiamenti colpiscono subito: l'aumento di numero delle tracce di analisi del testo e di quelle di ordine generale, al contrario la riduzione d'importanza del testo argomentativo e, infine, la sparizione del tema storico.
Se l'idea di dare importanza alle competenze legate all'analisi testuale risulta apprezzabile, costringendo, tra l'altro, i docenti di lettere a smettere l'antica pratica, quanto mai deleterea, di spiegare letteratura come un elenco di biografie d'autori accompagnate da qualche lettura antologica, invertendo invece l'ordine dei fattori, la contemporanea crescita delle tracce di ordine generale dà una sinistra indicazione su cosa il MIUR si aspetta che accada davvero.
Tuttavia, è osservando quanto accade alla seconda e alla terza traccia che ci si fa un'idea più precisa su cosa sta avvenendo.
Come detto sommariamente sui social, la sparizione del tema storico, giustificata con la scarsa percentuale di successo fra gli studenti, evidenzia un primo problema: nell'insegnamento della Storia, tra l'altro sempre più depotenziato dalle stesse scelte del Ministero, è difficilissimo per i docenti riuscire a coprire l'arco temporale richiesto dalle indicazioni ministeriali; il paradosso è che mentre ci si accorge che occorrerebbe aumentare le ore di insegnamento di Storia (e della Geografia), queste ore vengono decurtate. In particolare poi negli Istituti Professionali questo taglio, un dimezzamento delle ore destinate all'insegnamento di questa disciplina, insieme all'obbligo di trattare la materia in Unità D'Apprendimento trasversali con l'insegnamento del Diritto, finisce per screditare l'epistemologia stessa dell'insegnamento storico; si crea poi il rischio concreto di dover ricorrere a tagli nello svolgimento del programma non recuperabili con l'attuazione di metodologie laboratoriali perché, se non è il tempo dedicato alla scuola a fare la scuola di qualità, tuttavia la scuola di qualità necessità di giusti tempi.
Un'altra falla storica emerge poi dalla cancellazione del saggio dalla prima prova: i nostri studenti, malgrado una pratica ormai ventennale, non sanno scrivere questo tipo di testo nel momento in cui, finite le Scuole Secondarie, si affacciano all'Università. Questa considerazione risale allo stesso MIUR:
Il tradizionale "saggio breve", per quanto concepito con la lodevole intenzione di svecchiare l’apparato delle prove di maturità, andava incontro a due obiezioni: in primo luogo l'indicazione di citazioni disparate, talvolta numerose, induceva nello studente lo stimolo a redigere un centone, dal quale non si poteva evincere in nessun modo la sua capacità di sviluppare un discorso autonomo e ben strutturato; in secondo luogo l'argomento proposto avrebbe richiesto una preparazione specifica o almeno una documentazione, senza le quali era inevitabile cadere nell'impressionismo di giudizio.Documento di lavoro per la preparazione delle tracce della prima prova scritta dell’Esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione ( elaborato dal gruppo di lavoro nominato con DM n. 499/2017) 
Questa quindi si configura come una resa: non siamo riusciti a formare i nostri studenti nella stesura del genere testuale tipico della ricerca scientifica, quello che dovranno praticare, sia nello studio che nella produzione, se si approcceranno all'Università. Come mai? Due ordini di motivi: primo, gli insegnanti di lettere non sanno produrre saggi (perché nella loro stessa formazione scolastica e in quella universitaria nessun docente ha pensato di istruirli al riguardo, con la conseguenza che prevale l'approssimazione - per esempio sull'uso della bibliografia, delle citazioni, e più in generale le costruzione di un testo rigorosamente fondato sulla dimostrazione di una tesi - ); secondo, nessuno dei docenti delle altre discipline, malgrado le richieste provenienti dai Dipartimenti di lettere, contribuisce alla formazione dei discenti su questo tipo di testo, facendo sospettare che anche al di là degli insegnanti di lettere il rapporto con la dimostrazione scientifica sia tutt'altro che acquisita.
Il risultato?


Il risultato è la banalizzazione di una prova in cui, al di là della meritoria dimostrazione della comprensione di un testo, si chiederà pochissimo di dimostrare la conoscenza di argomenti e, soprattutto, spingerà alla produzione personale, quella dimostrazione di creatività caldeggiata dai documenti ministeriali che, purtroppo, se non è accompagnata da un rigoroso metodo logico argomentativo, che sparisce dall'orizzonte della prova, porterà a scritture impressionistiche e alogiche.

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