La mia sera del Ventesimo secolo e altre piccole svolte, Kazuo Ishiguro
Il saggio La mia sera del ventesimo secolo e altre piccole svolte, di Kazuo Ishiguro, è la trascrizione del discorso tenuto dall'autore in occasione della cerimonia per il conferimento del premio Nobel per la letteratura.
In questo discorso l'autore ripercorre la propria esperienza personale di uomo e di autore dall'arrivo in Inghilterra fino ai giorni nostri, ricostruendo l'evoluzione della sua poetica a confronto con l'evoluzione della letteratura inglese e internazionale. Quella di Ishiguro è una visione volutamente personale e parziale, e così dalla sua visione letteraria e umana rimangono fuori temi e correnti che, semplicemente, hanno nel tempo interessato poco o nulla l'autore. Invece lo scrittore si concentra suo suo rapporto con l'essere un giapponese trapiantato in un'Inghilterra multietnica e multiculturale, prima ancora che la nazione se ne rendesse conto.
In più passaggi Ishiguro mette in luce la peculiarità della propria vicenda: arrivato giovanissimo dall'altra parte del mondo, si integra facilmente negli usi e nei costumi inglesi con l'andare a scuola, sorpreso dall'accoglienza ospitale di chi, fino a pochi anni prima, era acerrimo nemico durante la Seconda guerra mondiale; tuttavia a casa torna a farsi vivo il Giappone, incarnato nei suoi genitori che avvertiranno sempre come temporanea la propria presenza lontani dalla patria natia. Così Ishiguro cresce bilingue e immerso in due culture molto diverse e questa sua condizione si palesa nelle sue prime opere. Giunge poi una nuova consapevolezza: il Giappone in cui vive Ishiguro non è tuttavia il vero Giappone, paese in cui tornerà, come viaggiatore, solo molto tardi; è la terra della memoria, quasi un mondo favolistico molto diverso dal paese reale. Così la storia di Ishiguro diventa la storia di tanti scrittori del moderno mondo multiculturale: una nuova patria reale e da conoscere per sentire patria, una patria di origine più ricordata che vera, luogo della memoria e del sogno.
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