Un post politicamente scorretto
Se si pensasse davvero sia giusto abolire “tutti i privilegi”, varrebbe anche per il privilegio di essere italiani. A dimostrazione che gli slogan generano contraddizioni e che alcuni privilegi si vuole mantenerli (i propri, di solito).— Luca Sofri (@lucasofri) 18 luglio 2018
Visto che siete fan del politicamente scorretto, vi accontento: paragonare la situazione di un migrante che viene da paesi in guerra o in cui il reddito pro capite annuo spesso equivale a quanto prende un salariato medio in italia in un mese con situazioni, seppur tragiche, vissute dai poveri o dai disoccupati o da coloro che hanno vissuto la disgrazia di una calamità naturale in Italia. è voler non vedere che tra le due situazioni c'è un abisso. Se vogliamo essere seri, dobbiamo dire che in Italia, uno dei paesi più sviluppati al mondo, un paese altamente progredito dal punto di vista industriale, in cui, malgrado tutto, il sistema del welfare funziona dal decentemente al bene, in qualche modo si sopravvive a situazioni del genere. Male, certo, nessuno dice il contrario, ma non venite a raccontare che non si sopravvive.
Provate a mettervi nelle stesse condizioni in Eritrea, nel Sud Sudan, in Etiopia, in Yemen, in Libia, in Pakistan, in Nepal, in alcune aree del Bangladesh (non cito questi paesi a caso: sono fra i paesi in cui, guerre o non guerre, le condizioni di vita sono tra le peggiori in assoluto, e sono paesi che il Ministro per non si sa bene che cosa considera sicuri e confortevoli), e poi vedremo se povertà e disgrazie sono la stessa cosa ovunque voi viviate.
Come si fa a dire una cosa del genere? Partendo dai dati.
Per esempio il reddito procapite medio di alcuni fra i paesi da cui arriva la gran parte dei migranti in Italia, e l'Italia stessa. Ne viene fuori come il reddito medio italiano si aggiri intorno ai 35.000 dollari annui a persona, mentre nel caso peggiore, quello del Sud Sudan, il reddito medio annuo non arrivi a 2.000 dollari annui,
Se poi guardiamo alla ricchezza totale prodotta in tutti questi paesi, al netto dell'inflazione, osserviamo come l'Italia, pur con una popolazione spesso proporzionalmente scarsa rispetto ai paesi da cui si emigra, produca ricchezza in maniera esponenzialmente superiore agli altri paesi. Mentre l'Italia infatti con i suoi 60 milioni di abitanti produce un PIL di circa 200 milioni di dollari annui, L'Egitto, con una popolazione quasi doppia, si ferma a 1.000 miliardi di dollari annui e poco meno il Pakistan con 210 milioni di abitanti. Fino ad arrivare ai casi estremi della Palestina, del Chad e del Sud Sudan che si aggirano intorno ad un PIL di 10 milioni di dollari annui.
Ancora più evidente è il dato sulla percentuale di popolazione in condizioni di povertà estrema. Questo dato è certamente in crescita in Italia, questo è un dato innegabile. Eppure esso va relativizzato: se si guarda al dato italiano in comparazione a quello della gran parte dei paesi citati, ci si accorge dell'enorme differenza: da noi meno del 5% della popolazione si può definire in condizione di povertà estrema, in quei paesi il dato supera ampiamente il 60% della popolazione.
Continuando possiamo osservare la spesa annuale nella sanità per persona: in Italia si spendono 3200 dollari annui per persona, in Pakistan non si arriva a spendere neanche 25 dollari annui a persona per le cure mediche.
Se guardiamo ai dati sull'alfabetizzazione, ne emerge un quadro un po' migliore, ma se in Italia possiamo contare in pratica sul 100% della popolazione con una prima alfabetizzazione, in Chad questa non è neanche il 40% e in molti paesi africani questa cifra si aggira intorno al 60% degli abitanti.
Ugualmente, se guardiamo ai dati sulla dispersione scolastica, essa appare ancora abbastanza costante nei paesi africani, in alcuni casi in crescita, come nel Sud Sudan, e ugualmente il dato rimane molto alto nei paesi asiatici di emigrazione.
Anche per quanto riguarda il dato sullo sviluppo umano della persona, quindi la possibilità di realizzazione lavorativa, culturale e personale del singolo individuo, la comparazione mette in chiaro come la situazione sia ben più grave altrove.
Solo su un dato riusciamo a cavarcela peggio di altri, ovvero il dato sullo sviluppo di ineguaglianze, come discriminazioni di genere, etniche, religiose e politiche: in questo caso riusciamo a fare peggio di molti dei paesi che consideriamo "incivili"
Provate a mettervi nelle stesse condizioni in Eritrea, nel Sud Sudan, in Etiopia, in Yemen, in Libia, in Pakistan, in Nepal, in alcune aree del Bangladesh (non cito questi paesi a caso: sono fra i paesi in cui, guerre o non guerre, le condizioni di vita sono tra le peggiori in assoluto, e sono paesi che il Ministro per non si sa bene che cosa considera sicuri e confortevoli), e poi vedremo se povertà e disgrazie sono la stessa cosa ovunque voi viviate.
Come si fa a dire una cosa del genere? Partendo dai dati.
Per esempio il reddito procapite medio di alcuni fra i paesi da cui arriva la gran parte dei migranti in Italia, e l'Italia stessa. Ne viene fuori come il reddito medio italiano si aggiri intorno ai 35.000 dollari annui a persona, mentre nel caso peggiore, quello del Sud Sudan, il reddito medio annuo non arrivi a 2.000 dollari annui,
Se poi guardiamo alla ricchezza totale prodotta in tutti questi paesi, al netto dell'inflazione, osserviamo come l'Italia, pur con una popolazione spesso proporzionalmente scarsa rispetto ai paesi da cui si emigra, produca ricchezza in maniera esponenzialmente superiore agli altri paesi. Mentre l'Italia infatti con i suoi 60 milioni di abitanti produce un PIL di circa 200 milioni di dollari annui, L'Egitto, con una popolazione quasi doppia, si ferma a 1.000 miliardi di dollari annui e poco meno il Pakistan con 210 milioni di abitanti. Fino ad arrivare ai casi estremi della Palestina, del Chad e del Sud Sudan che si aggirano intorno ad un PIL di 10 milioni di dollari annui.
Ancora più evidente è il dato sulla percentuale di popolazione in condizioni di povertà estrema. Questo dato è certamente in crescita in Italia, questo è un dato innegabile. Eppure esso va relativizzato: se si guarda al dato italiano in comparazione a quello della gran parte dei paesi citati, ci si accorge dell'enorme differenza: da noi meno del 5% della popolazione si può definire in condizione di povertà estrema, in quei paesi il dato supera ampiamente il 60% della popolazione.
Continuando possiamo osservare la spesa annuale nella sanità per persona: in Italia si spendono 3200 dollari annui per persona, in Pakistan non si arriva a spendere neanche 25 dollari annui a persona per le cure mediche.
Ugualmente, se guardiamo ai dati sulla dispersione scolastica, essa appare ancora abbastanza costante nei paesi africani, in alcuni casi in crescita, come nel Sud Sudan, e ugualmente il dato rimane molto alto nei paesi asiatici di emigrazione.
Anche per quanto riguarda il dato sullo sviluppo umano della persona, quindi la possibilità di realizzazione lavorativa, culturale e personale del singolo individuo, la comparazione mette in chiaro come la situazione sia ben più grave altrove.
Solo su un dato riusciamo a cavarcela peggio di altri, ovvero il dato sullo sviluppo di ineguaglianze, come discriminazioni di genere, etniche, religiose e politiche: in questo caso riusciamo a fare peggio di molti dei paesi che consideriamo "incivili"
Fonte dei dati: gapminder
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